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della vigna, sono presenti nella collina già dal Cin-

quecento (

32

) ed in relazione alla loro funzione pri-

vata o pubblica si possono suddividere in tre tipi:

quelli che presentano forti analogie con le cappelle

campestri collocati nei punti nodali dei percorsi, ma

comunque sempre sotto il patrocinio di una famiglia

proprietaria della vigna limitrofa; quelli annessi ad

una vigna, ma con funzione anche pubblica ossia

« comodi sulla strada»; infine gli oratori domestici

ad uso privato, spesso inseriti nel civile.

Nella visita pastorale del 1777 (

33

) tutte le cap-

pelle risultano dettagliatamente censite con l'indica-

zione del proprietario.

La carta topografica detla

caccia

[17621, a metà del XVIII secolo (

34

), riporta

in particolare quelle disposte lungo i percorsi di

crinale e di fondo valle e ai bivi delle strade, con le

loro titolazioni a S. Rocco, S. Grato, S. Ma

rt

ino,

S. Anna, S. Margherita.

Esse costituiscono segni evidenti lungo le strade,

sia per le loro forme architettoniche sia per la loro

sequenza nello snodarsi del percorso (

35

); si ricorda-

no quelle di villa Koellicher, della vigna Paradiso

(già « villa e vigna Boasso ») attribuita al Vittone

(

36

), quella della villa Carignano in val S. Ma

rt

ino, e

l'insieme del portale e cappella di villa Nobili del-

l'architetto Viana.

Si riconosce anche la volontà di qualificare l'im-

portanza delle residenze dalla dignità riservata alla

cappella, nobilitazione che per altro, proprio alla

fine del Settecento, si riconnette al più vasto feno-

meno della villeggiatura collinare.

L'introduzione del termine «villa» pare riferirsi

appunto a questo prevalente ruolo di «

toisir» ,

e a

documentare la dimensione del fenomeno risulta la

suddivisione tipologica della « Guida... » del Grossi

pubblicata tra il 1790 e il 1791. L'Autore censisce

attentamente queste presenze suddividendo le vigne

in « ...quattro classi distinte; cioè quelle che restano

annesse ai palazzi e giardini con il nome di Villa; le

fabbriche di buon gusto meno grandiose delle prime

con il nome di Casini, quelle poi che benché siano

numerose di membri, ma senza ordine e proporzio-

ne, le chiamerò edifici civili, e finalmente rustiche

tutte le altre, che solgono servire ad uso dei contadi-

ni, o di poca considerazione» (

37

).

La

CARTA COROGRAFICA DIMOSTRATIVA

[...], di Amedeo Grossi, 1791 rappresenta quindi un

documento importante, con cui si è confrontata l'in-

dividuazione attuale di questi edifici; ma soprattutto

il suo testo è risultato fondamentale nel riconosci-

mento delle stratificazioni storiche, là dove segnala

le avvenute trasformazioni. Ritroviamo spesso l'in-

dicazione « Rimodernata da pochi anni »: sono i casi

ad esempio della vigna di Prié (

38

) ora villa Rey

ampliata su progetto di Mario Ludovico Quarini, e

della vigna « Melina » ora il Capriglio (

39

). In en-

trambi i casi si trattò di riqualificazione del preesi-

stente, con ampliamento dell'apparato di rappresen-

tanza: al Capriglio fu ingrandita la manica semplice

dell'edificio esistente creando una sobria facciata

verso valle, fu costruita una nuova scala e i nuovi

ambienti vennero arricchiti da un nuovo apparato

decorativo (compresa la cappella incorporata nell'e-

dificio). A monte furono sistemati i muri di sostegno

ad esedra, qualificando queste opere funzionali con

elementi di decoro: colonne, grotte, nicchie con sta-

tue e vasi.

Nelle fronti a valle, in alcuni casi a lato, privile-

giando l'esposizione soliva, elemento costante a tut-

te le vigne era l'affaccio su un sito in piano talvolta

terrazzato delimitato da balaustrate e sostenuto da

muri. Si tratta degli « artefatti piani», descritti dal

Grossi e segnati con precisione sia nella

Carta topo-

grafica detta caccia,

[1762], sia nel Catasto del pe-

riodo francese (

40

). Nella maggior parte dei casi,

essi costituiscono la modesta espressione di un giar-

dino ad aiuole con alberi da frutta, in altri sono

invece, sia per dimensioni che per elementi, frutto di

una precisa costruzione. A questo proposito si deve

fare riferimento ancora una volta alla strutturazione

seicentesca per individuare gli archetipi nella siste-

mazione dei giardini terrazzati delle dimore ducali

celebrate dal

Theatrum Sabaudiae,

1682 (

41

). Esse

rappresentano un esempio paradigmatico del rappor-

to tra costruito e ambiente, dove lo spazio centrale

del salone bipiano mediato dalle logge entra in diret-

to contatto con il giardino sistemato su diversi livel-

li. I muri di sostegno sono arricchiti da grotte; le

esedre costituiscono fondale prospettivo, le pirami-

di, i ninfei, le statue, le «toppie» e i pergolati si

collocano in un disegno preciso di cui il belvedere è

elemento fondamentale. Questa immagine ora con-

servatasi sono in casi eccezionali (villa della Regina

e villa Becker) è aulicamente riprodotta in due inci-

sioni seicentesche: quella del

Theatrum Sabaudiae,

che raffigura il Monte dei Cappuccini, e quella della

vigna S. Germano (

42

).

Pare utile confrontare la dimensione architetto-

nica e territoriale delle vigne ad alcune considera-

zioni sul numero di vignolanti residenti nella collina

e di proprietari che vi trascorrevano limitati periodi

di tempo in occasione della buona stagione — preva-

lentemente nel periodo della vendemmia e in

caso di epidemie.

La mancanza di dati uniformi su tutta la collina

ha impedito di quantificare esattamente il fenomeno;

si è potuto effettuare solo una generale valutazione

sulla consistenza della popolazione residente.

Nel 1777 la visita pastorale (

43

) indica il numero

delle anime nelle parrocchie collinari, per tutto il

territorio esclusa la zona di S. Margherita, che di-

pendeva da S. Marco e Leonardo oltre Po (sul sito

dell'attuale piazza Vittorio). I dati sommati indicano

3.676 «anime». Confrontando questo dato con quel-

lo del Grossi del 1791, che precisa anche quelli della

campagna fuori villa (

44

) di S. Marco e Leonardo: in

tutto 4.208 « anime » .

Per il territorio di Cavoretto ad esempio lo « Sta-

to delle Anime » (

45

) nella metà del Seicento, indica

397 presenze, comprensivo degli abitanti del piccolo

centro, del Castello e delle vigne, numero che nel

1706 scenderà a 322 sino a risalire nel I777 a 463

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