

CARMINE O BEATO AMEDEO
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rino sotto
il
regno di Carlo
III,
fondavano questa cap–
pella a S. Maria di Piazza, e quindi la rifondavano al
Carmine, come scorgesi dalla seguente iscrizione scolpita
su lapide marmorea ».
Ma quest'iscrizione sgraziatamente non è più oggidì visi–
bile al pubblico, come evidentemente lascierebbe supporre
la locuzione del nostro autore, che scrisse nel solo anno
1871.
Ecco
il
fatto genuino: La lapide in quistione essendosi ri–
mossa negli ultimi ristauri, più non fu ricollocata, essendo–
sene dimostrata la famiglia Ripa di Meana, eccitata all'uopo,
indifferente, ma conservasi in un locale attinente aHa chiesa.
Ecco pertanto l'iscrizione assai importante, perchè ci
fornisce un cenno genealogico della nobile famiglia che
risguarda, il quale però è bene intendere col solo leno–
cinio dei documenti. Ora se
è
vero che Agostino Ripa,
nel
1569
già sostituito del procuratore patrimoniale gene–
rale, fu figlio di Antonio, non ci consta per nulla della
signoria di Carpeneto, di cui nell' epigrafe
(I).
Solo al–
l'anno
1582
ritrovo un' investitura a favore dell' Agostino
di beni feudali in val S. Martino, e il primo atto . di in–
feudazione con annessa giurisdizione, vuoI essere riferito
all'anno
1594,
in cui il Duca Carlo Emanuele
I,
per gra–
tificare (( messer Agostino Ripa
citta~ino
di Torino» do–
navagli
il
luogo di Giaglione, devoluto al fisco per la morte
di Giorgio Aschieri di Susa.
Fu veramente segretario ducale, di Stato e finanze, e
dell' ordine dell' Annunziata; dubito però che sia stato gen–
tiluomo di Camera, sebben sin dal
1592
annoverato fra
i cavalieri mauriziani. Morr nel
16
I
3.
(I)
Ho
i
miei dubbi che questi Ripa possano aver analogia coi
De
Rippis,
de' quali a quei giorni viveva Gian Francesco, signor
di
Carpe–
neto, figlio
di
Teodoro e di Penelope Frichignono
~i
Castellengo. Me–
morie
IDS.
presso di me esistenti.