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Corso F. Sclopis, recinzione nord-est del complesso

di Torino Esposizioni, Corso Massimo d'Azeglio,

Corso Vittorio Emanuele II, Ponte Umberto I, asse

del fiume.

II. INDIVIDUAZIONE

E FORMAZIONE STORICA

Parte di sponda sinistra del Po, storicamente at-

trezzata a parco, il cui assetto generale attuale ri-

specchia con cospicue alterazioni — le tipologie

tardoromantiche, qualificato da numerosi monumen-

ti e da un intenso rapporto di margine con il fiume

(con riscontro visuale in sponda destra). Sponde a

scarpata erbosa con piantazioni di alberi e cespugli

con stretta banchina pedonale nel tratto centrale,

alcuni imbarcaderi e due sedi di circoli sportivi ri-

creativi.

Retrostante parco, a grandi distese prative albe-

rate, modellato altimetricamente, con vialetti e per-

corsi interni attrezzati, articolati da larghi viali asfal-

tati, ora chiusi al traffico veicolare comune. All'in-

terno del parco, alcune estese aree non sono pratica-

bili all'uso pubblico: il complesso del Castello del

Valentino, dell'Orto Botanico e della Società Pie-

montese di Belle Arti, e la sede del Club di Scher-

ma; altre sono costituite da insediamenti ricreativi in

concessione (ristoranti, gelateria, dancings). Il par-

co comprende alcune opere architettonicamente ri-

levanti (indicate tra i beni di categoria 2 e oggetto di

schede). Tra questi risultano caratterizzanti il Castel-

lo del Valentino (nell'assetto attuale risalente ai sec.

XVII e XIX) e il Borgo Medioevale (residuato del-

l'Esposizione del 1884).

L'elemento determinante per la formazione del

Parco del Valentino ed il ruolo preminente assunto

dal paesaggio fluviale di questo tratto di sponda nel-

l'identità urbana di Torino, nella sua modellazione

tardo-ottocentesca, è da riconoscere nel Castello del

Valentino.

L'insediamento, dalle cui riplasmazioni trae ori-

gine il Castello del Valentino, è di antica origine;

assunse i caratteri di villa già nel Cinquecento, e nel

1564 fu acquistato da Emanuele Filiberto. Ristruttu-

rato su disegni di Carlo di Castellamonte dal 1620,

la fronte verso il fiume fu privilegiata da scalinate di

accesso ad esso e imbarcaderi, equivalendo (anche

nella presenza iconografica d'epoca) alle vedute

frontali verso San Salvario (qualificate dalla conver-

genza dei tre viali suburbani) e trasversali attraverso

le ali porticate e terrazzate che collegavano il fabbri-

cato parallelo al fiume alle torri padiglioni avanzate

nell'affaccio opposto. Situato in un punto nodale del

tracciato dei viali foranei e articolato in estesi giar-

dini ai lati dell'attuale cortile, il complesso del

Castello del Valentino è raffigurato nella cartogra-

fia settecentesca

(Carta topografica detta Caccia,

[ 1762]) esteso, a monte dell'attuale insediamento e

del contiguo orto botanico, per un tratto appros-

simativamente riconoscibile fino al sito del Borgo

Medioevale — caratterizzato dalle piantagioni di più

filari paralleli d'alberi, delimitanti verso ovest, una

grande radura rettangolare destinata al gioco della

pallamaglio; il resto dell'area appare adibita ad usi

agricoli, la sponda è alta e non esondabile, lungo il

fiume è tracciata una strada rivierasca, che risale

all'interno circoscrivendo il complesso del castello.

Nel

PLAN GEOMETRIQUE I de ta Commune de I

TURIN [...],

1805, i fabbricati e le linee fondamen-

tali dell'assetto settecentesco sono ancora riconosci-

bili, anche se l'estensione del parco a monte del

Castello è lottizzata ad usi agricoli e mantiene un

unico viale a doppio filare d'alberi sull'asse trasver-

sale del Castello (tracciato che ancora si riconosce

nel viale pedonale attrezzato a giochi per fanciulli,

fiancheggiante verso fiume la «Palazzina delle glici-

ni » e il Viale Ceppi). Per la prima metà dell'Otto-

cento, le ipotesi e gli interventi di realizzazione del

parco urbano trascurarono il Valentino, privilegian-

do l'area «dei Ripari», tra la smantellata cinta dei

bastioni e il Borgo Nuovo; l'area tra il Castello e

il Corso Vittorio Emanuele II, anzi, inizialmente

era stata destinata allo sviluppo dell'edificato. Solo

nel 1854 fu localizzato un nuovo parco (a integra-

zione di quello dei Ripari) con vari progetti, che

mantenevano o cancellavano quell'originario tratto

di viale a doppia alberatura, contornante i confini di

proprietà del Castello e dell'Orto Botanico, in pro-

secuzione del viale Lungopo a valle del ponte sospe-

so, che è ancora riprodotto nel

[Catasto RABBINI],

1866, cit., (e di cui resta traccia, con un diverso

raccordo, nella connessione dei Viali Mattioli e Vir-

gilio).

Prevalse (tra le quattro proposte conservate) il

progetto Kettman che prevedeva una totale ripla-

smazione dell'area oggi compresa tra l'asse del Cor-

so Raffaello, Corso Massimo d'Azeglio, Corso Vit-

torio e il fiume, nel gusto del parco urbano romanti-

co, fatti salvi il castello e le pertinenze a valle con-

vertite in Orto Botanico. Nel 1860 il progetto è con-

nesso al paesaggista francese Barillet-Deschamps,

ma neanche questo piano, che si innesta sul prece-

dente piano Kettman, è risolutivo. La forma assunta

dal parco risulta piuttosto una stratificazione di ap-

porti diversi, di cui si modificano nel tempo anche i

confini. Così la costruzione del ponte Isabella ag-

giunge al parco il triangolo delimitato da Corso

Sclopis, raccordante originariamente il ponte all'in-

crocio tra Corso Raffaello e Corso Massimo d'Aze-

glio.

L'insediamento al Castello del Valentino del

Museo Industriale, frattanto, ne aveva determinato

una cospicua ristrutturazione e lo stralcio dall'area

pubblica anche dell'area a monte del corpo centrale,

in corrispondenza alla ricostruita manica sud. Nuove

alterazioni vennero dall'opportunità di rispettare le

sedi di circoli di canottieri che s'erano frattanto in-

sediate lungo la riva, e più dall'aver scelto il parco a

sede delle esposizioni, che comportò, oltre la co-

struzione del Borgo Medievale, continue trasforma-

zioni ed erosioni aggiuntesi e mantenute fino ai no-

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