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nava e precisamente della Svezia; il nonno paterno

di Virginia era un ufficiale svedese appartenente

all’esercito di Napoleone I, che alla caduta del

despota eia venuto a stabilirsi in Piemonte, ove

aveva assunto la nazionalità. Carlo Visino, suo

figlio e quindi padre di Virginia, era impiegato

presso il Commissariato militare di Alessandria

e. pei1arrotondare, come si suol dire, lo stipendio,

si eia assunto incarichi di ordine amministrativo

presso il teatro civico di quella città, il che dava

modo a lui ed alla sua famiglia di poter assistere

gratuitamente alle recite delle compagnie dram­

matiche che vi agivano. Carlo Visino. oltre a Vir­

ginia. aveva altre due figliuole le quali, a turno,

accompagnavano il padre o la madre ad assistere

agli spettacoli. Assai spesso Virginia, che si era

accesa di passione per il teatro drammatico, si

faceva cedere il turno delle sorelle con qualche

regaluccio. Virginia frequentava — con ottimo

esito — i corsi della scuola normale di Alessandria

per conseguire il diploma di insegnante elemen­

tare. Tuttavia nel suo intimo sognava di poter un

bel giorno dare l'addio alle regole pedagogiche per

intraprendere la carriera dell’attrice drammatica,

verso la quale si sentiva irresistibilmente attratta.

Si narra che per una certa solennità scolastica la

giovine Virginia avesse organizzato in segreto e

d’accordo con alcune sue compagne di scuola la

recita di una commedia del Metastasio intitolata:

lì trionfo di Giuseppe; la rappresentazione si effet­

tuò fuori programma, con sorpresa della stessa

direzione della scuola e degli invitati che vi assi­

stevano; e riuscì felicemente. Tutte le piccole at­

trici. e particolarmente Virginia, che aveva anche

distribuito le parti, apportati gli opportuni tagli

e ideata la messa in scena, furono applaudite e

festeggiate.

Come già s’è detto, la prospettiva di diventare

maestra comunale non sorrideva molto alla nostra

Virginia: essa agognava di raggiungere il suo so­

gno d’arte, conseguendo un più ampio respiro di

indipendenza personale. Ed ecco che la realizza­

zione del suo sogno le giunge rapida e quanto mai

inattesa. Nel settembre dell’anno 1857 viene ad

Alessandria per un corso di recite la Compagnia

drammatica di Fanny Sadowsky. alla quale appar­

teneva con il ruolo di generico un certo Giovanni

Battista Marini. Questi quando conobbe Virginia,

se ne invaghì perdutamente. Non rimase insensi­

bile la giovinetta alle profferte del Marini, che

anche le promise di aiutarla e guidarla nella car­

riera che essa bramava intraprendere, se avesse

acconsentito a sposarlo. Ma a quell’amore e a

quelle nozze fecero qualche opposizione i genitori

di lei. pure stimando il Marini (ch’era persona

seria ed esperta nelle cose di teatro), per la note­

vole differenza di età. Egli aveva trent'anni, più

del doppio di quanti ne contava Virginia la quale

non aveva ancora compiuto i tre lustri. Tuttavia

le cose si misero in favore dei promessi sposi ed

il matrimonio si concluso il 29 dello stesso mese.

I due non avevano perduto tem|H)! E |>er quelle

nozze la città di Alessandria dovette rinunciare

ad iscrivere la nostra Virginia nei ruoli delle sue

insegnanti elementari...

Fu un matrimonio felicissimo; marito e moglie

avevano molte affinità di indole, di sentimenti e di

carattere: per tutta la durata della vita la loro

unione fu un modello di affetto, di concordia e

di vita integerrima. Contrariamente alle consue­

tudini in voga fra le artiste drammatiche. Virginia

assunse anche nell'arte il cognome del marito.

Virginia era bella, aveva il nobile portamento

dell’autentica signora, possedeva una voce d’una

soavità melodiosa, occhi vivissimi penetranti: il

suo sguardo era dotato di un particolare fascino

che attirava le simpatie di tutti. Ella compì la sua

rapida ascesa alla fama in serenità di spirito, senza

scosse e contrasti, senza che il suo carattere si

alterasse per esaltazione o suj>erbia. Essa ebbe

sempre l’accortezza di circondarsi di valenti attori

e non di mediocri, come fecero spesso in seguito

attori e attrici di gran fama. Fra gli artisti di cui

la Marini si circondò, durante la sua gloriosa car­

riera. sono da ricordare parecchi nomi cari alla

nostra generazione, tra i quali: Claudio Leigheb,

Ermete Novelli. Ermete Zacconi, Italia Vitaliani.

Oreste Calabresi. Giuseppe Sichel, Giuseppe Brac­

ci. Stanislao Ciarli.

Iniziò la sua carriera nella Compagnia di Ales­

sandro Monti e di Luigi Preda, della quale era

pure comproprietario suo marito. La bravura della

nostra giovane attrice cominciò a farsi notare assai

presto tra il pubblico italiano, ma il battesimo

della celebrità lo ricevette nel 1868 a Napoli al

« Teatro dei Fiorentini » nella Compagnia di Ada­

mo Alberti, che aveva per primo attore niente­

meno che Tommaso Salvini. Essa, in queH’anno,

d’un attimo balzò alla parte di prima attrice, sosti­

tuendo la Clementina Cazzola. che si era dovuta

ritirare dalle scene per l’aggravarsi di una ingua­

ribile malattia. Con quella Compagnia fu più volte

in Francia, in Spagna e in Portogallo in giri arti­

stici trionfali. Ebbe l’onore di essere ricevuta, con

Tommaso Salvini, alle Corti di Madrid e di Lisbona.

Ritornata in Italia nel 1870 e associatasi con Ala­

manno Morelli, passò di trionfo in trionfo in tutte

le principali città italiane, suscitando dappertutto

incontrastato successo e ammirazione. A Bologna

l’entusiasmo per le sue interpretazioni fu tale che

un comitato di ammiratori fece murare a ricordo

un medaglione in marmo di Carrara all'« Arena

del Sole ». Enrico Panzacchi per l'occasione scrisse

l’ode « L ’Arena del Sole » a lei dedicata, che poi

pubblicò insieme con altri versi nel suo volume

< Poesie ».

A

Roma, al Teatro Valle la Principessa

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