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S. GIOVANNI

147

«

et quello provvedere di una bella icona •..

»,

e ciò col

consenso del Capitolo. L'icona doveva contenere

«( •••

l'ima–

«

gine di S. Luca che dipinge la Madonna SS., et nel fron–

«

tispicio un quadro della SS. Trinità come titolo principale

«

della cappella, et dipingere che

il

quadro che al presente

«

si ritrova per icona in detra cappella, si rimetterà nel

«

fianco destro di detto altare o sia cappella; et li predetti

«

.ignori pittori, scultori et architetti ne faranno far un

«

altro corrispondente al suddetto per collocare nel fianco

«

sinistro al rimpetto del suddetto ..•

D,

ecc.

(I).

E finalmente agli

II

mario 1663 la società dei pristinai

chiedeva l'altare di S. Onorato per lo stesso scopo

(2).

In quanto alle pitture, per non dilungarci di troppo, basta

accennare, che esso contiene lavori del Durer, di Bartolomeo

Caravoglia, allievo del Guercino, di Gian Andrea Casella da

Lugano, discepolo di Pier di Cortona, del Moncalvo, di Dome–

nico Guidobono da Savona, del Dauphin, ecc.

Si sa che

il

nostro Duomo fu nel

1835

rinnovato e ristaurato

nell'interno, per opera di Re Carlo Alberto, col gusto pre–

valente a quei di. Ne fu affidata l'opera all'arcbitetto pro–

fessore Talucchi, ed ispirati da lui dovettero uniformarsi 'al

disegno stabilitone i cbiari pittori Sevesi, Vacca, Fea e

Gonin. L'esecuzione doveva avere senza dubbio chi si dette

o ricevette l'incarico di lodarla, e questi fu un certo Agostino

Sacchi, che ignoriamo qual altra traccia dei suoi studi arti–

stici abbia lasciato, all'infuori del suo opuscolo

Sui dipinti

a fresco eseguiti nella Chiesa Metropolitana di Torino

-

Cenni

storico-critici

-

Torino, Paravia,

1839, e dalla cui penna

non uscl altro che un elogio solo, senza

la

minima nota di

biasimo, nè manco di lievi appunti. Maggior prudenza seguì

il Cibrario nel suo lavoro semi-ufficiale

Storia di Torino,

che ne tacque affatto.

(I)

Archivio notarile.

(z)

Ib.