farina di mais si confezionava il pane che veniva lar
gito ai poveri nostri prigionieri nei campi di conce*
trazione di Mathausen!
Molte popolazioni dell’antichità si nutrivano di
ghiande. Erodoto racconta che i popoli dell'Arcadi*
usassero largamente di questo cibo onde furono detti
da Plutarco: «
mangiatori di ghiande
», e da Alceo:
«
balanofagi
».
In Cilicia (Asia Minore) tuttodì si mangiano le
ghiande del Quercus Pyrami Klot. e a Burgos nella
Spagna si fa grande uso delle ghiande della Querc*
CastiIlana
Bosc. arrostite sotto la cenere (v. Berenger,
loc. cit.. 297). Cervantes stesso sciolse un inno
ile
ghiande!
Rg. 4.
Figg. da I a S. •
I MATTONI CARPOLOGICI PIEMONTESI
Virgiliana
Ten. alla quale dànno il nome di Quercia
Castanara.
Queste stesse ghiande tostate sostitui
scono ancora oggi le avellane o le mandorle in alcune
di quelle preparazioni alle quali si dà il nonne di
torroni.
Anche oggi in Sardegna si fa il pane di ghiande e
colla farina di ghiande mischiata a quella delle castagne
selvaggie, a paglia tritata, ecc., a qualche poco di
presentata in un piano e accompagnata in alto da
una faccia umana che richiama alla mente le rappre
sentazioni ingenue che abbiamo segnato nei mattoni
che ricordano l'uva.
La scelta della Farnia (già tanto trattata dagli orna
tisti greci e romani perchè albero sacro a Giove e
perchè usavasi a formare le corone civiche), non è
certo qui fatta con intendimenti di arte, chè in ben
altro modo la rappresentano i Romani.
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Fig. 2.
Ciò che importa ricordare
è
che ancora nel se
colo XIV in Piemonte si faceva uso abbondante (anche
nei conventi) della farina di ghiande nella panifica
zione, unendola a quella della segale e a quella delle
castagne, come
è
dimostrato da tutta una serie di
documenti (v. Gabotto, loc. cit., e Statuti vari).
Inutile ricordare le innumerevoli notizie intorno
alla quercia ed alle roveri (
Quercus sessiliflora. Sai.).
Scrive il Gabotto: «
La ghianda come frutto era tute
lata da provvedimenti speciali raccolti negli Statuti
(Statuto di Moretta e di Virle, ad es.). la facoltà di
raccoglierne nei boschi dava spesso luogo a litigi, ed
il possederlaera considerata cosamolto importante »
( IO).
Dante
stesso allude all'uso delle ghiande come
alimento quando, parlando del
Secolod'oro
(
Purgatorio
,
Canto XXII, vv. 149-150). ricorda come allora fossero
.... savorose con fame le ghiande
e nettare con sete ogni ruscello.
Del resto giova ricordare come nel Napoletano
(Tenore, loc. cit.) i contadini mangiano tuttora le
ghiande, abbrustolite come !e castagne, della Quercus