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L’imposta di consumo sui materiali

per costruzioni edilizie in Torino

L

’imposta di consumo sui materiali per costruzioni

edilizie interessa dal triplice punto di vista

tecnico, fiscale, economico.

Da quello tecnico è ovvio, datane la natura e

l ’oggetto, necessitando per la sua applicazione organi

specificatamente tecnici.

Le statistiche (I) sul loro consumo, come peraltro

quelle d’ogni altro genere hanno grande valore d’in­

dice economico. Con l ’osservare la curva delle riscos­

sioni avvenute dal 1904 al 1933 (diagramma n. I) pos­

siamo fruttuosamente indagare sull’andamento della

vita economica, notare il succedersi di periodi di

crisi e di prosperità; quando ci s’addentri in maggiori

particolari si nota l'alternarsi di intensa attività co­

struttiva in fatto d’abitazioni per sopperire a defi­

cienze causate dall’urbanesimo (immigrazione) o dalla

pressione demografica naturale (nuzialità, natalità)

con periodi di maggior costruzione nel campo indu­

striale, indice evidente d’incremento della produ­

zione; le curve delle costruzioni civili ed industriali

presentano, infatti, un andamento ben diverso; al

salire dell'una corrisponde sovente lo scemare del­

l'altra; il colossale sviluppo industriale dovuto a ne­

cessità belliche balza evidentissimo dall'esame del

diagramma n. 2 riferendosi agli anni di guerra.

Dal punto di vista finanziario l ’interesse appare

grande sia per l ’entità del gettito, sia per le moda­

lità di tassazione. Il metodo della liquidazione del

tributo acomputometrico sulla fabbrica ultimata vige,

nella nostra città, dal 1910; la sua continuità ci spinge

a soffermarci sulla quistione; e poiché essa è indisso­

lubilmente inquadrata nel complesso della materia

daziaria di cui segui le vicissitudini, ci occuperemo

del dazio in generale, delle successive sue trasforma­

zioni, per poi restringere il campo delle nostre osser­

vazioni alla nostra città ed alla sola categoria dei

materiali per costruzioni edilizie.

• • *

I

tribu ti sui consumi locali (2), balzello tradizio­

nale quanto mai in ogni luogo, costituirono sempre e

costituiscono tuttora di gran lunga il maggior cespite

di reddito per i bilanci comunali.

Essi furono dapprima d'istituzione governativa

(bevande, carni, riso, grassi, zucchero) con bcoltà

ai comuni entro dati limiti d’imporre addizionali ai

dazi governativi, di tassare generi dal governo lasciati

esenti (commestibili, mobili, materiali da costruzione,

generi diversi) e di emanare regolamenti particolari.

Molte e di varia natura furono le critiche mosse

negli scorsi decenni al dazio.

All'azione degli studiosi tenne dietro quella del

legislatore per cui la materia venne frequentemente

subendo modificazioni. La maggior parte di queste

peraltro, si ebbe nelle aliquote, per motivi contin­

gentali di natura finanziaria, cioè per il crescere o

lo scemare dei bisogni dello Stato e dei comuni.

Le varie disposizioni in materia furono coordinate

nel T. U annrovato con R. D. I4-IV-I897, n. 161,

quindi, dcyo varie modificazioni, nuovamenteunificate

col R. D. 23 settembre 1923, n. 2030, sul riordina­

mento dei dazi interni di consumo e col regolamento

generale (R. D. 25-11-1924 - IV, n. 540).

Queste ultime disposizioni rendevano obbligatoria

la tassazione dei materiali edilizi a computo metrico

e tolsero ai dazi ogni carattere protezionista prescri­

vendo la tassazione di tutti i generi in egual misura

alla produzione entro cinta ed all’introduzione.

Gli inconvenienti notati nel tributo daziario ven­

nero così gradatamente attenuandosi ma non scom­

parvero se non nel 1930. Venne in quell’anno la

materia radicalmente e genialmente innovata col

R. D. 20-111-1930- Vili, n. 141 che ruppe ogni indugio

ed ogni nostalgico legame col passato.

Con l ’abolizione delle cinte si estese a tutto il

territorio d'ogni comune lo stesso metodo di riscos­

sione e si colpirono in pari tempo indistintamente

tu tti i consumi.

Il tributo daziario sui materiali edilizi, il gas-luce

e l ’energia elettrica, per la riscossione del quale già

si prescindeva dalla cinta, venne incorporato nel com­

plesso delle nuove imposte di consumo senza subire

grandi modificazioni.

Dopo un biennio di felice esperimento e d’intensi

studi le imposte di consumo vennero definitivamente

sistemate col Testo Unico per la finanza locale ap­

provato con R. D. 14 settembre I93UX, n. 1175

(articoli dal 20 al 100).

Il T. U., entrato in vigore il I* gennaio 1932, e

le norme interpretative apportarono, per la nostra

categorìa, una notevole chiarificazione, col sostituire