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» i ciilci.'itori, dopo il ravvilo pr«Hlii£Ìo wco por

merito dei ciclisti iiu'alira simiglisinte vittoria ita

liana in terra ili Francia.

Tredici anni sono trascorsi daccliè un combattente

della granile guerra. un tiglio del martoriato Friuli,

elica Vittorio Veneto s’cm coni|UÌstato la medaglia

d'argento dando prova di alle virtù di comhsitlente

e di dedizione alla Patria : sono passali tredici anni,

dicevamo, dacché un italiano. Ottavio Bottccchisi.

aveva scritto sul libro d'oro della massima prova del

mondo a tappe il proprio nome accanto a «incili dei

più reputati atleti stranieri. Tredici anni durante i

•piali i tentativi di altri italiani si succedettero

senza successo. Pareva ormai un mito, una leggenda

l’impresa di Bottecchisi. destinata forse a non ri|

h

-

tersi più. (Juesl‘sitino la vittoria è tornata a noi.

Non è tanto l'interesse della prova sportiva, non è

la valutazione delle forze atletiche clic questi atleti

impegnati nella corsa ciclistica più dura del mondo

posseggono, non è il «tifo»» insomma nel senso voi

•Simielite sportivo, ma è (pialdie cosi di più alto, di

più imitile, di più su|»erl»o : è la Patria, è il gran

nonit* d'Italia, è l'orgoglio della nostra terra che

dovunque essa sia rappresentala in lotta cavalle

resesi o cruenta, trascina il cuore di tutti alisi pas

sione ed sill’enlusisisiuo. (jusindo Bsirisili passsivsi per

primo sulle niontsigne •» all’sirrivo d’ima tsip|»a.

• Iusilido il vsiloroso toscano giunse vittorioso siI Parco

dei Principi si Parigi, non rappresenisivsi soltsinto

un uomo ed unsi liicicleilsi clic hanno corso più degli

altri, disi unsi iisindicrsi tricolore. un ssiluto rollisi

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die trionfa diminzi siile folle del inondo. Pensile

soltsinto un istante die erano tniglisiisi i connazioiisili

il .'M luglio si Pstrigi die colle Isicriliie agli occhi. col

groppo iu golsi che li ammutoliva, agitsivsino freneti-

esimente lisindierine tricolori:

|K*nsi te

clic la folla

straniera. (piellsi folla pariginsi soprsiitulto die non

è tanto tenera nei nostri rigusirdi. riiusise sliigotlita

di fronte a tanto trionfo, sinzi di fronte sul unsi suc­

cessione così impressa imi li te di trioilti. e ]h»ì diteci

se non sihbisimo ragione di esiliare la grande vit­

tori.-! tanto agognata. I ’d orsi. doMiisimo convenire

die le vittorie s|N»rtive non si otteiigom» soltanto per

il valore «legli elementi, disi sinché e soprattutto |ier

la fede die li sinima. per il carsi!tere die si è tem­

prato. |N*r l'ansia di domi re siila proprisi Patria una

froudsi d'alloro in più. Kd è il fascismo die lisi si

pillo cresi re ipiestsi morsile. (|iiestsi tenacia che è il

coefficiente più im|»ortnnte jier vincere,

tìisi si|M*vsite hi storisi della nostra |»artedpazioiie sii

(•irò«li Francia. L i Fed«*rsizi«Hieciclistica, che siveva

preso ordini dsil foni, l’aveva decisi in grande stile.

A tal uopo aveva sieriticnto i nostri migliori sitleti

al <ìin» d’Italia. I.a prep»ir.izi«me venne condolisi più

spiritualmente che

non sjK»rtivamente. Ottenuto

•|iiesto scopo, ossisi il c(H‘t1ici(‘iit(* morsile. Isi grsinde

impresi ersi tenlsitsi sotto lieti auspici: ersi stsitsi

preceduta dsi fulgidissime vittorie azzurre.

(ili stranieri, che stvevano sottolineato Isi noslra psir

t(*ei|»sizioiie in granile stile, chi* l’avevs'.no anzi imi

gnilicsitsi con il duplice velenoso intento di sfrut

tarisi, in csi><» di semi liIta, a loro vsmtsiggio ed si no

stro danno, rinisincvauo sul chi vsi là pronti si sii

la rei siddossit sippensi avessimo tallito. K dopo le

tsip|H* pisi ne di a vvici mi meli t• »ai giganti dei Pirenei

ersi no riunisti un jh»’ delusi per l’ottimo comporta-

mento di tii11si Isi nostra squadra. Per Isi prima volta

• Isi tredici suini iu «pisi infatti i corridori italiani non

avevano p«*rso nelle vivacissiim* tapjn* iniziali (pici

terreno clic poi nel prosieguo dellsi lungsi e snervante

contesi divellisi va irreciiperaliile. dovettero però

gioire — così trasparvi* dalla lettura dei giornali

stranieri

i nostri denigratori ipnindo proprio su

• Inel li» che dovevsi essere il nostro terreno più sidsitto.

le iiiontsigtu*. gli azzurri insincaroiio un po' sill'attesa.

Fu l»elga {lino di (pici tisiiu

in

itigli i che psiiono « ts»-

gliati» coH’iicceltJi o fusi in una secolare quercia

tsinto sono forti e tetragoni sitisi fsiticsi) Felici(*n Ver

vsiecke ersi hsilzsito. proprio sui Pirenei, sii coimindo

della classitica generale ed il nostro Bartali ersi di

ventsito

s e c o n d o

risalendo molte posizioni. Msi non

era quello die i più si sittendevsino dsil nostro csim-

pione. Si ersi no (piasi tutti messo in niente che Bar-

IsiIi

su

quei vsilichi sivreldie dovuto hsilzsire ili lesisi

pre|H»t(‘iilemente acquistando un tsile vantaggio che

nessuno l'avrebbe più |x»tuto mimicciare. Msi è qui.

proprio in questo frangente, che rifulse tutto il

valore della noslra squadra. Isi tsittiea cioè oltre che

Isi forzsi dei muscoli. Bsirisili sittese paziente e i gre-

gsiri con lui che venissero i monti, i valichi alpini

die sempre avevano portsito fortuna sii nostri sitleti.

per sferrare l'otTeiisivsi. K il piano riuscì sillsi perfe­

zione. Nella tsippsi dei tre colli, tutti «• tri* sii|H*riori

sii duemilsi metri — pensile: Ire volte Isi scsilata del

nostro Sestriere!

nelhi IMgne-Brianzoli. Bartali

prese tsllito di quel vsmtsiggio che dsi quel momento

el»l»e il <ìir«». come si dice, in tsisca. Calici giorno fu

un trionfo |N*r i nostri azzurri. Ihi quel momento

critici e denigratori csipi

r ol lo

die contro il valore

e il volere degli sitleti ilsilistili indisi v’era dsi fsin*.

Per cui siila tin line dovettero riconoscere clic tsintsi

vittoria ce lYmvamo meritsita. I>d resto era il

pubblico si fsir giustizia. Fra Isi generosi sinonima

folla si riconoscere che gli itsilisini avevano vinto |ier

die som

»

i migliori.

|N*rchè

si erano pre|Kimti

I

k

*

iu

*.

|H*rchè. infine, volontsì e cuori fascisti

n U ' i N T o r r c i i z a

travolgono tutti gli ostacoli e si inqiongono sill’am-

mirazione del mondo.

SILVIO VAftETTO