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aria Adelaide di Savoia era la figlia maggiore di
Vittorio Amedeo II primo Re di Sardegna, e fu
chiesta come sposa dal Duca di Borgogna, figlio
del Gran Delfino ed erede presunto del trono di
Francia.
Vittorio Amedeo era preso fra i Francesi e gli
Imperiali, potenti vicini ambedue, e doveva badare
alle necessità politiche della sua casa per non scon
tentare l'uno o l'altro.
La Francia gli offriva come genero il duca di Bor
gogna, l'imperatore gli presentava suo figlio Giu
seppe, re d'Ungheria.
Vittorio Amedeo esitò, studiò la situazione e
quando vide che il Re Luigi XIV gli offriva conces
sioni maggiori e gli restituiva Pinerolo, aderì al ma
trimonio di sua figlia Maria Adelaide col Duchino
di Borgogna.
La Principessina aveva allora undici anni e lo spo
sino non ne aveva compiuti quattordici.
L'età dei trastulli per tutti e due, l'età beata e
spensierata che non conosce le mene della politica
e non sa che cosa sia l'amore!
Alla bambina, avvezza a corte, non erano stati
dati che baci, giocattoli, carezze, e al fanciullo che
viveva in una Reggia sempre in festa e ricca di corti
giani e di ^artigiane, non erano stati dati che rabbuffi
per le sue bizze, la sua caparbietà, il suo carattere
collerico e violento.
La piccola fidanzata, attese i messi in una casetta
preparata all’uopo presso la frontiera, poco lontano
dal villaggio di Pont-de-Beauvoisin a cavallo sul tor
rente Grigers, che scende dalle montagne della
Grande Chartreuse per gettarsi nel Rodano.
In una modesta stanza, adorna di ampi drappi e
con pochi rozzi mobili scovati per l'occasione, la
ragazzina veniva abbigliata da sposa nell'attesa che
giungessero a prenderla gli inviati di Luigi XIV.
L'avevano accompagnata numerosi ufficiali e dame,
e al suo abbigliamento attendevano due cameriste
assistite dalla Principessa della Ostenta. Gli onori
della modestissima casa erano fatti dal Marchese di
Dronero, perfetto gentiluomo e parlatore fecondo.
La piccola Maria Adelaide si lasciava abbigliare
con un visino attonito, volgendo gli occhi vivaci e
bellissimi, ornati di palpebre nere e ammirabili, ora
sulla Cisterna, ora sulle feriti, con un certo senso di
fanciullesca vanità, come se il matrimonio fosse un
gioco; gioco di fanciulli.
Fuori a tratti, fra le gole dei monti fischiava il
vento e scrosciavano le cascate e tinnivano rochi,
monotoni i campanacci delle mucche che pascolavano
nei pianori.
Quando gli inviati del Gran Re di Francia, entra
rono fra gli omaggi, nella casetta, I» Pp'ncipessina di
Savoia era abbigliata e li ricevette Cw.< wnd riverenza
non molto corretta, per quanto non avessero a corte
trascurato d'insegnargliela con ogni arte.
Era una di quelle riverenze che Re Luigi non
poteva tollerare molto, e che lo induceva a scrivere
alla Maintenon:
«Fa male la reverenza e un po' all'italiana...».
Gli inviati distribuirono a quanti erano al seguito
della Principessa graziosi regali da parte del sovrano
francese, poi avvenuta la consegna, si recarono colla
sposina nella casa a lei destinata su territorio francese
per passarvi la notte.
All'indomani si separò dal suo seguito italiano,
con la saggezza e la rassegnazione di una vera princi
pessina. Abbracciò tutti, senza versare una lacrima,
senza dare nessun segno di debolezza e, accompa
gnata da una sola cameriera e da un medico piemon
tese, affrontò l'etichetta ed il cerimoniale impostole
dalla nuova Corte.
Intelligentissima, s'investi subito della sua nuova
posizione, comprese che la gente vedeva in lei la
fidanzata del Duchino di Borgogna, intuì che la Reggia
di Francia non doveva essere quella ove regnava la
modestia e la semplicità dei Savoia, e assunse atteg
giamenti non più di bambina, ma di sposina regale.
L'etichetta francese di quel tempo imponeva
lunghee faticose cerimonie; era tutto unmonumento
di galanterie e di frivolezze; ma la piccola non si
sgomentò, e col suo bel sorriso sulla bocca pronun
ciata e vermiglia, si prodigò in strisciate reverenze,
in inchini più o meno profondi e rispose a un'infinità
di complimenti, di parole melate, di domande affet
tuose, con tale grazia e tanta squisitezza da conqui
stare immediatamente tutte le simpatie e attrarre
invincibilmente tutti i cuori.
A Montargis, ove il Re in gran pompa la atten
deva, per pochi istanti si sentì smarrita e perplessa.
Di Luigi XIV « delle sua festosità, mollo aveva udito
IV .