I PIONIERI PIEMONTESI NELL'AFRICA ORIENTALE
che le difficoltà incontrate non apparivano insupe
rabili, e la Società di esplorazioni commerciali lo
incaricò di un nuovo viaggio nella regione del Giuba
col mandato di spingersi fino a Lugh e anche oltre,
se fosse stato possibile. Alla fine del luglio 1892, sullo
stesso piroscafo «Ortigia», salpano dal porto di
Genova, salutati dal Presidente e dal Segretario della
Società Geografica Italiana, Ugo Ferrandi e Vittorio
Bottego. Ambedue si recavano in Africa per una
doppia esplorazione del Giuba: il capitano Ferrandi
intendeva muovere dal Basso Giuba verso l'interno:
il Bottego, inviato dalla Società Geografica Italiana,
doveva raggiungere le regioni sorgentifere di quel
fiume e scendere di là verso il corso inferiore.
Il 3novembre 1892 il Ferrandi è di nuovo a Brava,
ove in breve tempo organizza una piccola carovana,
ed il 20gennaio 1893 raggiunge, senzagravi difficoltà,
Bardera, che aveva sino allora chiuse le sue porte
agli europei. Egli avrebbe voluto spingersi sino a
Lugh per iniziare l’esplorazione del Daua; ma i suoi
mezzi non erano sufficienti, e perciò dovette tornare
a Brava per riordinare e accrescere la sua carovana.
Il 5 aprile giunge in questa città il compagno di Bot
tego. Matteo Grixoni, il quale, dopo avere esplorato
il medio e basso Daua, aveva nel ritorno visitato
Lugh e Bardera. Il capitano Grixoni fu il primo
europeo che sia entrato in Lugh.
Gii splendidi risultati della spedizione Bottego
resero inutile una nuova spedizione Ferrandi verso
Lughe il Daua. Mentre, però, il Bottego e il Grixoni,
compiuta la loro esplorazione, rientravano in patria,
il Ferrandi rimaneva in Somalia quale impiegato della
Società V. Filonardi e C., alla quale il Governo ita
liano aveva affidato l'amministrazione e lo sfrutta
mento del Benadir. Cominciava così per il Ferrandi
una nuova forma di attività per la quale aveva già
una magnifica preparazione e nella quale in breve
divenne maestro. Non si troncarono tuttavia i suoi
rapporti con la Società di Esplorazioni commerciali
di Milano nel cui Bollettino continuarono ad apparire
sue notizie e relazioni (33).
La seconda spedizione Bottego, di cui facevano
pure parte il sottoten. Vannutelli, il ten. Citerni e
il dott. Sacchi, sbarcava a Brava il 1° ottobre 1895
e ne ripartiva il
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, dopo essersi aggregato il capi
tano Ugo Ferrandi, al quale era assegnato il mandato
di organizzare e di reggere la stazione di Lugh. La
spedizione giunse in questa località il 18 novembre,
pochi giorni dopo la ritirata degli Amhara, che l’ave
vano occupata per alcune settimane, seminando
ovunque la rovina e la morte.
Il
giorno di .Natale del 1895, il capitano Bottego
ammainava la bandiera del campo, e issava il tricolore
sull'asta della stazione ch'era stata rafforzata con
un piccolo campo trincerato: il capitano Ugo Fer
randi, alla presenza del sultano, dei capi, dei nota
bili e di tutta la popolazione, che, dopo la venuta
degli Italiani, era ritornata alle sue case, venne inve
stito del comando della stazione di Lugh, che da quel
giorno diveniva definitivamente italiana.
L'opera di Ugo Ferrandi durante lasua permanenza
a Lugh (dicembre 1895-aprile 1897) fu, come giusta
mente la definì il Chiesi, « un vero e alto apostolato
civile, di giustizia, di umanità, di correttezza»; ma
non è necessario su di essa insistere, perchè fu dal
Ferrandi stesso esposta, con la solita modestia, nel
suo magistrale volume: Lugh,
emporio commerciale
del Giuba
(34). Non si può. tuttavia, passare sotto
silenzio il valore con cui, nel giorno di Natale del
1896, egli seppe, con poche decine di armati, resi
stere ai ripetuti attacchi di numerose truppe abis
sine. Dopo parecchie ore di fuoco nutritissimo, gli
assalitori furono obbligati a ritirarsi con gravi perdite.
« Avevamo vinto - scrive il Ferrandi - ma la nostra
vittoria non era delle più liete. Impotenti a inseguire
i fuggiaschi, non potevamo riprendere la preda che
avevano fatta nel territorio soggetto all'Italia: unico
nostro conforto, la nostra bandiera che sventolava
festosa all’albero della stazione, assicurando gli indi
geni che gl’italiani sapevano difenderli » (35).
Grazie» a questa vittoriosa difesa, Lugh rimase
sotto il dominio italiano; ma il negus Menelik non
dimenticò il nome di Ugo Ferrandi. Molto probabil
mente perpressioni del governo abissino, il Ferrandi
il 2 aprile 1897 fu obbligato a lasciare il comando
di Lugh all’aghido Said Mohammed ben Saf, fratello
dell'ex-vali di Brava; in ogni modo è certo che Me
nelik. quando, nel 1909, seppe che il Ferrandi doveva
riprendere il comando di Lugh. fece telegrafare a
Roma le sue rimostranze, considerando il valoroso