I PIONIERI PIEMONTESI NELL'AFRICA ORIENTALE
Conta Enrico M I
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Vtanto
faccio, seguane che può». Carlo Promis parlando
di Carlo Baudi di Vesme al grande storico tedesco
Teodoro Mommsen, diceva: «Vesme è un tedesco
foderato di piemontese, e cioè un testone alla quarta
potenza! ». Il senatore Baudi di Vesme educò i suoi
cinque figli e le due figlie secondo i suoi severi prin-
cipii di rettitudine, di energia e di lavoro. Enrico,
il quarto dei maschi, dopo aver compiuto gli studi
classici nel Collegio Carlo Alberto di Moncalieri,
ove ebbe a maestro il P. Francesco Denza, scelse la
carriera delle armi, e a 18 anni iniziò il suo servizio
militare nel 60° Reggimento Fanteria.
La vita militare non distolse il giovane Enrico
Baudi di Vesme da quei severi studi ai quali era
stato educato dal padre. Studiava l’inglese e il te
desco per poter leggere i libri di viaggi, che in modo
particolare lo interessavano; e ben presto, in seguito
alla lettura di alcuni articoli di Luchino dal Verme,
che onorò il giovane ufficiale della sua amicizia e
della sua protezione, si sentì anch’egli attratto dalla
sfinge africana. Com'egli stesso ebbe a di-mi, fu
indotto a scegliere la Somalia come campo delle sue
esplorazioni appunto dalla lettura di un articolo di
Luchino dal Verme:
Il
poese dei
Somali
(Roma, 1889)
in cui si accennava alla scarsa conoscenza che allora
si aveva di questo paese.
Nel 1890 il capitano Enrico Baudi di Vesme,
approfittando, si noti, della sua licenza ordinaria di
due mesi, deliberava di compiere un viaggio di esplo
razione nella Somalia settentrionale, percorrendo, nel
primo tratto, un itinerario già seguito dalla spedizione
inglese di F. L. James (1886), e poi spingendosi sino
al bacino deN’Uadi Nogal, che si getta nell’Oceano
Indiano. Con qualche aiuto finanziario e di strumenti
scientifici del compianto prof. Guido Cora, il Baudi,
col suo amico, tenente Nicola Brancaccio, raggiunge
Aden, ove il suo compagno si ammala e deve entrare
nell'ospedale militare di Massaua. Rimasto solo, non
si scoraggia: a Berbera prepara lasua piccola carovana,
e il 12aprile 1890 parte per Burao, seguendo, come
già dissi, l’itinerario del James.
Da Burao il Baudi comincia a percorrere un paese
sino allora del tutto inesplorato, e segue la sponda
destra del Thug Dher con l'intenzione di giungere
sino a Lassù Gialawadi, confine degli Habr Told-
giale coi Dolbohanta Mahmud Gherad, e di tornare
poi a Berbera per qualche via diversa da quella già
percorsa; ma poi, per le notizie avute circa le diffi
coltà che si potevano presentare nell'attraversare il
paese dei Mahmud Gherard, delibera di modificare
il suo itinerario, dirigendosi al Bur Dap, donde forse
avrebbe potuto penetrare alquanto nel Nogal dei
Gherard Fara.
Il
23 aprile parte da Ber e, attraverso un paese
assai monotono e privo di acqua, giunge nei Bur Dap:
il 27 sale sulla vetta del monte Labaghardei da cui
si vede una parte della valle del Tug Dher, che il
Baudi aveva percorso, e nel lato opposto, la valle
del Nogal, abitata dai Gherard Fara.
Il
Baudi avrebbe voluto inoltrarsi nel Nogal che
gli si presentava così bello e pittoresco; ma il tempo
gli mancò e dovette prendere la via del ritorno. In
nove marce da Labaghardei giunge a Ber, donde il
3 maggio parte per Berbera, percorrendo per il
primo il passo di Khiagar, che si prolunga per circa
8
Km. e presenta una discesa assai ripida. Con una
lunga e faticosa marcia l
'8
maggio il Baudi rientra
in Berbera, dopo aver percorso in soli 27 giorni
(12 aprile
-8
maggio 1890) ben 438 Km. di cui 129
per vie quasi interamente già percorse da altri, 23 in
paese relativamente noto e 286 in regioni del tutto
inesplorate.
« Così - scrive il Baudi - finì il miomodesto viaggio
fatto a tutto vapore e senza altri strumenti che una
piccola bussola prismatica, un aneroide, un termo
metro e un podometro regalatomi dal capitano An
tonio Cecchi ». Si deve tuttavia riconoscere che
nonostante la rapidità del suo viaggio e la modestia
degli strumenti scientifici di cui disponeva, il contri
buto che y Baudi di Vesme portò alla conoscenzadella
Somalia settentrionale fu notevole.
Molto più importante, sia per la lunghezza dei
percorso
Sta
per i risultati ottenuti, fu il secondo
viaggio nell'interno della Somalia, che il Baudi di
Vesme compì con Giuseppe Candeo nel 1891. Il Baudi
di Vesmesi eradimostratonel suoprimobreve viaggio
un buon organizzatore e un ottimo osservatore; e
perciò ritornato in Italia fu subito invitato dal gene
rale Luchino Dal Verme, per mandato di Francesco
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