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É da considerare che in questo secolo l’odonto­

iatria è in piccola parte scienza per opera di chirurghi

e di dentisti innovatori, ed in gran parte ciarlataneria

per opera di cavadenti, barbieri, e spacciatori di

elisiri filodontici. Di quest’ultima categoria parecchi

non sapevano nè leggere nè scrivere.

La teatralità della composizione, la festa di colore,

la gioia di movimento, e l’insieme di letizia che si

osserva nei quadri e nelle stampe torinesi particolar­

mente della seconda metà del Settecento è dovuta,

stando agN storici, alla vita gioconda che rifuggiva,

almeno nell'apparenza, ai fastidi, ricercando invece le

delizie in un’epoca già avviata fatalmente al tramonto.

Il popolo pare tragga ragione del suo dolce far niente

stringendosi in capannelli attorno ai vart ciarlatani.

Una delle piazze di lavoro era quella del Castello,

la quale, per gli edifìci che la delimitano, era consi­

derata dal " cavaliere Bernino Romano " , evidente­

mente con un po' di esagerazione. • la più bella

veduta che trovar si possa in Italia " .

• Il Castello, scrive Mario Gromo (7), era lam­

bito dal rusculaccio Dòira, che berline e postiglione

facevan schizzare sui Gelindo e sui Gianduja. imbam­

bolati prf gli sproloqui dei dulcamara, del venditore

di pappagalli o di quegli che aveva li scampoli di

broccato” *

Questa cronaca ci riporta ad esatte informazioni

che ricavo dalla Guida de’ Forestieri per la Reai Città,

del Craveri, 1753: " Piazza Castello - Che è

circondata da Portici, e Palazzi d'architettura uni­

forme. con Botteghe mercantili. In questa Piazza si

usano fere i Fuochi di gioia in occasione di pubbliche

DENTISTI ED EMPIRICI NEL SETTECENTO TORINESE

o del cantone: ad es. isola di S. Apollonia, di S. Luca,

cantone di S. Lorenzo, sul quale ritornerò ampia­

mente in seguito, della Rosa Rossa, della Trinità, ecc.

Nella guida Derossi alcuni nomi sono preceduti

da un segno tipografico, che si suppone significare

la residenza fissa a Torino, resa certa quella di

BERTERO e di BOSCHETTI.

Da questo elenco possiamo trarre alcune consi­

derazioni. L ’Università degli Studi di Torino ha con­

cesso diplomi per l'esercizio odontoiatrico in numero

assai scarso. Durante quarantadue anni i dentisti

nette: ora deliziosamente caricaturali, care agli ar­

tisti ed al pubblico lezioso del secolo, ora dolorosa­

mente realistiche. Si tratta in gran parte di ciarlatani,

di cavadenti, di venditori di rimedi e di occhiali, ecc.

La loquace disinvoltura, l’abito sovente sfarzoso, i

cartelloni laudativi persuadevano sempre nuovi pa­

zienti aii'acquisto del mirabile unguento, del balsamo

contro tutti i mali, del grasso umano antireumatico,

del liquore filodontico, della polvere dentifricia, o

di affidarsi ciecamente alle umanitarie e disinteres­

sate! cure dell'operatore piazzaiolo.

Fig. I.

Prospetto M lt P la n a C is ttlio

(Inc. del conte Ignazio Sctopis di Borgostura - Biblioteca Reale)

autorizzati sarebbero stati undici (popolazione circa

80.000). Fra questi non vi figurano CORNELIO (eser­

cente forse in Toscana) e SALES (non ancora diplo­

mato), ricordati invece dai giornali, perchè in date

posteriori. Inoltre l'abusivismo professionale doveva

pesare alquanto sulla categoria, sia dal lato culturale

che economico. Ciarlatani e praticanti empirici da

piazza, autolaureati delle più famose Università di

Europa, autodecorati di smaglianti ordini cavallere­

schi diffìcilmente controllabili, autoeletti membri

delle più ambite accademie di medicina, e frati cava­

denti, i quali senza rumore traevano profitti per il

convento, rappresentavano dei concorrenti ricer­

cati sopratutto dal popolino che anelava una sol cosa:

di liberarsi al più presto dal mal di denti.

Fig. 2.

Veduta M ia P la n a di t . Cario vorao II Palano Koala

(Inc. Sclopis)

Esercizio odontoiatrico nella pubbliche piazza

Babini inizia un suo contributo storico sull'icono­

grafìa odontologica (6) affermando che " ci faremo

un'idea falsa dell'arte dentaria se ci limitassimo all'e­

same delle opere classiche e dei grandi dentisti. Ogni

altra fonte può essere utile per completare le nostre

conoscenze, e l’iconografìa dentistica è una fonte

assai viva e necessaria per la nostra arte " .

L’attività sanitaria ai!'aria aperta, in piena luce e

al cospetto di popolo si esplicava secondo il noto

stile del dulcamara. Musei e raccolte private abbon-

olio e di stampe (fra gli italiani:

Guidotti, Vasi, Sdopis

gustosissime sce-