

I PIONIERI PIEMONTESI NELL'AFRICA ORIENTALE
conoscere le intenzioni e i preparativi dell'impera
tore dell'Abissinia, e il 22 gennaio 1896cosi scriveva,
dalla stazione di Novara, al suo amico Angelo Anna-
ratone, prefetto di questa città:
Illustre e caro amico,
Come vi dissi, sono in viaggio per Zurigo ove l'ing. Ilg, mio
vecchio e buon amico, dimora.
Lo sapete? L'ing. Ilg ha la procura generale di Menelik per l'Europa
ed è naturalmente il depositario di tutti i suoi pensieri.
L'Ilg non ha in Italia - che io sappia - altro amico all'infuori di
me. Se potrò, dunque, indirizzargli l'animo ad altri consigli lo farò
onestamente con vivo affetto di soldato e di patriota.
Certo è che attendo qualche parola vostra e qualche istruzione
per sapermi regolare. Se dovete scrivermi o telegrafarmi indirizzate
ogni cosa fermo posta, purché, trattandosi di dispacci, essi abbiano
una forma non compromettente. Se debbo protrarre la mia resi
denza di qualche giorno, fatemene avvertito.
Il giornalista nulla avrà a che fare col diplomatico...
Vostro AUGUSTO FRANZO).
Il prefetto di Novara comunicò subito la proposta
del Franzoi al Capo del Governo, che rispondeva
con questo telegramma:
ANGELO ANNARATONE, Prefetto di Novara
(Urgente).
Il viaggiatore Franzoi vada a Zurigo. Si informi di tutto ciò che
possa giovarci e venga qui, se lo crede, per farmelo sapere.
CRISP1.
Dopo il colloquio con l’ing. Ilg, il Franzoi parlò
col prefetto di Novara, il quale così subito telegra
fava a S. E. Francesco Crispi:
28-1-96. ore 19,40
Viaggiatore Franzoi ora veduto dichiara che dai discorsi fitti
con svizzero Ilg, solo in minima parte riprodotti « Messaggero »,
ebbe impressione che Negus rimarrà purtroppo vincitore nella
presente lotta contro l'Italia. Franzoi proporrebbe servirsi stesso
Ilg per mandare al campo del Negus. Altro non volle dirmi. Parti
per Torino ove abita Piazza Solferino n® II.
ANNARATONE.
Il Franzoi, chiamato a Roma, informò più detta
gliatamente Crispi della situazione e delle intenzioni
del Negus contro l’Italia, e la situazione nostra in
Africa parve, allora, diversa e ben più pericolosa di
quella prospettata dal gen. Baratieri. Il 21 febbraio
il Consiglio dei Ministri deliberava l'invio in Africa
del generale Baldisser?, comandante la divisione di
Novara, il quale parti rotto il nome di commendatore
Baccalarìo, nascondendo persino alla famiglia la sua
destinazione.
Quando si trattò della liberazione dei prigionieri
italiani in Abissinia, l'opera del Franzoi, sempre in
ottime relazioni con l'ing. Ilg, fu molto utile al Go
verno italiano.
Il Franzoi ebbe, in questa circostanza, una vive
corrispondenza telegrafica con Riccardo Sineo. Il
16maggio 1896l'ing. Ilg donava
al
nostro
esploratore
il suo ritratto con la seguente dedica:
c In segno di
amicizia al caro
A.
Franzoi dal
suo Alfredo Ilg » (28).
Il povero Augusto Franzoi, sempre agitato e
scontento di sè e di tutti, si tolse la vita nell'aprile
1911 nella sua villa di San Mauro presso Torino
lasciando la moglie e un figlio in ancor tenera età.
In questi giorni mi piace ricordare che, descri
vendo le ricchezze dell'Abissinia meridionale e cen
trale, il Franzoi si augura che gl'italiani siano i primi
a sfruttarle. «Finora nessun negoziante è venuto.
Nessuno. L’Italia non lasci cadere i miei voti, e venga
la prima... Qui, e forse non altrove, sta l’avvenire
delle nostre aspirazioni coloniali. Lo ripeto, l’Italia
faccia presto! » (29).
IL DIFENSORE DI LUGH: UGO FERRANDI
A Novara, ov’era nato il 6 gennaio 1852, si spense
il 28 ottobre 1928 il capitano Ugo Ferrandi, uno
degli ultimi rappresentanti di quella pleiade di arditi
esploratori italiani, ai quali si devono tanti progressi
nella conoscenza dell'estrema cuspide dell'Africa
Orientale, e concorsero a f.
cere ed apprez
zare l'Italia dalle barbare popolazioni che l'abitano.
Non gli dobbiamo grandi esplorazioni e clamorose
scoperte; ma il suo nome è indissolubilmente legato
alla difesa di Lugh (Natale del 1896) assalita dalle
orde abissine, e a tutta una diligente e sagace opera
di penetrazione morale tra le popolazioni somale,
che lo rese amato e stimato ovunque, e gli permise
di svolgere in questi paesi un'azione molto utile per
la colonizzazione italiana. Fu, come già ebbi occasione
di chiamarlo, un « maestro di vita coloniale » (30).
Dopo aver viaggiato qua e là per il mondo, il
Ferrandi sente l'attrazione dell'Africa; percorre l'Eri-
trea, penetra nello Harrar, e, finalmente, trova il suo
campo di azione nella Somalia Italiana, alla quale
dedicherà oltre tre lustri della sua vita.
Il protettorato italiano esteso ai sultanati di Obbia
e dei Migiurtini e poi al Benadir (1889), indusse la
Società di esplorazioni commerciali di Milano ad
affidare a Ugo Ferrandi, che già aveva navigato in
questi paraggi, l'incarico di esplorare il bacino del
Giuba sino a Bardera, che doveva essere una prima
tappa per l'esplorazione di tutto quel grande
fiume (31).
Il Ferrandi, il 12agosto 1891, parte da Brava, attra
versa, per il primo, la bassae fertile Goscia, raggiunge
il corso del Giuba a Tucullè e si spinge sino a Mansur,
villaggio distante pochi chilometri da Bardera, ma
è impedito di raggiungere questa località, i cui api
temevano ch'egli venisse a vendicare l'assassinio del
l'esploratore von Decken (26 settembre 1865). Il
24 settembre il Ferrandi prende la via del ritorno,
e ai primi del nuovo anno è in Italia, ove pubblica
la relazione del suo viaggio, e tiene a Milano una
conferenza sull'esplorazione del Giube, che desta un
vivo interesse (32).
I risultati di questo primo viario nella vali» del
Giuba non erano stati ouali si Dolevano
desiderare:
— :|
e»
------ 1 *---»• * -*•--------- --- Ir . » » J ; à A t*___
ma il reranat potè aimosirare «gii «mia ai m «io