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primo mese dell'anno. Poi venivano !’ prile. il

maggio. il giugno e gli altri che prendevano il nome

dal loro ordine numerico: quintile, sestile, settem­

bre e via dicendo. Ecco perche il nostro settembre

era il settimo mese dell'anno e non il nono come

l'abbiamo adesso, perchè appunto si in*ominciava

da marzo.

Il calendario di Romolo era così imperfetto che

il suo successore. Numa Pompilio, procedette a mo­

dificarlo portando Tanno a 12 mesi con 355 giorni.

Caduta la Repubblica, a due mesi si diedero i nomi

di ■ luglio » per ricordare Giulio Osare

agosto •

in onore di Cesare Augusto. Ma con queste riforme

e questi pretesi assestamenti, anziché semplificare,

si giunse a complicare talmente le cose che i mesi

vennero a trovarsi fuori della propria stagione.

Pertanto Giulio Cesare pensi) ad una seria rifor­

ma : fece venire a Roma uno dei più celebri astro­

nomi del suo tempo. Sosigene di Alessandria, dan­

dogli incarico di rimediare a questi gravi difetti.

Questi, basandosi sulla durata di una rivoluzione

completa del sole sino al ritorno al medesimo punto

equinoziale, stabilì questa durata in .365 giorni e

6 ore. Ma in questo calcolo vi era una piccola diffe

renza di minuti e cioè, appunto a causa del feno­

meno scoperto da Ipparco parecchio tempo prima e

chiamato <precessione degli equinozi ». mentre la

terra compie « Panno sidereo >», cioè il tempo che

impiega a compiere il giro intorno al sole in 365 gior­

ni. 6 ore. 9 minuti primi e 9 minuti secondi, il Sole

impiega a tornare al • punto vernale ». e cioè a fare

il giro completo dell’Ellittica. 365 giorni. 5 ore. 48’

e 46” . e si chiama « anno tropico ». il quale ha molta

importanza agli effetti del ritorno delle stagioni,

mentre che Tanno sidereo ha importanza astrono­

mica.

Ma coll'andar del tempo, quei pochi minuti as­

sunsero valori ben più importanti, e quando nel 1582

avvenne la riforma Gregoriana, la differenza era già

’di 10 giorni.

Per questo errore, l’equinozio di primavera an­

dava a poco a poco retrocedendo, ed occorreva per­

tanto procedere chirurgicamente con un taglio netto,

annullando di colpo questi dieci giorni. La Chiesa

che fissa la festa di Pasqua alla prima domenica dopo

l’equinozio di primavera, aveva tutto l’interesse che

questa data fosse un giorno ben determinato. 11Con­

cilio di Nicea trasportò l’equinozio di primavera al

21 marzo, per modo che la Pasqua, con tale decreto,

veniva a cadere non prima del 22 marzo c non più

tardi del 25 aprile.

Ma intanto quei tali minuti primi e minuti se

condi di differenza, continuavano a sommarsi, c per

rendere più stabile la data delTcquinozio. si intro­

dussero gli anni bisestili, sopprimendo però questo

anno bisestile quando cadeva alla fine del secolo.

salvo ogni quarto secolo. Così Tanno 16(10. a 18 anni

dalla riforma ebbe il mese di febbraio di 29 giorni,

e solamente Tanno secolare 2(100 avrà il febbraio al­

lungato di un giorno.

Ma se tutto quanto ho sopra descritte serve agli

effetti civili e religiosi, astronomicamente occorre

guardare a che punto siamo nella determinazione

dell’equinozio di primavera e nella determinazione

della costellazione in cui il Sole fa il suo ingresso.

Presentemente, da calcoli eseguiti da competenti e

studiosi, si può asserire che il Sole, nell’equinozio di

primavera, entra nella costellazione dell’Acquario,

retrocesso così, dall’epoca Gregoriana in cui si con­

siderava il Sole nella costellazione dcH’Ariete. di 60

circa sull’ellittica.

Gli astrologhi (e '.'Astrologia è chiamata « la paz­

za madre della savia astronomia ») asseriscono che

il segno dell’Acquario, uno dei segni più sensibili

dello Zodiaco, abbia influsso sulle grandi scoperte

dell'intelletto, ma anche sia apportatore di catastrofi,

di guerre, epidemie, turbamenti, come pure dicono

che influisca fortemente sulla evoluzione dei grandi

progressi sociali. E forse, sotto un certo punto di vi­

sta. non avranno tutti i torti se pensiamo chc il Sole

trovandosi in questo segno nefasto, possa determinare

tutto quanto abbiamo visto e vediamo tuttora con un

tempo chc non si comporta certamente da... galan­

tuomo. privandoci, come ci priva da qualche anno,

delle belle primavere contornate dalla letizia dei

fiori, della calda estate che fa maturare le bionde

messi, dell’autunno colla sua grande varietà di frut­

ta. Non parlo dell’inverno chc purtroppo non ci per­

dona mai i suoi rigori.

Ma oltre alla precessione degli equinozi, la causa

ilei maltempo non potrebbe anche attribuirsi allo

scoppio delle • atomiche »? Alcuni scienziati per ora

escludono questa ipotesi, altri non hanno ancora

espresso il loro parere in merito, ma se debbo rife­

rirmi ai mici anni giovanili, posso con certezza af­

fermare chc le prime prove fatte coi cannoni anti

grandine per squarciare le nuvole foriere della gran­

dine. avevano dato risultati veramente interessanti

per quei tempi, in quanto che i raccolti venivano in

tal modo risparmiati da gravi danni. E non erano

chc balocchi fragilissimi in confronto delle potentis­

sime bombe atomiche odierne, i cui scoppi provoca­

no enormi spostamenti d’aria. Ma a contraddirmi,

un giornale qOotidiano del mese di luglio, riferendosi

alle lagnanze generali provocate dal cattivo tempo

che perdurava da parecchi mesi, con inondazioni,

danni ai raccolti, ecc. riportava il farcre di esperti

astronomi i quali asseriscono chc quel maltempo era

conseguenza di « fenomeni meteorologici derivanti

da fattori squisitamente cosmici, la spiegazione dei

quali è purtroppo uno dei segreti che la natura an­

cora gelosamente contende alla scienza ».

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