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I MARMI SCRITTI DI TORINO E SUBURBIO
All'altare del lato opposto eravi un" icona 'che rappresen–
tava S. Carlo con S. Ignazio di Loiola,
Francesc~
Zaverio,
Filippo Neri e Teresa, opera del citato cheraschese Sebastiano
Taricco. Ma ora fu sostituita .dal Redentore crocifisso.
Il
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dicembre 1694 i ministri degli infermi concedevano
a Giuseppe Ignazio Carlo Bianco conte di S. Secondo, ecc.,
barone di S. Marcello, ed anche pari del ducato d'Aosta,
il
giuspadronato di quella cappella perchè si era obbligato di
compiere quel che il .suo avolo barone
,Carlo
Bianco -sor–
preso dalla morte non aveva po.tuto eseguire. Al disopra di
quell'altare leggesi :
D. O. M.
Divo CaroIo Coeterisqve titvlaribvs
Carolvs Blancvs
D. D. D.
I due quadri in forma elittica a metà della chiesa, sono lavoro
dell'abate Prpspero Serenari da Messina, discepolo del Conca.
Essi furono trasportati a Roma dal padre Carlo Antonio Zuc–
careHi nel
1746
ricorrendo la solennità del santo fondatore
Camillo de Lellis. Vi
è
raffigurato
il
santo, intento coi com–
pagni al lavoro dell'Ospedale di Santo Spirito per iscam–
parlo dall ' inondazione del Tevere.
Nel chiostro
i
religiosi memori dei benefizi ricevuti dal Re
Vittorio Amedeo III sullodato, avevano posto quest'epigrafe
ora andata perdutà.
Victorio Amedeo III Regi
Pio mvnifìco avgvsto
Ob eximiam benignitatem
Qva novis Collegii aedibvs primvm Iapidem
Regio nomine decoratvm posvit
Easqve ad svmmvm fastigivm maxima Iiberalitate
Provexit
Cleri
ci
RegvJares infirOlorvm ministri
Hoc perenne grati et obseqventissimi animi
Monvmentvm dedicabant
A MDCCLXXXI.