UNA SPOSA UNDICENNE: MARIA ADELAIDE DI SAVOIA
parlare nella Corte di Savoia; di lui si sussurravano
le più fantasiose avventure; storie d’intrighi e favo
rite, vaganti a mezza bocca di dama in dama l’avevano
talvolta colpita, ed al pensiero di trovarsi di fronte
a un tale monarca, lei così piccola, così fragile cosa,
si sentiva tremare.
Lo sguardo incoraggiante delle dame che l'accom
pagnavano, uno specchio che riprodusse la sua per
soncina, le infusero coraggio e con un sorriso dolce
e melanconico, si presentò al cospetto di Re Luigi.
Si avvide che gli era piaciuta subito e fu questo
il suo primo trionfo. Il Re l'accolse con benevolenza
paterna, la baciò sulla fronte pura, innocente, quando
la congedò. Notò che riveriva maluccio.
Era una sposina veramente incantevole e poiché
la Maintenon desiderava di esserne subito informata,
in serata le scriveva:
« Ella ha la miglior grazia e il più bel visino ch'io
abbia mai visto; vestita da dipingere e pettinata del
pari; il colorito bianco e rosso come lo si può desi
derare, i più bei capelli biondi e in grande quantità.
È magra quale si conviene alla sua età, la bocca ver
miglia, le labbra grosse, i denti bianchi, lunghi e
malissimo allineati; le mani ben fatte; ma del colore
della sua età. Parla poco quando la osservano e
sembra persona che conosce il mondo... Quanto a
me ne sono contentissimo».
E contento il Gran Re, contenti tutti.
Il giorno dopo, la sposina salì col Re in carrozza
di gala per recarsi alia messa. Ormai si era compieta-
mente rinfrancata, ogni omaggio alla sua personcina
le pareva naturale ed aveva assunta nel rispondere
alle acclamazioni popolari, tale disinvoltura da emu
lare qualsiasi principessa in simile circostanza.
Monsieur, fratello di Luigi XIV e il Gran Delfino
suo figlio, erano entusiasti e certissimi che allo spo
sino sarebbe piaciuta molto.
Il Duchino di Borgogna, attendeva la sposa a
Nemours, dopo aver fatta una terribile sfuriata al
cameriere che gli aveva inavvertentemente sfiorati
i capelli inanellati e spioventi. Appariva corrucciato
e gli occhi lampeggiavano superbi e autoritari. Aveva
quattordici anni, eppure già si manifestava in lui
l’uomo despota, crudele, collerico, violento. Non
pareva certo lo sposino più adatto per un fiore soave
come Maria Adelaide.
Circondato dai dignitari di Corte, attese nel gran
salone della dimora di Nemours, l’arrivo della Prin
cipessina. Pochi minuti prima dell‘arrivo, giunse osse
quiato. il suo precettore Fenelon, arcivescovo di
Cambrai, uomo noto per il suo ingegno e per quel
Telemaco
che egli scrisse per il suo allievo. Diresse
poche parole ai regale fanciullo con quella sua voce
dolce e profonda. Il Delfino sorrise. La sposina
venne presentata al Duchino di Borgogna. Egli la
squadrò con curiosità come se fosse un oggetto di
lusso; Maria Adelaide con benevolenza e intelli
genza.
Il Duchino offrì il braccio alla Principessina che
disinvolta si appoggiò ai futuro marito. L’arcivescovo
e Luigi XIV ammiccarono e sorrisero. Il ricco corteo,
formulava per la piccola coppia auguri di felicità.
Partirono per Fontainebleau, ed alla sera, in un
suntuoso ricevimento offerto nel castello, la Princi
pessa, venne presentata, coll'Augusto sposo, a tutta
la Corte che l'avrebbe seguita a Versailles per gli
sponsali la cui data era ornai definitivamente fissata
per I’8 novembre 1696.
Le fatiche di continui ricevimenti con relativo
cerimoniale, avevano stancata e resa palliduccia la
bimba Regale; ma quella spossatezza le aveva infuso
negli occhi un languore che la rendeva ancora più
interessante. Il Duchino aveva per lei tutte le pre
mure che la sua giovane età le suggeriva, e talvolta
qualche manifestazione di ingenua ed infantile gioia;
educato com’era senza malizia, e senza esperienza in
cose d’amore.
Il matrimonio dei due ragazzi venne celebrato a
Versailles con tale magnificenza ed apparato, che i
due sposini erano intontiti e storditi.
Dopo aver banchettato a suon di musica, gli spo
sini seguiti da tutta fa Corte entrarono nella camera
nuziale senza che fosse loro dato di dire le fatidiche
parole: «Finalmente soli!».
Un letto enorme con un baldacchino ricchissimo,
sormontato dagli stemmi Sabaudo e Francese, atten
deva la piccola coppia. Mentre molte dame tratte
nevano a stento le risa e certi gentiluomini accenna
vano alla coppia con una punta di malizia, i due ragazzi
affidati alle mani di cameristi, vennero spogliati dei
loro suntuosi abiti e messi a letto dal gran cerimo
niere, uno fra i più aristocratici gentiluomini di
Francia.
Il Gran Delfino sorvegliava il figlio e la Duchessa
di Lude, dama d’onore della sposa, vigilava la Prin
cipessina. I gentiluomini e le dame guardavano con
un sorriso di indulgenza e di pietà quei due ragazzi
coricati l'uno accanto all’altro, in una immobilità
assoluta come se fossero morti. La Principessina vol
geva curiosamente gli occhi vivaci sul visetto non
troppo bello del futuro marito, ed egli talvolta fissava
il padre che fungeva da sentinella, talvolta la Duchessa
di Lude che severa e quasi arcigna, attendeva che pas
sasse il quarto d’ora destinato alla strana cerimonia
nuziale che metteva in profondo imbarazzo quei due
poveri innocenti.
Il
Gran
Delfino comprese dagli sguardi del suo
figliolo che egli aveva una gran voglia di dare almeno
un
bacio alla vivace sposina che gli stava accanto e
quando, con vpee timida, il ragazzo chiese se fosse
possibile scambiarsi un bacetto, il Duca non seppe
resistere e invece di opporre un rifiuto rispose:
«
Mais oui! ». €JAais non, mais noni »,
si oppose la
Duchessa <Jj Lude che conosceva a menadito l'eti
chetta. Il Gran Delfino protestò, dichiarò che moglie
e marito potevano violare a letto tutte le etichette, *
che nessuna regola di Corte si opponeva ad un bacio
fra sposi. Ne avvenne un gran battibecco. Qualcuno
dei gentiluomini parteggiava pd Gran Delfino, il
cerimoniere dava ragione alla Duchessa di Lude.