GIUSEPPE DE MAISTRE
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su quello di Napoleone? In Russia, nel I809, aveva
scritto un Essai sur le principe générateur des consti-
tutions politiques et des autres institutions humaines.
Nel 1817, di passaggio a Parigi, gli parve che quello
studio fosse di attualità e provvide quindi a pubbli
carlo insieme con le Considérations, di cui infatti può
ritenersi un’appendiceo, meglio, un complemento(l3).
IV.
Il 7 marzo 1797 giunse a Torino e vi rimase, con
una pensione assegnatagli da Carlo Emanuele IV, sino
alla caduta della monarchia. Scrisse allora (1798) le
Réflexions sur le protestantisme dans ses rapports avec
la souveraineté, mentre seguiva da lungi la propaganda
massonica di Claudio Saint Martin. '* J ’ai achevé la
copie de trois discours à l'usage d’une societé d’Illu-
minésfran^ais. J ’avais commencé cetravail le 17 juillet
et ayant tenu note du temps que j ’y ai employé j ’ai
vu que j ’y ai mis 38 h. 13 minutes ".Così il
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dicembre
1797. Il 22 gennaio 1799 era, con la sua famiglia, a
Venezia.
Già l’Europa accingevasi a nuova guerra e, questa
volta, con l’aiuto diretto della Russia. Il De Mai
stre, recatosi a Padova, vide sfilare le truppe del
Souvorow, calme e sicure, precedute dalle loro imma
gini sacre, al ritmo grave delle loro canzoni. " Un
Italien m’a contéqu’un Russeavaitdemandé s’ilyavait
encore loin jusqu’à Paris et que, sur la réponse qu'il
y avait encore 600 milles à peu près, il avait répondu
très sérieusement: Ah! Dieu soit bèni! À la fin nous
y sommes ” . Barbari, • tueurs plutót que soldats ” ,
sorpresero il nemico con l’impeto selvaggio degli
assalti alla baionetta. Il 26 maggio il Souvorow entrò
nella capitale sabauda e poscia disperse l’esercito del
Macdonald alla Trebbia e quello del Joubert a Novi.
Quale entusiasmo nelle Lagune! Il De Maistre aveva
passato il suo tempo scrivendo qualche opuscolo di
carattere satirico contro i Francesi.
Ora
si
sentiva
in vena di scherzare: “ Il est remarquable que j ’ai
pris la fièvre le 2 juillet et le 2 aoQt et que chaque
fois j ’en ai eu
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accès: l’ordre est partout ” . Il
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set
tembre era di
nuovo a Torino e
qui,
il 19, ricevette
la
notizia
che il Re,
allora
in
Toscana, lo aveva nomi
nato
Reggente in
Sardegna
su
proposta del marchese
Thaon di Revel S. Andrea. Il nuovo ufficio, compren
dendo
la direzione
della Grande Cancelleria, la pre
sidenza della Reale Udienza e la carica di Giudice
supremodell'Ammiragliato, facevadi lui. col cospicuo
stipendio di 20mila lire, il primo funzionariodell’isola
dopo il Viceré, cioè dopo Carlo Felice.
Vera dunque di che consolarsi! Tuttavia, poiché
speravaancora il portafoglio degli esteri, si feceatten
dere per qualche mese nell’isola e solo il 12gennaio
1800finalmente giunse a Cagliari, adorno della croce
dei Ss. Maurizio e Lazzaro che Carlo Emanuele gli
aveva data nell’ottobre a Firenze. La Sardegna era
unpaeseprimitivo, minacciatosempredai Barbareschi,
dai Francesi e anche dagli alleati britannici: per ben
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governarla in quelle circostanze occorreva un braccio
forte e un carattere fiero. Carlo Felice non fu soddis
fatto del nuovo Reggente e lo giudicò " une téte
légère ” e “ un esprit superficiel et peu solide ” .
Gli spiacevano le sue arie da oracolo, la mania di far
colpo, l’imprudente criticare, per posa, a destra e
a sinistra. „ Il dit tantót blanc et tantòt noir comme
l’occasion se présente ” . Ma come collocarlo altrove
dacché il Piemonte era stato annesso alla Francia?
L ’occasione venne nel 1802, quando il conte di Vai-
lesa abbandonò l’importante ambasciata di Pietro
burgo. Promoveatur ut amoveaturl II De Maistre accolse
con gioia, il 23 ottobre, l’annunzio di qjesto suo
trasferimento dalla magistratura alla diplomazia, di
questa “ bonne fortune ” così a lungo attesa, ma ciò
non gl'impedì di darsi poi l’aria d'essersi sacrificato!
Sua moglie e suo fratello Nicola erano tornati, nel
settembre, in Savoia approfittando, come molti altri,
della legge dell'anno X ° sugli emigrati. Egli protrasse
la partenza sino all* 11 febbraio 1803. "Tan tó t il
n'étend qu'une reponse, tantót c’est un'autre chose,
mais enfm c’est qu'il est Savoiard et veut toujours
attraper quelquè chose de plus ” (14). Carlo Felice
aveva la parola forte, ma v’era pur sempre quella
mezza speranza del portafoglio degli esteri! Perchè
in Russia non potrebbe andare il Chialamberto? Co
munque, abbandonata finalmente la Sardegna ed osse
quiato a Roma Vittorio Emanuele I, il 22 marzo prese
la via di Vienna per proseguire di là verso Pietroburgo,
dove lo aspettava suo fratello Saverio ch'era venuto
in Russia con l'esercito del Souvorow e viveva allora
signorilmente facendo il pittore.
V.
Il 14maggio confidava ai suoi Carnets: " En moins
de trois mojs j’ai été présenté au Pape,
à
l’Empereur
d’Allemagne et
à
l’Empereur de Russie. C’est beau
coup pour un Allobroge qui devait mourir attaché
à
son rocher comme une huftre " . Lo introdusse nei
salotti eleganti il duca di Serracapriola, ambasciatore
napoletano, marito di una principessa Viarensky e
imparentato quindi con le più grandi famiglie dell’lm-
pero.
Ma allora, nel lusso strepitoso ddl'immensa
metropoli e nella magnificenza asiatica della Corte
imperiale, il rappresentante allobrogo d'un Re quasi
privo di regno non potè non sentirsi umiliato con le
sue poche decorazioni e coi suoi limitatissimi mezzi.
" Les dépenses me font toumer la téte: je n’entends
rien à l'économie. De ma vie je n'ai su le prix de
rien ” (15). Incominciò col premettere un De
al
proprio nome ch'era soltanto Maistre e riuscì, non
senza fatica, ad avere la Gran Croce dei Ss. Maurizio
e Lazzaro, ma, quanto al danaro, il Re, che passava
una pensione anche
a
sua moglie, non era in
grado
di fare di più ed anzi, vivendo coi sussidi
di Pietro*
burgoe di Londra, non poteva neppur
pagaresempre
con puntualità.
Questo era di certo spiacevole •
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