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L'EPOPEA GARIBALDINA NEI GIORNALI UMORISTICI

Dal

“ Fischietto „

Il

Fischietto,

che pur non ha risparmiato al Cal­

dini i suoi consigli per una lettera imprudente ed

infelice da lui scritta, gongola di gioia quando Gari­

baldi e Cavour si stringono la mano in segno di pace,

e quando Caldini, Garibaldi e papà Camillo, per l ’in­

tervento di un’alta influenza, si riconciliano. Assai gu­

stosa è la caricatura del

Fischietto

in cui l'Italia ha sulle

ginocchia Vittorio Emanuele che accarezza la barba a

Garibaldi vestito da pellegrino, mentre Cavour, con

le braccia incrociate, in atteggiamento da santo, sor­

ride beato alle parole: “ Pax vobis

Anche nel­

l'Arlecchino di Firenze è espresso, in quell’occasione,

in un disegno il medesimo concetto. La Pace simbo­

leggia l ’Italia madre che prende per una mano Cavour

e per l ’altra Garibaldi dicendo loro: “

Figli miei, per

amor mio, deponete ogni dissidio ",

ed essi: " Sì,

madre nostra, per te facciamo tutto

” .

Anche Aspromonte è pei giornali umoristici un

tasto doloroso che non permette loro di scherzarvi

attorno.

I fratelli hanno combattuto contro i fratelli. Il

leone è ferito. Il sorriso sfiora appena nei giornali

umoristici: sotto deesso si cela un cupo dolore. Non

tutti questi giornali avevano sempre favorito le gene­

rose impazienze di Garibaldi per Venezia e Roma. Il

Fischietto,

che non aveva idoli, non aveva risparmiato

all'eroe consigli di prudenza. Quando Garibaldi

piombò improvvisamente a Palermo, una caricatura

del

Fischietto

colse Garibaldi che, col motto ** Romao

morte ” , cercava di allettare la Sicilia, che invece si

rifugiava nelle braccia dell'Italia sostenendo che finché

non lo avesse detto il Re a mamma (l'Italia) e mamma

a lei. essa non si sarebbe mossa.

Sei giorni prima di Aspromonte uscì un disegno

a descrivere lo spavento di tutti alle mosse di Gari­

baldi che giudicavano pericolose. Dopo Aspromonte,

Fai scrivere sui giornali

Che mi han fatto a Caprera i funerali

Dal dì che fui ferito ad Aspromonte

Rappresento l'Italia e tu il Piemonte.

Anche la Convenzione di settembre offrì motivo

al

Lampione

di sfoggiare lo spirito suo caustico. Gu­

stiamo. tra le altre, la caricatura di Stenterello al

“ trogolo (Garibaldi porta a battesimo come com­

pare. la nuova capitale, Firenze, personificata in Sten­

terello. L'Italia fa da comare. Napoleone III fa il bat­

tezzare. Peruzzi il sacrestano, Lamarmora la leva­

ti) Anni fa il Museo potè acquistare da un antiquario della città

la raccolta completa delle tavole del Matarelli di cui alcune sono

nnoite alla curiositi ed all ammirazione dei visitatori.

il

Fischietto

fu assai pungente

contro Rattazzi, che aveva prima

blandito per reprimere poi, e

mostrò grande pietà e reverenza

per il ferito.

Ma sulle varie vicende della

questione romana vi fu un gior­

nale saporitissimo nelle caricature

e nello spiritoso commento, il

Lampione

di Firenze. Nato nel '48

illuminò pure il '49: poi per un­

dici anni la luce del

Lampione

fu

spenta: riaccesa nel '60 durò fino

al '65: tornò a splendere nel '66

per spegnersi nel '68; riapparsa

nel '69 ebbe vita finché, nel

17,

si spense definitivamente. Ebbe

nel suo periodo aureo la fortuna

di trovare in Adolfo Matarelli

(Moto) unartista genialissimo nelle

trovate e maestro nel disegno(I).

Per il

Lampione

Garibaldi fu un

Dio: lo seguì esultante in tutte

le sue tappe, in tutti i suoi trionfi.

Chi fece le spese, nelle sue caricature, fu Re Bomba.

Per la questione romana Matarelli ebbe spunti feli­

cissimi.

Specialmente dopo Aspromonte il

Lampione

si di­

mostrò feroce contro Rattazzi, che si vantava di

avere domato il leone. Rattazzi, in una caricatura, è

personificato in Caino, Garibaldi in Abele. Assai

felice è la serie dantesca. Abili disegni e gustose

parodie di versi si integrano. Garibaldi, personificato

in Dante, è guidato dall’Italia nella città di Dite. Nel­

l ’ingresso l'affrontano i diavoli Rattazzi e Capriolo.

Con spietata sferza la caricatura del

Lampione

col­

pisce Napoleone III. l ’ostinato guardiano di Roma.

Garibaldi travestito da Centauro saetta Napoleone III

immerso nella palude. In una caricatura assai signifi­

cativa Garibaldi dice a Napoleone III: ”

lo ti ho chiesto

Roma da guerriero, gli altri da lacchè

” . Un giornale

torinese, la

Costituzione,

divulgò un giorno la falsa

notizia deH'improvvisa morte di Garibaldi. Il

Lam­

pione

fece uscire una tavola in cui Garibaldi tirando

le orecchie a Gianduia gli diceva argutamente: