

NELLA GALLERIA METROPOLITANA DI TORINO
Centinaia di gatti si son messi in mostra
a favore dei cani
S A L V A T O R E
G A T T O
Nei sotterranei della galleria metropolitana, in
piazza S. Carlo, dove tempo fa vedemmo il digiu
natone Burmah coricato in una bara di vetro in
sieme ad un gruppo di pitoni, cercare di battere il
record mondiale, l’altro giorno erano di scena cen
tinaia di gatti convocati |>er una Mostra intema
zionale. Molti avevano lasciato il calduccio delle
coltri e del grembo della padrona, abitante nella
stessa città, per correre all’appuntamento ; ma non
mancavano quelli provenienti da Milano, Firenze,
Roma, dai rinomati allevamenti di Falterona o ad
dirittura dalla Svizzera e dalla Francia. E siccome
anche in fatto di gatti i gusti sono diversi; e c’è
chi preferisce quelli col pelo lungo o quelli col pelo
corto (una simile ripartizione era anche nei settori
della mostra), chi ha simpatia per le aristocratiche
razze siamt'si e d ’Angora o persiana; od il comune
gatto pezzato o tigrato, ecco che in questo raduno
non si è dimenticata nessuna specie. Tutti erano
egualitariamente sistemati in una serie di gabbiette
protette da inferriate scorrevoli, situate a ridosso
delle pareti o al centro della galleria, guardati a
vista e confortati dalla presenza del loro padrone
'» padrona, il che gli rendeva più sopportabile quella
clausura. Così vedemmo « Pippo », un bel gattone
tigrato (pesava la bellezza di
12
chili ed aveva bi
sogno di due |K)sti per distendersi a suo agio) con
uno stupendo paio di baffi impennati come erano di
moda quarantanni fa, non degnarsi nemmeno di
allungare una zampa pur essendo chiamato e vez
zeggiato da frotte di bambini. Mentre altri gatti
di color nero-notte e dal morbido pelo (in verità
non avevano niente dei gatti che impressionano di
notte attraversandovi la strada o appaiono nei rac
conti alla Poe), o bianchi, tutta una spuma di bianco,
con una raggera candida intorno al collo, e d'un
color fulvo sfumato sul musetto aguzzo, alle orecchie,
alle zampe e tendente al nero: gatti persiani, sia
mesi. certosini, di razza blu e rossa americana detta
snella, vi guardavano con l'occhio sornione e di
stratto. sordi alle lusinghe ed ai richiami, ed evi
dentemente annoiati st* ne stavano accoccolati in
un angolo e vi giravano la schiena. Oppure, come
vedemmo fare ad un magnifico esemplare di razza
abissina (grosso e grasso come un ghiottone e la
testa incorniciata da una vasta raggera di peli) vi
sbirciava dal fondo della 0....... a con certa appren
sione e sospetto non priva, a ll’occasione, d ’inten
zioni aggressive. Al contrario un atteggiamento più
arrendevole e comunicativo assumevano i piccoli
(qualche gatta mamma partecipava alla rassegna con
il seguito della prole) e anche se erano figli di cam
pioni intemazionali (e co n'erano parecchi, come
attestavano medaglie e diplomi) non si davano delle
arie si trovavano a loro agio anche in mezzo alla
gente, che per vederli faceva a spintoni ed a gomi
tate, e stuzzicati con un dito o con un fuscello di
paglia o con un ritaglio di carta arrotolato di met
tevano a ruzzare cd a giocare come bambini.
Come tutti sanno è questo uno degli spettacoli
più fantasiosi ed ameni a cui si possa assistere, va
riegato da salti, impennate, soste e capitomboli e
che fanno del gatto in vena di divertirsi (sapete un
po’ quel che combina correndo appresso ad una pal
lina di carta o ad un gomitolo di lana) un perfetto
clown,
pieno d’estro e d ’invenzioni. Fu appunto du
rante una di queste esibizioni improvvisata da una
nidiata di siamesi che una bambina si innamorò di
un micetto (la madre era partita in braccio alla
padrona a riscuotere uno dei tanti premi in |>alio)
cominciò a piangere ed a battere i piedi, e non si
mise tranquilla fintantoché il genitore non trasse dal
portafoglio un paio di biglietti da mille e lei non
potè stringersi tra le braccia il suo micio.
La sera della premiazione, con i vari vincitori
che contraddistinti da un numero, come corridori,
si alternavano sulla pedana della giuria (uno vinse
un servizio per fumatori; ma il gatto è diabolico
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