L'EPOPEA GARIBALDI
, \
NEI GIORNALI UMORISTICI
trice, e Gianduia il fiaccheraio. Garibaldi vuole che
il neonato si chiami
Provvisorio,
perchè intende dopo
due anni di essere compare di una bambina che si
chiamerà
Roma capitale d'Italia.
Nel '66 Garibaldi appare nel
Fischietto
come l'ar
cangelo Michele colle sue coorti accorrente in ap
poggio ad una santa causa. Lieti sono gli auspici. Una
magnifica allegoria ci presenta Garibaldi e Vittorio
Emanuele in pellegrinaggio a San Martino dove i
caduti, presaghi dei nuovi trionfi, si alzano dagli avelli
ad acclamare gli eroi di Palestro e di Varese. Ma piom
bano le ore grigie. Nei giornali umoristici si sentono
accenti di amarezza per Custoza, satire contro Per-
sano. sarcasmi contro Napoleone III; tra lo smarri
mento traluce qualche pagina inneggiante alle sfolgo
ranti vittorie garibaldine sul Trentino ed al generoso
sacrifìcio dell’ “ Obbedisco ” .
Poi altra tappa dolorosa della questione romana.
Nel settembre del 1867 Garibaldi si muove per Roma,
ma arrestato a Sinalunga è condotto prigioniero nella
fortezza di Alessandria. Alla notizia il
Fischietto
si
sente opprimere dal dolore. Ma la sua missione di
ridere anche quando bisogna piangere gli inspira
scherzevoli dialoghetti.
In una caricatura Garibaldi, condotto nella pri
gione di Alessandria da Napoleone III camuffato da
maresciallo dei carabinieri, trova Rattazzi carceriere
e gli dice seccato: "
Sempre voi, Eccellenza, che io
in
contrai
sul mio cammino " . " E per onorare la mia
patria della vostra presenza
” , risponde Rattazzi: e
Garibaldi ribatte: “
Permettete allora che io vi rin
grazi
” . Ma Rattazzi schermendosi: "
lo non ci ho
merito, generale, ringraziate il maresciallo
” .
Anche Teia, che domina nel
Pasquino,
si sbizzarrisce
colla sua matita nell’esaltazione dell'indomita pas
sione di Garibaldi per Roma.
Ecco qui un atto di opera italiana, in tanti schizzi
musicali. L’opera è il Barbiere di Siviglia. Roma è
Rosina che si dice annoiata di Don Bartolo, ma assai
apatica. Garibaldi è Almaviva, innamoratissimo di
Rosina, tenore furioso: Napoleone è Don Basilio,
ostinato nemico degli amori di Almaviva. Rattazzi è
Figaro che vorrebbe far ia barba a tutti e che si teme
finisca di farla a sè stesso: vi sono cori (i giornali)
che urlano forte: *' Z itti, z itti, piano, piano
altri
cori (i volontari) che gridano: ** Andiom! partiam! " ,
mentre Almaviva vuole farli partire, è trattenuto
da Figaro travestito da gendarme, finché una di
chiarazione ufficiale fa calare la tela tra le urla del
pubblico.
Un’altra serie di vignette del Teia ci rappresenta,
con fine ironia, tutta Roma fremente. In una carica
tura una donna raffigurante la questione romana giace
sul suo letto di dolore e grida: " Dottore, o guarire, o
morire, ma levatemi una volta da questo eterno lette di
dolore! ’*.
L'arresto di Garibaldi ha provocato ovunque pe
ricoloso fermento. Il governo per togliersi d'impaccio
ècostretto a lasciarlo libero senzacondizioni. Ritorna
Garibaldi a Caprera, dove è sottoposto a stretta
Dal “ Ffachtotto,,
vigilanza. Ma Garibaldi riesce a spiccare quasi mira
colosamente il volo: Monterotondo. Mentana. I
chas
-
sepots
infrangono l'eroismo garibaldino. Ritirata a
Passo Corese. L'onore delle armi italiane è salvo,
afferma Garibaldi.
I
giornali umoristici sono smarriti. Per tutti Gari
baldi è un martire. Nel Fischietto è raffigurato colla
corona di spine. Il Pasquino lo paragona al Divino
Redentore. Ma il sangue di Mentana è fecondo. Tre
anni dopo l'Italia si asside a Roma, in eterno. EGari
baldi, generoso sempre, dimentico del '49 e di Men
tana, accorre in aiuto alla Francia e colla sua gloriosa
armata dei Vosgi strappa belle vittorie. Il Fischietto
lo rappresentò mentre a nuoto cercava di salvare la
Francia in pericolo mortale. Poi l'eroe torna alla sua
Caprera, ove col pensiero costantemente rivolto
all'Italia cominciò il suo tramonto fra dolori fìsici e
morali.
Quando il 2 giugno 1882 Garibaldi morì, anche i
giornali umoristici presero il lutto. Il Fischietto, ad
esempio, per qualche settimana non fischiò nè rise,
ma con versi, con vignette, con disegni ne celebrò
degnamente la fìguia. Una cantica di Fra Giustino
incominciava:
Il lion di C ip ftn immacolato
n t la dimessa chioma
reclinò il capo e il guardo inanimato
sw^b^a riv e lo a