Table of Contents Table of Contents
Previous Page  36 / 1769 Next Page
Information
Show Menu
Previous Page 36 / 1769 Next Page
Page Background

L'EPOPEA GARIBALDINA NEI GIORNALI UMORISTICI

#>•

Il vero nome di Garibaldi è

Garibaud. Se fosse italiano, come

si pretende, non sarebbeun gran­

d'uomo. Non vi sono grandi uo­

mini che in Francia. Garibaldi è

nato nel mio paese, nella verde

età di undici anni. La suafamiglia

è ricca, ma onesta. Quand'era­

vamo ragazzi, giuocavamo in­

sieme alla trottola, lo volevo

diventare un grande guerriero,

un terribile generale. Ma Ga­

ribaldi mi disse: — Lasciami a

me questo mestiere, io non sono

buono ad altro. Tu col tuo gemo

immenso puoi fare ben altre

cose, — allora io gli diedi le

istruzioni necessarie. Che l’Eu­

ropa, il mondo intiero lo sappia!

Garibaldi non hafatto nulla senza

i miei consigli, lo gli consigliai a

battersi in America ed egli lo

fece. A Roma agì per mio con­

siglio. Si fu colle mie istruzioni

che vinse a Como, ed a Varese.

E a me che deve la conquista

della Sicilia, lo sono la testa;

Garibaldi è il braccio.

Così il tramonto della

monarchia borbonica tro­

va in taglienti bizzarrie

del Teia felici illustra­

c i ’

» Arlecchino „

di

Napoli

alle loro voci, ascolta solo quella di Circe che è

l ’Italia. Suona per la dinastia borbonica la campana

di morte. Il Borbone, raffigurato in un cinghiale preso

tra due fuochi, non ha più scampo: da un lato Gari­

baldi in travolgente marcia colla sua muta di cani;

dall’altra il generale Fanti coi cani regi.

Garibaldi entra trionfante a Napoli tra le accla­

mazioni del popolo al liberatore. Quando, donato il

regno conquistato e respinto ogni compenso, Gari­

baldi si rifugia a Caprera, il

Fischietto

raffigura l'Italia

che dice alla storia: "

Scrivi dell’eroe che

stanco

per

le tante vittorie per pochi istanti riposa e nota t mille

e mille suoi prodi che da valorosi morendo volano al

tempio dell eternità

Il

Pasquino

nel 1860 mantiene maggiore riserbo.

La caricatura nel disegno ha carattere piuttosto mon­

dano e municipale. Ma non mancano le allusioni ai

fasti dell'epopea garibaldina. Naturalmente Garibaldi

vi occupa sempre il posto d’onore. Gustose special-

mente sono le riviste trimestrali in cui Teia illustrava

le cose del giorno. Nel “ Soliloquio del mio parruc­

chiere " sono il 10 giugno esaltati con gusto gli avve­

nimenti di Sicilia di cui Garibaldi è il protagonista.

Anche il testo è pieno d’umorismo. Saporiti sono gli

attacchi contro le millanterie di Alessandro Oumas,

che nel suo giornale

L'Indipendente

attribuisce a sé i

meriti di Garibaldi. Il 19 agosto il Pasquino ci dona

un brano di una biografia inedita di Garibaldi scritta

dal Oumas. Eccola:

zioni.

Ma questo caustico

caricaturista, impareggia­

bile nel cogliere con nobiltà d’intenti e con vena co­

mica felicissima i momenti più solenni della vita poli­

tica ed i tipi più rappresentativi, si rivelò vero artista

quando più tardi ricostituì in ottime sintesi le tappe

del Risorgimento. In queste pagine di vita italiana, la

matita di Teia si sbizzarrisce in chiari simboli o in

arditi translati tolti dalla storia antica, o ritrae per­

sonaggi noti contraffatti bensì nei lineamenti, nei

costumi e nelle mosse, ma mai dati in modo volgare,

così che il lettore non solo appaga l ’occhio ma sotto

il sogghigno apprende una situazione, corregge un

fallo, s’infervora per un'idea buona.

In questi quadri sintetici Garibaldi appare sempre

in prima linea e sotto simpatica luce. Così, ad esempio,

gli ardimenti garibaldini per una pronta soluzione

della questione romana, trovano sempre nel Teia un

chiaro e spiritoso interprete.

La “ via crucis " che condusse la capitale da To­

rino a Firenze e da Firenze a Roma fu riprodotta, nei

suoi momenti più caratteristici, in un album speciale

intitolato: Da Torino a Roma - Ventitré anni di viaggio.

Alfabeto di Pasquino compilato da Teia. edito nel di­

cembre 1870 a Torino. I vart quadri rappresentano

le ovazioni dei Romani nel '48 a Pio IX; Meneghino

che per cinque giornate bastona gli austriaci mentre

Gianduia corre, oltre Ticino, a far sentire la sua

musica; Garibaldi che a Roma è beccato dai Galli;

Cavour che manda i bersaglieri in Crimea e poi va a

Plombières a tessere con Napoleone III la tela dei