

S. GIOVANNI
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et quello provvedere di una bella icona •..
»,
e ciò col
consenso del Capitolo. L'icona doveva contenere
«( •••
l'ima–
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gine di S. Luca che dipinge la Madonna SS., et nel fron–
«
tispicio un quadro della SS. Trinità come titolo principale
«
della cappella, et dipingere che
il
quadro che al presente
«
si ritrova per icona in detra cappella, si rimetterà nel
«
fianco destro di detto altare o sia cappella; et li predetti
«
.ignori pittori, scultori et architetti ne faranno far un
«
altro corrispondente al suddetto per collocare nel fianco
«
sinistro al rimpetto del suddetto ..•
D,
ecc.
(I).
E finalmente agli
II
mario 1663 la società dei pristinai
chiedeva l'altare di S. Onorato per lo stesso scopo
(2).
In quanto alle pitture, per non dilungarci di troppo, basta
accennare, che esso contiene lavori del Durer, di Bartolomeo
Caravoglia, allievo del Guercino, di Gian Andrea Casella da
Lugano, discepolo di Pier di Cortona, del Moncalvo, di Dome–
nico Guidobono da Savona, del Dauphin, ecc.
Si sa che
il
nostro Duomo fu nel
1835
rinnovato e ristaurato
nell'interno, per opera di Re Carlo Alberto, col gusto pre–
valente a quei di. Ne fu affidata l'opera all'arcbitetto pro–
fessore Talucchi, ed ispirati da lui dovettero uniformarsi 'al
disegno stabilitone i cbiari pittori Sevesi, Vacca, Fea e
Gonin. L'esecuzione doveva avere senza dubbio chi si dette
o ricevette l'incarico di lodarla, e questi fu un certo Agostino
Sacchi, che ignoriamo qual altra traccia dei suoi studi arti–
stici abbia lasciato, all'infuori del suo opuscolo
Sui dipinti
a fresco eseguiti nella Chiesa Metropolitana di Torino
-
Cenni
storico-critici
-
Torino, Paravia,
1839, e dalla cui penna
non uscl altro che un elogio solo, senza
la
minima nota di
biasimo, nè manco di lievi appunti. Maggior prudenza seguì
il Cibrario nel suo lavoro semi-ufficiale
Storia di Torino,
che ne tacque affatto.
(I)
Archivio notarile.
(z)
Ib.