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I MARMI SCRITTI DI TORINO E SUBURBIO
e Crispiniano sei messe ebdomadarie coll'o bbligo di assistere
ciascun di loro "in punto di morte
(I).
Il 18 febbraio 1656 l'università dei maniscalchi
S1
nuniva
nel palazzo arcivescovile per convenire intorno all'uso della
cappella di S. Barbara nella Metropolitana, per adempiere ai
fini religiosi della sua società. Essa si obbligava, fra le
altre opere, a far eseguire un'icona che avesse a contenere
l'effigie della Madonna al disopra a quella di S. Eligio col
miracolo del cavallo, ecc. (2).
CosI egualmente ritrovo che il
12
luglio 1660, nello stesso
palazzo arcivescovile, l'università dei chirurghi e dei barbieri
desiderosa di avere a sua volta una cappella nel Duomo,
otteneva l'uso di quella detta
della Madonnina
e di S. Orsola
colle sue undici mila compagne, obbligandosi di farvi "costrurre
l'al tare ed una bella icona, rappresentante i santi Cosma e
Damiano, e mantenere una lampada accesa innanzi l'altare
maggiore tutte le feste) oltre ai venerdl e ai sabati di ciascuna
settimana (3).
"
Il
13
settembre
1662,
monsignor Giulio Cesare Bergera,
arvivescovo di Torino, presenti G.
B.
Rolla, prevosto della
CoHeggiata di Rivoli, e Sigismondo Gabriele Dandolo, curato
dei SS. Leonardo e Marco nel borgo di Po, per compiacere
all'università dei pittori, scultori ed architetti di Torino (di
cui erano priori e
~otto-priori
Giovanni Domenico Tignola
e Giovanni Domenico Caravoglia), desiderosa di avere una
cappella in qualche chiesa della città ([ .•. affine di quella
CI:
abbellire et adornare ad effetto di far ivi le loro devotioni,
«
et principalmente nei giorni principali delle feste de' loro
«
protettori •..
11,
concedeva ad essa la cappella della San–
tissima Trinità,
a cornu Evangelii.
E i pittori, ecc., in cambio
promettevano di
« •••
ornare et abbellire il detto altare,
(1)
Archivio notarile.
(2)
Ib.
(3) Archivio notarile
ad amlUnI.




