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N ò s b e l T u r ì n

(nostalgie di principesse attraverso i canti popolari)

R. V. R.

Il ricordo della nostra Torino, il rammarico

di doverla lasciare era indubbiamente più fortemente

sentito nei secoli scorsi, anche forse perchè la defi­

cienza d i mezzi di comunicazione, e le scomodità dei

viaggi, ne rendevano ptu problematico il ritorno. Que­

sto rammarico trova molte volte nel canto popolare la

sua espressione, assumendo un particolare significato

quando riferita a persona che, per la posizione sociale

e l'affetto di cui era circondata, interessava un po’

tutta la città.

Spigolando fra i

«

Canti popolari di Piemonte

raccolti da Costantino S i gru, mi hanno colpito appunto

tre canti, riferiti alle principesse Maria Luisa, Maria

Adelaide e Maria Carolina di Savoia, in cui il pro­

fondo rammarico nel lasciar il

« Nòs Turin »

si ac­

compagna ad un presagio d i sventura.

* *

*

Maria Luisa Gabriella, terza figlia d i Vittorio

Amedeo I I , nata il 17 settembre 1688, sposò a soli

tredici anni F ilippo V d ’Angiò re di Spagna. Tre­

dici anni dopo, il 14 febbraio 17 14 moriva a Madrid

e veniva sepolta alTEscuriale.

Fu forse il presagio della sventura che rese più

triste il distacco della principessa dalla sua Torino e

l'ignoto poeta fu profeta: certo che questo pensiero del

distacco definitivo domina la canzone:

eh' j ’àbia mai pi da vede

ni papà ni maman!

eh ’ j ’àbia mai pi ila vede

sti nobil sitadin!

{

ht

vita che mi viva

vedrò mai pi Turin!

Quest’ultimo verso lascia effettivamente nel cuore

un senso di sgomento, sembra una invocazione a Dio

come in poche precedenti parole

« sti nobil sitadin >»

si sente

-

tutto l ’affetto profondo che legava l'anima

quasi infantile della giovane principessa ai suoi con­

cittadini.

* * *

Quasi analoga la sorte della sorella primogenita.

Maria Adelaide, nata nel 1685, andata sposa ad undici

anni del Duca di Borgogna e morta nel 1 7 1 2 a ven­

tisette anni.

I l poeta questa volta non è profeta, il saluto a

Torino è meno triste se pur ugualmente profondo:

Aditi, Turin, adiii tute te blesse.

canta la principessa, ma l'affetto per la nostra città

si rileva quando dopo aver visitato prima della par­

tenza tutti i monasteri afferma:

E cun i me discurs

j ’ò fàit piurè tuta la curt.

I l matrimonio era stato quasi imposto dal re di

Francia a seguito della pace conclusa nel 1696 e

nella canzone si sente l ’orgoglio della imposizione

francese. Ad accogliere Maria Adelaide al confine sono

le truppe d i Francia:

Cum'i suma stà for d ’nost finage

le trupe d ’ Fransa i s ’sun vansé;

— Tumè andare, signuri Piemunteis,

la bela madamin l e reginha dij Franseis.

Ma l ’orgoglio della giovinetta, vera figlia d i Vit­

torio Amedeo I I , si r iin a quando il re di Francia,

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