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di -paimarii sopra una faccia con

sostanze

rapaci ili riempire pori

e

iuter-ti/.i tra filtra e filtra, in modo

(i.i

formare una superficie piana ed

•'piale che poi \errà lucidata.

<!’è quindi, anzitutto, il laboratorio

do\e si manipolano queste speciali

paline. IVr le carte bianche, si lira

mia miscela di caolino e bianco fisso

tenuti insieme da caseina, alla quale.

.1

seconda dei casi, si aggiungono so­

stanze ausiliarie. come cere e saponi,

che hanno lo scopo di ammorbidire

la carta ed esaltarne il lucido a suo

tempo. IVr le carte colorate

giungono naturalmente i colori, in

genere di anilina. IVr le metalliz­

zale. polveri e porporine varie di

bronzo, d'argento. di alluminio.

\ccanto cominciano (è proprio il

caso di dire eosi dato che sono Um­

ilile una settantina di metri) le due

corsie "ciucile per la .spalmatura e

l'asciugamento della carta, favorito

«la un grandioso impianto di aria

calda che con le sue enormi tuba-

/.ioni invade e fascia le pareti. K i

reparti s«>ndue. per le patinate bian­

che e per le colleghe colorate che

ri«'hietl«mo una temperatura am-

Mente maggiore. Seguiamo allora

«pieliti del bianco, menti esti\«i e più

coiiftirtevole. e quanto al resto in

tiiltti simile all'altro.

I uà macchina fa tutto. C'è un

grosso

tamburo metallico sili «piale

arriva la carta che si svolge dal ro­

tolo;

un feltro continuo che scorre

sopra un cilindrti di rame, pesca in

mia bacinella contenente la patina

e la trasporta sulla carta; una serie

«li

spazz«ile

disposte

lungo la periferia del tamburo,

alcune fisse altre oscillanti, che stendono e fanno

meglio aderire la pasta al foglio. Poi lo stendaggio,

toine per le carte ila parati. Un breve riposo in

relativa pace, elle ceriti non lascia sospettare quello

che attende tira le pazienti.

Perchè è adesso che a forza tli rudi massaggi e di

frizioni a regola d'arte acquisteranno tutta la loro

bellezza. Ma che fatica, pensate un po', opache e

calcinose come stinti uscite dalla spalmatura. Perchè

•pii il nastro sarà ingoiato e stirato dai cilindri di

una normale calandra: ne uscirà dall'altra parte

'* milucido, ti malli » secondo la denominazione com­

merciale, per essere destinato a usi di stampa. Op­

pure. quando alla patina fu aggiunta la cera, il fo­

gliti passa alle lisciatrici ad agata che lo renderanno

brillante e quasi speculare. In certi casi, come per

le carte a colori metallici, si ricorre ancora alle ca-

landre, ma di tipo speciale con cilindri rotanti a

Il mafuiiao di prMclv(am««tt> •

mtvu

I

om

diverse velocità in modo da esercitare una più effi­

cace frizione sulla patina.

Caratteristiche queste lisciatrici ad agata o « liscie »,

come le chiamano. Hanno ormai trent'anni, quanti

ne ha il reparto delle patinate, e da allora sono ri­

maste immutate perchè, nonostante tutti i progressi

della tecnica, nulla si è trovato più semplice e nello

stesso tempo più perfetto di tali macchine quasi ele­

mentari.

Già, prendete un tiel sasso levigato di fiume e pas­

satelo e ripassatelo premendo un po' sopra una qua­

lunque superficie ruvida, naturalmente meno dura,

legno, cartone, cuoio, osso e simili. Il lucido verrà

fuori più o meno a regola d'arte, striato o uniforme,

brillantissimo o appannato, ma una differenza ci

sarà sempre. La «liscia» fa meccanicamente la

stessa cosa. Il blocco di agata, e di agata che non

per nulla è una delle più dure fra le « pietre dure»,

è fissato all'estremità di una specie di pendolo il

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