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diane. Ultime sue parole furono:

Abimél

nO/1

posso far pitt

niente

per

neu«

Massimo D'Azeglio fu d'alta statura, di persona avvenente. Ebbe

fronte nobile e spaziosa, sguardo intelligente ma un po' velato,

pallide le guancie, oblungo

il

viso, gentile il sorriso, ma lieve e

fugace e talvolta finamente · ironico. Fu dolce, ameno, argutissimo

e simpatico oltre ogni dire nei modi.

cc

Il suo nobile sembiante - disse un suo biografo - era il–

luminato dal fuoco interno dell'ingegno, più ancora che dalla gloria.

cc

Cuore d'artista, carattere di romanziere, fantasia di poeta, senno

d'uomo riflessivo, buon senso, coraggio, spirito di patriota coi vezzi

dell'antico nobile, ecco qual fu Massimo D'Azeglio: eccellente pit–

tore, scrittore egregio, soldato ardimentoso, amatore di libertà, sta–

tista, diplomatico, ministro... e galantuomo)).

Forte, energico, potente nella vita pubblica, era nella vita do–

mestica un modello di animo affettuoso e delicato: le sue . lettere

alla moglie mostrano come sia stato onesto marito e padre amo–

revolissimo, come in quelle al Torelli svelano tutta

la

bontà del–

l'uomo, tutta la schietta garbatezza dell'artista e del gentiluomo, e

tutto

il

buon senso di profondo ed acuto osservatore.

Il giorno 17 gennaio, alle 9 antirn., rendevansi gli estremi onori

all'illustre uomo.

Immenso corteo di cittadini d'ogni classe accompagnò la salma:

deputazioni della Camera, del Senato, della prefettura, dell'esercito,

dell'Università, della Società promotrice di Belle Arti, del Circolo

degli Artisti, di Associazioni popolari, il Sindaco col Consiglio Co–

munale, una legione di guardia nazionale ed una brigata dell'eser–

cito rendevano gli estremi onori.

*

* *

Il giorno stesso in cui la notizia della morte del D'Azeglio tri–

stamente si diffuse per la città, la Giunta municipale, convocata

d'urgenza, nel deliberare che, ad onorare in modo condegno

la memoria dell'egregio suo concittadino, sarebbe intervenuta in

corpo ai di lui funerali, considerava altresì che, a Torino, patria

dell'insigne defunto, correva per la prima il grato dovere di per–

petuarne

la

ricordanza. Propose adunque al Municipale Consiglio