

S. GIOVANNI
137
Senonchè un fatto più rilevante e che credo sconosciuto,
riguarda quell'innocente campanile,
ch~
poco mancò ad esser
causa di rottura fra Vittorio Amedeo
I
e la Corte di Roma,
ed anche procacciare una buona scomunica a quel principe,
essendo nunzio a Torino Alessandro Castracane da Lucca,
vescovO di Neocastro nella Calabria ulteriore, che fu assai
austero e poco tollerante. Ecco come sta il fatto. Il sedici
giugno dell'anno 1634, Vittorio Amedeo scrisse diplomatica–
mente al suo ministro a Roma, Ludovico S. Martino d'Agliè,
che quel nunzio in un discorso tenuto seco un giorno mentre
era all'udienza, aveva mosse lagnanze perchè egli avesse
fatto aprire una porta destinata ad uso di camerino esistente
in quel campanile, ed annesso alle stanze del principe suo
figlio, ed indispensabile peI servizio domestico. E senz'altro
replicavagli di badarci bene e di provvedervi, poichè sarebbe
incorso nella scomunica. E cosI in proposito scrisse
il-
Duca
al ministro:
<r...
Noi vedendo ch' egli mendicava aLlche
«
in questo l'occasione di dolersi, risposimo che
sapev~mo
«
benissimo i termini coi quali si doveva procedere, e che
«
però non occorreva ch'egli si ponesse in questo; e volen–
«
doci egli replicare alcuna cosa, lo richiedessimo che pas–
«
sasse ad altro •..
»
(J).
Le parole, per quanto velate, sono
scottanti e spiegano apertamente il sottinteso, lasciando scor–
gere che fra i due interIocutori eravi stato un alterco, inter–
rotto dalla prudenza e dall'indole mite di Vittorio Amedeo
1.
Ma questi non arrestassi
li:
e subito ne trattò éoll' arci–
vescovo monsignor Antonio Provana, al quale fece presente
la necessità dell'
ope~ato
in quel campanile, anche avuto
riguardo al parto
im~inente
della Duchessa (la nota Cristina
di Francia, cui
i
coevi sacrarono l'appellativo di
:Madama
7{eale),
che infatti pochi giorni dopo, il
20,
dava alla luce
l'erede della corona, Carlo Emanuele II, dovendo poco dopo
(I)
Archivio di Stato - Roma -
Lettere ministri.
11 -
G.
CLARETTA
l
marmi Berilli.