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I PIONIERI PIEMONTESI NELL'AFRICA ORIENTALE

(1809-1889), 3» Ed., Casa Ed. Marietti, Torino, 1931, pp. 465. Per

altre indicazioni bibliografiche, cfr. Della Valle C., I pionieri ita­

liani nelle nostre Colonie, Roma, C. Voghera ed., 1931, p. 119.

(7) Franzoi A., Continente Nero. p. 165.

(8) In Micaletti R., Sangue italiano in Etiopia, Vallecchi ed., Fi­

renze, 1935, p. 156.

(9) Roma, Tip. di Propaganda Fide, 12 voi. in-4°. I tre ultimi

volumi furono pubblicati dopo la morte dell‘A.

(10) Una lotteria missionaria a Torino nel 1858 e l'inizio dei rap­

porti fra il Piemonte e l'Abissinia, in questa Rivista, N. 5. Aprile

1935-XIII; Ortalda G.. I missionari italiani al Senato del Regno, Torino,

Tip.

Marietti, 1864, p. 82.

(11) Per questa lettera e per gli altri documenti che seguono,

cfr. il Libro Verde Etiopia, in Atti parlamentari, XVI Legislatura,

IV Sezione. Camera dei Deputati (n. XV Documenti). Roma, 1890,

pp. 3-23. Cfr. anche Bizzoni A., L'Eritrea nel passato e nel presente.

Milano, Sonzogno, 1897, pp. 71 e segg.

(12) Traversi L.,

Let-Marefià,

p. 44.

(13) La lettera è stata pubblicata dal Traversi (op. c/t., pp. 86-89).

(14) Augusto Franzoi

(Continente Nero,

p. 162) sembra credere

che la cacciata del Massaia dall'Abissinia sia, più che altro, un epi­

sodio del fanatismo di Giovanni; ma. pur ammettendo che l'odio

deH’imperatore contro i cattolici abbia avuto la sua parte nel triste

episodio, si deve credere che egli odiasse in modo particolare il

Massaia per ragioni politiche, e cioè per il fatto che il Massaia aveva

favorite le relazioni fra l'Italia e Menelik. I doni del Re d'Italia e

della Società d'Esplorazione commerciale di Milano eh'erano stati

promessi a Giovanni, fin dall'epoca della spedizione Matteucci, e

che Gustavo Bianchi gli doveva consegnare, non erano ancora giunti

a Debra Tabor, quantunque l'imperatore avesse ottenuto la libera­

zione di Antonio Cecchi. Giacomo Naretti in una lettera a Pippo

Vigom (Debra Tabor, 28 aprile 1881) scrive che « il re per i suoi

regali se la prese molto male, e il più gran male è che crede che il

nostro re non voglia fare la sua amicizia, ma preferisca invece quella

di Menelik dello Scioa » (Zaghi, I

Fratelli Naretti,

« Rivista Coloniale,

1935, p. 691).

(15) Bianchi G.. Alla terra dei Galla. Milano. Treves, 1884,

pag. 8 segg.

(16) Zaghi C., I

fratelli Naretti

(con lettere e documenti inediti)

(in «Rivista delle Colonie». Roma, luglio 1935. pp. 681 e segg.).

Lo Zaghi, benemerito studioso della storia delle nostre colonie,

pubblica in questo articolo alcune interessanti lettere dei fratelli

Naretti agli esploratori Gustavo Bianchi e Pippo Vigoni, tratte dalie

carte Bianchi, che si conservano nella Biblioteca comunale di

Argenta.

(17) Massaia G.. I miei

trentacinque anni di Missione nell'Alla

Etiopia.

Roma, voi. X I. pp. 118-119.

(18) Per ciò che si riferisce al Piaggia, cfr. Almagii R.,

Corlo

Piaggia e

la

penetrazione

italiana in Etiopia,

in « Riv. delle Colonie

Italiane», 1932, maggio, pp. 210.

(19) Zaghi. Op. cit.. p. 687.

(20) Lettera di Giuseppe Naretti (28 aprile 1881) a Pippo Vigoni.

Dopo questi cenni sui bravi falegnami di Colleretto ParelU mi piace

ricordare altri due artigiani piemontesi, che dimorarono a lungo a

K

hartume furonoamicidiGiovanni Miani. Essi sono MicheteCamos»,

orologiaio, di Torino, e Lorenzo Spada, meccanico, di Pinerolo.

Si ha di loro una lettera scritta al Presidente della Società Geografa

cen l'inventario degli scritti e degli oggetti lasciati dallo Miani

(Boll, della Società Geografica. 1873, dicembre, p. 28). U Correnti,

ricordando, in una sua conferenza, l'opera affettuosa e meritoria dei

due artieri piemontesi, diceva: « I due popolani dimenticati, com'essi

scrìvono, dai

mondo,

e senza

altro

protezione che lo foto

arte,

non

pensarono che al povero Miani. e a conservare la sua sredità iden­

tifica alla patria, che li aveva lasciati senza provvidenza in quelle

remote regioni, dmie pur unno y e tio italiani, e dove è seppellito

il Brocchi» (Boti,

deito

Social8

Geografica

tafana, 1874, p. 448).

La Società Geografica decretò ai due operai piemontesi di Khartum.

Canosso • Sptdi, li

d'argento di htntnwfinTi « Voglit

iddìo-disse il oresidcfitt in duelli circostanzi—che il domto ricordo

trovi vivi e italiani ancora i due nostri corrispondenti spontanei,

che. come non dimenticarono la patria lontana, osti nprtnno. par

(21) Bertacchi C., Geografi ed esploratori italiani contemporanei.

S. A. prof. G. De Agostini ed., Milano, 1929, p. 292.

(22) Cfr. l'introduzione degli Editori al volume di A. Franzoi,

Continente Nero, Torino, Roux e Favaie, 1885, pp. X II e segg.

(23) Al volumetto Aure Africane premise interessanti pagine il

prof. Cosimo Bertacchi, amico di Augusto Franzoi, e ben noto

cultore delle scienze geografiche.

(24) Questa lettera, che Giosuè Carducci scrisse ad Augusto

Franzoi il 18 luglio 1885 da Desenzano sul Lago, è riportata dal

Bertacchi nella sua introduzione al volumetto Aure Africane (p. V ili).

(25) Op. cit., pp. 144-150.

(26) Traversi L., Let-Morefià. Milano, Alpes, 1931, pp. 255-260.

(27) Bertacchi C., Geografi ed esploratori, p. 295.

(28) Cfr. Rossetti C., Storia diplomatica dell'Etiopia durante il

regno di Menelik II, Torino, S. T. E. N., 1910, p. 190. Un amico del

Franzoi, il sig. B. Ferrerò, ex-impiegato delle Ferrovie, mi comunicò

alcuni telegrammi del Sineo al Franzoi e mi forni altre notizie inte­

ressanti. Secondo il venerando dott. Traversi, uno degli errori più

gravi del Governo italiano è stato quello di non aver saputo conser­

vare l'amicizia dell'ing. Ilg. (Cfr. Let-Marefià, p. 316). — Viana M.,

Crispi. L'eroe tragico. Roma, 1923, pp. 111-115.

(29) Continente Nero, p. 322.

(30) Gribaudi P., Un maestro di vita coloniale. Il capitano Ugo

Ferrandi. in «Rivista Geografica Italiana», Firenze, 1928.

(31) Vigoni P., La penisola dei Somali, ne « L'Esplorazione Com­

merciale». Milano. 1891, p. 75. — Nof-:"

coedizione Ferrandi,

«Suppl. al Bollettino della Soc. d'Esp.

commerciale», Mi­

lano, 1891, pp. 137-158.— Ferrandi U., Viaggio nelle regioni del

Giuba, ne « L'Esplorazione Commerciale», 1892, pp. da 35 a 287

passim. La conferenza, tenuta il 20 marzo, fu pubblicata nel fascicolo

di aprile dello stesso Bollettino. — Cfr. anche Ferrandi U ., Gli

Sceck di Bardera, in «Bollettino della Società Africana d'Italia»,

Napoli. 1892, p. 5.

(32) Cfr. Chiesi G.. La cotonizzazione europeo nell'Est-Africa.

Torino, U. T. E. T., 1909, ove sono frequenti gli accenni all'attività

coloniale del Ferrandi.

(33) Roma. 1903. A cure e spese della Soc. Geogr. Italiana,

pp. 433. Il Vannutelli e il Citemi nella loro relazione sulla seconda

spedizione Bottego cosi si esprimono sul Ferrandi, scelto dal Bottego

per dirigere la stazione di Lugh: « Ferrandi da alcuni anni viveva,

quasi da eremita, sulla costa in mezzo a queste popolazioni poco

men che selvagge, vero pioniere della civiltà, adoperandosi con dol­

cezzaammirabile e con rara pazienza, a destare negli indigeni l’amore

per la giustizia e per il lavoro » (Omo, Hoepli, Milano. 1899, p. 23).

(34)

Lugh,

p. 194. Il comandante Sorrentino, R. Commissario j

per la Somalia, conosciuta la vittoriosa difesa di Lugh, emanava un

ordine del giorno per segnalare a tutte le autorità « l'eroica condotta

tenuta dal capitano marittimo Ugo Ferrandi ». — Cfr. Sorrentino G.,

Ricordi del tienodir,

1912, p. 40.

Durante la sua breve permanenza in Lugh, il Bottego aveva fir­

mato trattati di amicizia col sultano di Lugh, cogli scech e notabili

dei Di-Godia non soggetti al sultano suddetto e ricevuto dichiara*

zioni di sottomissione all'Italia dei Garra-Ganana e dei Garra-Marra.

Il Ferrandi continuò l'opera del Bottego, ricevendo la sottomissione

della grossa tribù dei Merehan (17 febbraio 1896), dei Bon Merehan,

degli Auionto e degli Aulian (3 marzo 1896). Cfr.

Trattati,

convenzioni,

accordi, ecc., pp. 488-503.

(35) Coronaro E..

Lo Migiurtina

ed

il territorio del

Nego/. (Mono­

grafie delle Ragioni della Somalia, n. 2). Torino. De Agostini, 1927,

p. 59. Come è noto i sultanati di Obbia e dei Migiurtmi furono defi­

nitivamente conquistati e posti sotto H diretto dominio dell'Italia

da S. E. il Conte Cesare Maria De Vecchi di Vai Cismon, i cui ami

di governo nella Somaliasonostati i più proficui per la nostra colonia.

(36) Chiesi G .. Op. cit.. pp. 252

e

545.

Per

la

dittografie

su

Ugo

Ferrandi, come degli altri esploratori di

cui

ho

trattato,

d r.

Della

Valle C ..

I pionieri italiani nelle noto*

Colonie.

Appunti storico-biblio­

grafici. Roma. Voghera ed., 1931.

(37)

Su

Baudi di

Vesme, cfr.

Grìbeudi

P.,

K come Enrico

laudi di

Marnee

i

suoi

viaggi

netto Somalia,

in «A tti

del Primo Congresso di

Studi Coloniali », Firenze. 1931. Pari tuoi scrittie per altre nottole

bibliografiche, cfr. Dalia Vada. Op. de. p.

80.

La nuova rsladowa