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IL CAVALIERE DI GRAMMONT A TORINO E LA SAGGEZZA DELLA SIGNORINA DI SAN GERMANO

Il

Cavaliere di Grammont non fu molto più fortu­

nato con la San Germano. La nobile signorina era

tutt altro che indegna delle sue premure. Al contrario

le sue attrattive si moltiplicavano a vista d’occhio.

Si coricava la sera piena di bellezza e si risvegliava

al mattino ancora più bella; crescere

ed abbellirsi,

pareva il suo motto. L'adoratore riconosceva questi

meriti, ma non vi trovava il suo tornaconto. Avrebbe

preferito un po’ meno di bellezza ed un po' meno

di saggezza. Si accorse che lo si ascoltava con piacere,

che si rideva delle sue storielle, che si ricevevano

senza scrupolo i suoi biglietti ed i suoi regali; ma che

non si voleva fare un passo avanti. La sua abilità di

seduttore aveva girato da tutte le parti gli approcci

della fortezza gentile, senza essere riuscito ad aprire

una breccia. La cameriera era creatura di Grammont;

i genitori, onorati dal gran nome e dalle continue

assiduità, erano felici quando lo vedevano per casa;

ma la saggia fanciulla alla proposta di amore ribat­

teva con quella di matrimonio.

Accadde quello che è inevitabile in questi casi.

Grammont a poco a poco si raffreddò e prese il posto,

con molto maggior fortuna, presso la Marchesa di

Sénantes, preda più sicura che il maldestro Matta

si lasciava sfuggire a forza di errori di tattica e tra-

scuranze di protocollo.

Tutto questo si svolse attraverso a gustosi episodi

che avevano per teatro la Corte, i salotti della no­

biltà e la casa di campagna che il Marchese di Sénantes

possedeva sulle rive del Po, non lontano dall’attuale

Valentino. Queste schermaglie erano seguite con

occhio curioso dalla società torinese, e Madama Reale

ebbe ella stessa l’occasione di intervenire.

Tutti i particolari che hanno un sapore Casano-

viano, con una sfumatura di distinzione che corri­

sponde esattamente alla figura di Grammont, assai

più gran signore di quanto lo fosse l'avventuriero

veneziano, si leggeranno con grande interesse nel

Capitolo IV delle

Memorie di Grammont,

redatte da

Hamilton.

Il gran signore francese da Torino passò in Franci

si distinse all'assedio di Arras, quello stesso inscenato

da Rostand nel

Cyrano, e

passò poi in Inghilterra.

Colà sposò la sorella di colui che doveva, nella estrema

vecchiezza, divenire il suo biografo. Anche questo

matrimonio offre un episodio curioso.

Durante la permanenza a Londra egli aveva com­

promesso con le sue assiduità la bellissima lady.

Finita la sua missione alla Corte, egli stava galoppando

nella sua vettura verso Dover per tornare in Francia,

quando vide improvvisamente dall'una parte e dal­

l’altra degli sportelli i due fratelli Hamilton, che

l'avevano raggiunto a spron battuto. Con aria decisa

essi gli dissero: « Marchese, avete scordato qualche

cosa a Londra». Ed egli, comprendendo di colpo

che non aveva altra via di scampo, rispose calmo, con

un sorriso: «Sì, di sposare vostra sorella». E fece

voltare i cavalli.

Così avvenne il matrimonio di colui che, successi­

vamente cavaliere marchese e duca, fu uno dei corti­

giani più fastosi ed impertinenti del Re Sole e suo

ambasciatore alla Corte d’Inghilterra, e che aveva

fatto a Torino le prime armi della sua poi fortunatis­

sima carriera amorosa, non molto brillanti invero,

per la serietà di una fanciulla che porta uno dei più

bei nomi della nostra aristocrazia.

SDOARDO ROGGERI