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olio, f 1' acquerelli riflettono questa intensa

.sonanza del paesaggio, queste vibrazioni che

-, si compiace di fissare come altrettanti con-

-ippunti. m altrettanti accordi.

Ed alla sua sensibilità visiva corrisponde in

guai misura la sensibilità uditiva. La gustosa

:erca, l'intimo piacere per gli amalgami stru­

ttali come per le armonie; perfino nelle lezioni

-ttate agli allievi ed in quegli studi, rimasti

l’essi mediti, sul « cromatismo » e la tonalità

trna.

Unviaggioal Cairo, come direttore d’orchestra,

;i suggerisce una visione: « Paesi lontani », Sin

quando è studente di composizione al Liceo

eseguire

in

un saggio: «Andalusia», in cui

uttua

il voluttuoso dima iberico. Talora è il

olorito

psichico di un personaggio, di un dato

uto

d'ammo,

quale si ha nelle liriche per canto

orchestra: « Satana », « II suicida », « La notte

i

battaglia

», che ci fa pensare a un Victor Hugo

a

un

Maupassant. Altra volta è un ambiente

oto

nello spazio e nel tempo: cosi nella Can-

per

coro

e

orchestra « La vergine di Oreb *

il Codino

scrisse come saggio di licenza della

la

di

composizione.

Si comprende così come egli abbia una singo­

l i predilezione per la fiaba, per quel che essa

ia di pittoresco e pel contrasto che essa im-

dica fra le ingenue ed illusorie immagini e la

ealtà.

«Nino e Ninetta» eseguita al Circolo degli

Misti fin dal 1895. « Mondo piccino» rappresen­

to al Vittorio Emanuele, in una stagione ove egli

nomato a concertare gli spettacoli, si vedeva

sciamato nella duplice veste di direttore e di

zmpositore, non solo per questo lavoro, ma per

I suo dramma lirico « La Creola», di cui diremo

ra poco, « La canzone del filo », fiaba mimo-

ortografica allestita al teatro alla Scala nel 1901,

t «L'orco burlato ». costituiscono un bel reper­

torio ricco di fantasia e non mai superficiale. Le

melodie graziose od appassionate, i bei ritmi di

danzanon si limitano ad una voluttuaria creazione,

na illustrano e spiegano in certo modo tanto i

protagonisti quanto l’impressione che lo spetta­

tore ne riceve. Musica che rivela il di dentro e

Idi fuori, nel tempo stesso, della vicenda.

E da questa visuale antagonistica scaturisce il

unico, il grottesco, magari, come nel «L'orco

toriato ». La sensazione che dà a chi vede ed

■scolta questa figura di mostro non può essere

de diametralmente opposta a quella dei prota­

gonisti delia vicenda: e le ansie, le paure, il ter­

rore loro ridicolo non condurre inevitabilmente

alla catastrofe, ma all'unica prevedibile soluzione:

all'improvviso barbaglio di luce che romperà la

livida bruma, per lasciar apparire un lembo di sole

azzurrino ed un letificante raggio di sole.

« Donna Fabia », eseguita al Circolo degli Ar­

tisti nel 1892, riflette questo lato umano del

musicista, questa concezione serena della vita,

vista da un osservatore intelligente. È un'opera

comica: il riflesso e la manifestazione della gio­

vialità di Federico Cotiino, di quella cordialità

familiare ed arguta che fa di lui un amico leale e

che talora si manifesta con uno spirito acuto d'in­

dagine degli uomini - e pur sempre benevola - e

delle cose. Poiché il senso dett'umorismo è in lui

innato:quale lo ritroviamo ancheneimomentipiù...

drammatici di una amichevole discussione. La sua

arma è la freddura. II freddurista impenitente

allora non abbandona la vittima, ma una volta

aggredita, la conduce... crudelmente al supplizio,

nè la lascia se non quando la vede morire

stupefatta... nel riso.

Tra l’opera comica, la musica sinfonica e la

fiaba sta il compositore melodrammatico con

« La Creola ». Su di una trama poetica di Luigi

Alberto Villanis, il Collino affronta, come abbiamo

visto, il pubblico giudizio nel 1898 con un lavoro

testimone di un musicista sicuro, il quale, non

insensibile all'evoluzione dell'opera dall'ultimo

Verdi in poi. sa però reggersi con forze, con­

cezioni ed intenti proprii.

Signorilmente contenuto, ha tuttavia momenti

di calda espansività. G li spettatori del tempo, fra

cui lo scrivente, ricordano le liete accoglienze che

i torinesi gli riservavano, e ritornano con piacere,

colla memoria, ad un « intermezzo » intessuto su

di una patetica melodia di violoncelli che poi pas­

sava, via via ampliandosi a tutto l'ente orchestrale.

Non aveva errato la Commissione aggiudica-

trice del concorso Steiner ponendo « La Creola»

in prima linea. Purtroppo, vicende editoriali e la

difficoltà grandissima, specie allora, di muovere i

primi passi sull'erta ascesa del teatro lirico, impe­

dirono al lavoro di percorrere quella carriera che

in più favorevoli condizioni non sarebbe mancata.

Ma era forse destino che nè il direttore d’or­

chestra. nè l'operista dovessero esulare dalla città

d'adozione.

Poiché due anni appresso .

e cioè nel

1900, Federico Collino che già era stato professore

di oboe al Liceo - cattedra affidatagli appena diplo­

mato a pieni voti - era chiamato ad un grado più

alto: ad insegnarvi armonia e contrappunto.

Giovanni Bolzoni dava cosi all'allievo predi­

letto una prova saliente della sua considerazione.

E di quanta stima godesse l'artista anche presso il

nostro Comune, lo prova il fatto che, ritiratosi

per ragioni di salute e di età Giovanni Bolzoni,

egli veniva incariato di reggere interinalmente

l'istituto colle mansioni di prima e coll'obbligo

della fuga e della composizione: mansioni del resto

che il direttore già aveva lasciate da alcuni anni

nelle sue mani.

La direzione interinale di Federico Collino durò

ben sette anni, fino alla nomina di Franco Alfano.

O ltre un quarantennio di lavoro, nel quale si

fusero armoniosamente il senso pratico e la genia­

lità: una missione di artista e di educatore insieme.

• • •

. ' O S P E D A L E A M E D E O DI S A V O I A

L

a prima idea di un Ospedale di isolamento in

Torino spetta al comm. dottor Candido Ra-

mello, per molti anni capo dell'Ufficio di Igiene,

*1*cui memoria è stato intitolato il ponte sulla Dora

presso (‘Ospedale ed ii movente fu l'epidemia di

colera del 1884. Non essendovi in quel tempo alcun

locale adatto e disponibile si dovette ricorrere al

Ccttolengo il quale mise a disposizione un ampio

fcbbricato in corso Principe Oddone detto « la vini­

cola ». Si formò pertanto un Comitato generale, che

fu rappresentato da un Comitato esecutivo. Prima

di ogni altro volle contribuire alla raccolta dei fondi:

Sua Maestà il Re Umberto con L. 160.000; l'Opera

Pia di San Paolo diede L. 100.000; la sottoscrizione

pubblica fruttò L. 30.000. Costituitosi così un fondo

di L. 290.000si decretò l'erezione dell'Ospedale con

quattro padiglioni per la cura dei vaiolo, difterite,

scarlattina e tifo, oltre i

locali accessori.