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del XVI e all'inizio del XVII secolo, testimoniate

talvolta dalla persistenza di un assetto planimetrico

dell'edificio in linea lungo la strada, a manica sem-

plice, con volte a fascioni e crociere, a delle zone di

piano terreno: le camere del piano terreno della villa

Petiti » e del « Pulpito » conservano ancora questo

antico impianto.

Alcuni documenti (1577) relativi alla vigna

Lupo poi Harcourt (nella valle di Sassi regione Fe-

nestrelle) precisano la funzionalità e l'aggregazione

dei complessi. In particolare la costruzione è descrit-

ta composta da un edificio con «torchio e tini»,

suddiviso in «civile», «rustico» e cappella circon-

dato da vigneti, alteni, campi, prati e boschi (

25

).

Tutte le vigne hanno subito di regola ristruttura-

zioni edilizie nel Settecento e nell'Ottocento, esse

tuttavia hanno lasciato tracce delle strutture prece-

denti, evidenti soprattutto nella distribuzione centra-

le delle scale a due rampe, con anima portante in

muratura e volte rampanti, nelle strutture verticali

perimetrali in muratura mista talvolta collegate con

setti interni, nelle strutture orizzontali a botte e a

crociera a piano terreno e/o a solai lignei (si ricorda

a questo proposito quelli che ancora oggi si sono

conservati al Prié, ora villa Rey, al secondo livello).

L'immagine esterna di una vigna del Seicento è

utilmente rappresentata da un « tipo » della fine di

questo secolo, che documenta la vigna Vergnano —

ora distrutta — composta da più corpi di fabbrica; il

« civile » si affacciava su un giardino a « parterre », il

rustico si organizzava su una corte a monte con cap-

pella separata lungo la strada (

26

). L'unica organiz-

zazione decorativa che connotava la facciata era co-

stituita dalla simmetria delle finestre e dell'ingresso.

Un interessante atto di visita del 1643 (

27

), alla

vigna della Contessa Madis di Agliè testimonia lo

stato di conservazione di una delle vigne della colli-

na dopo l'assedio del 1640 e costituisce perciò una

fonte importante. Risultano in cattive condizioni sia

i travi che i voltini degli usci; l'edificio era privo di

« coperto » mentre parte dei solai del piano terra era-

no stati ripristinati, come pure le porte, le finestre ed

il « fornello» . Dai documenti i «civili » erano in

generale di modeste proporzioni, composti da una

cucina unita ad un tinaggio, con scala centrale e due

camere superiori: nelle strutture più auliche era ri-

cordata una galleria. La residenza del vignolante,

collegata od attigua al civile, presentava una cucina,

un forno, una stalla e una camera superiore collegata

ad una zona aperta destinata a fienile; nel cortile il

pozzo di «acqua viva»; in alcuni casi, questo era

collocato all'interno della casa.

Nella prima metà del Settecento si attuò la prima

fase del terzo ciclo di riqualificazione della collina,

strettamente connesso Alla villeggiatura, che interes-

sò prevalentemente la valle di Reaglie, la val Salice,

la valle di S. Vito, la val Pattonera, i poggi di Cavo-

retto e di Fenestrelle e la valle di Superga. Nella

zona di Superga il fenomeno è chiaramente innesca-

to dalla costruzione della Reale Basilica (

28

), polo

emergente nel disegno sommitale della valle omo-

nima. Questa simbolica struttura avviò anche in

funzione del percorso aulico e devozionale un

processo di nobilitazione e una generale riqualifica-

zione delle vigne del versante solivo della valle. Si

ricordano i sostanziali lavori alla vigna « Carretto

(poi Bocca), alla vigna «Marchesa» (ora Canone) al

«

Beria grande » e i due progetti (poi non realizzati)

per il Richelmy (

29

). Molti edifici vennero ampliati,

furono raddoppiate le strutture più antiche a manica

semplice, costruite nuove scale, ed esternamente le

costruzioni si arricchirono di quegli attributi del gu-

sto barocco che, ancora oggi, ne connotano e ne

generalizzano l'immagine. Le volumetrie esterne

sono a due e tre piani fuori terra, con paraste, corni-

ci, balaustrate e timpani; gli ingressi, prevalente-

mente collocati nella zona centrale della facciata,

sono ribaditi dalla assialità del fastigio del balcone e

dall'abbaino. Elementi comuni, nei casi delle ville

più importanti, sono il portico e la campanella spes-

so collocata sull'abbaino centrale, con funzione di

richiamo.

Anche le vigne più basse ed accessibili, nelle

conche e sui poggi a corona del Po, risultano nobili-

tate nella prima metà del Settecento. Appartiene a

questa fase ad esempio la ricostruzione completa di

Villa Boyl. già il « Castelmagno ». In un «Atto di

visita» del 1731, la villa è descritta di vaste propor-

zioni, composta di quattordici stanze su due piani

con salone a doppia altezza e « mezzanelli » (30)

Caratterizza la facciata verso il giardino la loggia « a

tre arcate a due piani [...]» con balaustrate laterali di

pietra di Gassino»; sul cui lato interno alla casa era

sistemata la cappella. La villa, che una tradizione

non documentata attribuisce allo Juvarra (

31

), costi-

tuisce, anche per la sistemazione del giardino

« grande, ricco di statue e di alberi fruttiferi » un

esempio tra i più significativi e meglio conservati

nella sua immagine esterna.

Questo edificio si ricollega ad un'altra serie di

vigne, che per loro impianto e forma, rappresentano

archetipi di questi complessi, di cui citiamo alcuni

esempi nella loro denominazione attuale: De Col,

Imperiali Becker (già vigna S. Germano), Sambuy

(già il Tournon), tenendo conto però che tutte hanno

subito stratificazioni più o meno attente nell'Otto-

cento e nel nostro secolo.

In parallelo ritroviamo una serie di edifici mino-

ri, che pur conservando caratteri interni secenteschi

(ad esempio la distribuzione su due livelli di uguale

altezza con solai lignei), sono stati riqualificati me-

diante un ampliamento del civile e soprattutto con la

sistemazione dell'accesso alla proprietà.

Questo fenomeno in generale si può riferire già

alla seconda metà del Settecento.

In questa seconda fase del terzo ciclo delle mu-

tazioni della collina, si riconosce un generale rinno-

vamento delle residenze, ma in molti casi ci si limita

ad arricchire gli « artefatti piani » e sistemare gli ac-

cessi, inserendo il portale affiancato dalla cappella.

Questi « Sacelli », parte integrante del complesso

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