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GIOBERTI E LA SCIENZA DELLA NA

vede il frutto, il pistillo degenerare in stami, lo

stame in petalo, la corolla in calice, le diverse parti

del calice in fòglie. I nostri fiorì doppi, per la

mag­

gior

parte, sono il risultato della trasformazione

degli stami in petali; la piò bella di tutte le trasfor­

mazioni è quella che cangia il fiore ddl’Egiantinc in

rosa dei nostri giardini, in rosa dalle cento foglie.

La metamorfosi, presa in senso di Goethe, della

faglia in tutte le parti del fiore, la degenerazione

presa in senso del De Canale, riassumono tulle

scordanza dei corpi organali dalla perfezione

o tipo originale, e quindi la degenerazione

re

o minore di questo tipo in molte specie

moltissimi

individui, risulta manifestamente

2° La natura non è più nel suo stato normale, poiché

talvolta il vero tipo vi è mostruoso ed eccezionale.

Queste conclusioni si possono applicare a tutte le

parti della natura ed in ispecie all’uomo; esempi: il

morbo può essere lo stato d’igiene primitivo: tal

sarebbe, per taluni rispetti, il magnetismo animale,

come il presbiterismo oltraorganico, così pure il

sonnambulismo, l'estasi, ecc. La Taumaturgia e la

Profezia sono un’eccezione nella storia, e quindi i

razionalisti le rigettano o le ritengono per uno stato

morboso: tanto varrebbe il tenere per irregolare o

favoloso un fiore peloriato. L ’uomo taumaturgo e

fatidico è l’uomo primitivo rinnovato per opera della

Redenzione ».

Dalla lettura del Burdach aveva notato che

certi fatti presentano determinate caratteristiche se

si svolgono in una certa sfera, che noi abbiam mo­

tivo di considerare normale, ma se invece si svilup­

pano in un’altra sfera inconciliabile con quelle carat­

teristiche, allora assumono tali fattezze che ci obbli­

gano a ravvisarle come anomalie: Gioberti in propo­

sito fìssa il suo pensiero in questi termini: «Ecco

l'antischema, la cui essenza è nella traslocazione d’uno

schèma. Lo schema traslocato fuori delle sue rela­

zioni proprie si oppone alla legge che lo governa e

non è più intelligibile, quindi è un mostro; quindi,

rispetto alla natura scaduta è un'eccezione; ma un’ec­

cezione che risuscita il primigenio modello»(30).

E poiché De Candolle afferma che l'insieme della

natura fa pensare che tutti gli esseri organizzati

siano regolari nel loro intimo e che degli aborti

svariati e diversamente combinati producano tutte

le irregolarità che colpiscono la mente, Gioberti

soggiunge: «Qual’é questa regolarità intima? Quella

del tipo primitivo... Così De Candolle ammette

un'unità primitiva ed un tipo unico, intimo, sovra-

sensibile...; la filosofia della natura deve occuparsi

di questo germe sovrasensibile ed anteriore alla for­

mazione dell’embrione. La storia della natura non

se ne oct&pa, perché non é sensibile, ma non deve

negarlo »^fe l).

Ecco

«Al lettura botanica che fa spaziare la mente

in

tutt'alwa

sfera ma che palesa in Gioberti la grande

comprensione di ciò che è scienza, la quale non può

essere un'attività antagonistica della filosofia, ma

anzi a questa deve recare la massa delle sue acquisi­

zioni offrendole un materiale prezioso, su cui il filo­

sofo abbia agio di lavorare con grandi probabilità

di attingere risultamenti fondati.

In queste concettose considerazioni Hbiologo può

notare quanto il Gioberti riflettesse nelle sue letture

e ne facesse succo e sangue per la sua coltura gene­

rale. ed il botanico specialmente è lieto che questi

suoi pensieri abbiano riscontri in natura: ne reco

un solo esempio ancora nel tema della teratologia:

leggiamo questo passo inserito nel suo

r

« La di

L_

ed\

dalle osservazioni recenti dei filosofi naturali e so-

vrattutto dei botanici. Che se la pianta contiene

spesso nelle varie parti della sua struttura i vestigi

del primitivo archetipo e gli effetti d'un tralignare

consecutivo, che in molte ragioni di vegetabili é

frequente o perpetuo, la natura tutta quanta rap­

presenta più largamente questa contrarietà dei due

cicli e i conati delle cose degeneri per ritornare ai

loro principii sotto gl'influssi benefici d'una forza

riparatrice» (32); e seguita a ragionare su queste

deviazioni spaziando nel campo dell'etica e della

politica; e chi sa quali altre considerazioni avrebbe

il Gioberti sviluppato se avesse avuto notizia di fatti

scoperti poi solo in questi ultimi anni, ad esempio

nello sviluppo di certi organi per azioni parassi­

tane? (33). *

Ma Gioberti prosegue sempre avanti nella atti­

vità del suo pensiero e riesce a formare una distin­

zione dialettica fra corpi organici ed inorganici: « Le

molecole integranti dei corpi inorganici sono simi­

lari ed hanno la proprietà del complesso; quelle

degli organici, eterogenee... I corpi inorganici rispon­

dono allo spazio puro, inorganico .

amplesso,

nella sua uniformità generale e similarità delle sue

parti; laddove i corpi organici rispondono allo spazio

organizzato, cioè distinto da varie figure. Vero é

che anche nei corpi inorganici la cristallizzazione

contiene gli elementi d'un certo organismo, maquesto

non esce fuori dalle forme rettilinee e regolari. Si

può dunque dire che come lo spazio puro contiene

gli elementi dell'organizzazione figurale (rettilinea e

curvilinea), così la materia pura contiene i germi del­

l'organizzazione iniziale e rettilinea (cristallizzazione)

dei minerali e che questi contengono il germe del­

l'organizzazione compiuta e curvilinea. Vi sono

dunque nei corpi due gradi dinamici e metessici,

che rispondono ai due momenti dello spazio nel suo

esplicamento ».

Ai tempi del Gioberti la teoria del Goethe sulle

metamorfosi delle piante aveva lasciato profonde

tracce,

i

suoi concetti

di

derivazione di tutti gli

organi fiorali dalla foglia

si

erano popolarizzati. Gio­

berti ne prese dunque cognizione, fissandosi ben

nella mente la divergenza di teorìe al riguardo fra

DeCandolle e Goethe. Osserva che. mentre De Can­

dolle chiama degenerazione ciò che Goethe dice

metamorfosi, Goethe seguendo una scala ascendente

vede la fogliatrasformarsi in calice, il calice in corolla,

i petali in stami, gli stami in pistilli, in ovario, in

frutto. De Candolle.

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