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ville del XVII secolo (

54

). Si ricordano inoltre i re-

stauri di Chevalley nella tradizione di quelli ope-

rati dal Ceppi sul volgere del secolo a villa Geisser

— alla villa Mazzucchelli

(

55

),

al Convitto delle

Vedove e Nubili (

56

) e la costruzione ex novo di

villa Camerana (

57

).

Nel secondo, ricordiamo ad esempio come nel

1938 fu realizzato un nuovo edificio razionalista su

progetto di O. Aloisio, demolendo la villa d'Har-

court, di cui si conservò invece il parco di elevato

valore ambientale (

58

). Si ricordano infine i restauri,

dopo la seconda guerra mondiale, a villa della Regi-

na e, intorno agli anni Cinquanta, al suo parco si

segnala comunque la demolizione del Palazzo Chia-

blese

(

59

)

e della struttura rustica annessa alla villa.

I processi e i modi qui delineati della organizza-

zione e della struttura dell'insediato collinare metto-

no in evidenza il filo conduttore della formazione

della sua immagine attuale

ta trasformazione,

attua-

tasi non solo con processi di aggregazione, riqualifi-

cazione della dimensione d'uso ma anche con una

precisa volontà di variazione funzionale.

Testimoniano queste ultime modificazioni, le

variazioni storiche della vigna di Madama Reale

(che, su progetto di Amedeo di Castellamonte (60)

nella seconda metà del Seicento, divenne Ricovero

di Mendicità (

61

) e poi ritornò residenza), le sostan-

ziali trasformazioni alla villa Meana di Giaglione

(nella seconda metà del Settecento divenuta Ricove-

ro per le Vedove e Nubili (

62

)), e infine il complesso

dell'Eremo dei Camaldolesi, trasformato nell'Otto-

cento in villa.

Più recenti e con tutti altri procedimenti si osser-

vano ancora le trasformazioni di alcune ville ad uso

pubblico (la città dei Ragazzi a Reaglie, la villa

Genero). La villa Rey divenne in parte sede delle

attrezzature per il Campeggio sistemato nel suo par-

co, la villa Abegg recentemente acquistata da parte

dell'Istituto S. Paolo per centro di rappresentanza,

infine le vicende della stessa villa Gualino, poi colo-

nia elioterapica « 3 Gennaio », poi collegio dei muti-

latini, oggi in ristrutturazione a servizi universitari.

Gli esempi più recenti di perdita di contenuti e di

immagine della collina si possono indicare, genera-

lizzandoli, in un male inteso concetto di conserva-

zione, dove si è privilegiata la sola immagine degli

edifici singoli e non la loro struttura e la loro com-

plementarietà con l'intorno.

È stato proprio l'ambiente a soffrire maggior-

mente delle numerose intrusioni

talvolta dequali-

ficate pur se la sua struttura storica ha general-

mente consentito di mantenere un aspetto ancora

riconoscibile nelle qualità fondamentali.

La collina, benché non risulti storicamente uni-

taria, conserva dunque ancora qualificazioni ricor-

renti (nei tipi edilizi, nelle emergenze e nella oro-

grafia dei siti), tali da potervi individuare alcuni

complessi ambientali omogenei: « conche e poggi a

corona sul Po, luogo privilegiato per l'insediamento

delle vigne e ville auliche, di ville e villini » (tra Otto

e Novecento), su cui insistono i Poli di Sassi, villa

della Regina, il Monte dei Cappuccini, la villa

Abegg e Cavoretto; « versanti solivi ed inversi nelle

medie valli, luogo di insediamento delle vigne» su

cui insistono i poli di Reaglie, S. Margherita, S.

Vito; infine « Pianori sommitali anch'essi strutturati

nel sistema colonizzativo della vigna e del bosco »

con poli di Superga, Mongreno, l'Eremo e il parco

della Rimembranza.

L'immagine attuale, pur constatando la perdita

dell'assetto delle colture a vite, conserva l'impianto

prevalentemente a verde (prati, gerbidi, giardini e

parchi) rispetto all'edificato. Grandi masse arboree

emergono e determinano la presenza dei parchi

ottocenteschi involucri degli impianti originari a

«vigne».

L'insediato residenziale collinare, oggi presente,

è riconducibile secondo una serie tipologica basan-

dosi sulla permanenza della matrice della loro for-

mazione o in relazione alle loro prevalenti trasfor-

mazioni. Si sono riconosciute le seguenti classi:

« Vigne e Ville del Sei e Settecento che conservano i

caratteri originali » , «Ville dell'Ottocento e del pri-

mo Novecento di nuovo impianto», «Ville di im-

pianto sei-settecentesco e dell'Ottocento di trasfor-

mazione », « Tetti », « Rustici », « Villette », « Caset-

te collinari ».

A conclusione pare ancora utile sottolineare

quella priorità di disegno territoriale, che già intorno

al 1836 era stato riconosciuto da Clemente Rovere

nei suoi disegni (

63

): relativi al versante solivo di

Superga, nella raffigurazione della strada di Dora

Grossa e nell'ambiente della chiesa di S. Marghe-

rita.

La conservazione di questa immagine o la possi-

bilità di una eventuale sua reintegrazione deriva pre-

valentemente dalla conoscenza dello strutturarsi di

questo territorio e da una attenta valutazione critica

dei processi di stratificazione storica.

NOTE

N.B. Qui «f... leggasi «foglio'.

(') Cfr.

FILINDO IL COSTANTE ACCADEMICO SOLINGO

[F.

SAN MARTINO

D'AGLIE], 1667, pp. 18, 19; A.

GROSSI,

1791; M.

PAROLETTI,

1819, pp. 331 e sgg.; G.

CASALIS,

1851,

ad vocem «

Torino» (territorio di), pp. 72 e sgg., e il

repertorio iconografico. [Veduta della collina di Torino dietro

alla Madonna del Pilone con le valli di Reaglie e di Mongre-

no fino al colle di Superga] inizio XVII sec., (BR, U.I.80).

La collina

è

qui raffigurata prima della costruzione della Ba-

silica di Superga e in particolare in alto la legenda con la

denominazione di alcune ville: I G. Arcourt; 2 parasol: 3

penassino; 4 Bonafous; 5-6 Ortolano; 7 Moncafi; 9 Bonino;

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