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Nemmeno le residenze reali di Mirafiori e della

Vigna (oggi Villa della Regina) andarono esenti

dai furti e tanta era la mania del furto che ne

furono oggetto anche il corredino della piccola

princi|)essa Ludovica.

Ritornando alla carestia diremo che il grano

raggiunse prezzi favolosi fino a 44 fiorini la mina,

la carne 12 grani la libbra e 20 lire la dozzina le

uova (non tenendo conto del diverso valore della

moneta in questi tre secoli) cosicché della gravità

del flagello ne rimise fra il popolo tale triste ri­

cordo che ancora se ne parlava alla fine del secolo.

L'esposizione dello stato disastroso in cui venne

a trovarsi il Piemonte alla morte di Carlo Ema­

nuele I serve a mettere in luce l’opera ricostruttrice

del nuovo duca Vittorio Amedeo I, opera che venne

purtroppo troncata dalla morte solo sette anni dopo

la sua assunzione al |>otere.

E veramente nell'intervallo fra la peste e la

carestia e la nuova guerra il « ... Sovrano appare

intero nella sua figura d'uomo e di principe. Giu­

stizia ed ordine lo guidano in ogni suo provvedi­

mento, civile, finanziario, militare, e questo prin­

cipio informatore deriva dall'ambiente piemontese

ricco di rigidità morale e di disciplina e che si

improntava alla grande tradizione di Emanuele

Filiberto.

Vittorio Amedeo I j»ensò che le difficoltà della

vita dovute ai flagelli dovessero affrontarsi col­

l'aumento e non con la diminuzione delle braccia

e appoggiò quindi l’incremento demografico, disci­

plinandolo coH’obbligo. avente allora carattere di

modernità, ai padroni di casa ed ai direttori degli

ospedali di denunciare le nascite al segretario del

tribunale (1). Provvide ad aumentare la produ­

zione agricola con adeguati provvedimenti, favorì

il commercio disciplinandolo ed aumentando le

vie di comunicazione. Diede a ciascuno nel campo

delle arti e mestieri, od in quello professionale,

precise responsabilità rivedendo tutti gli statuti

delle corporazioni per accertare la capacità degli

iscritti e. nel campo monetario, si ispirò al prin­

cipio che scemando l’esagerato e non giusto valore

delle monete le merci varebbero ripreso il loro,

giusto valore favorendo la diminuzione dei prezzi.

Io penso che l'opera di questo Principe in un

momento assai difficile della vita del nostro Pie-

«

monte debba essere meditata per la modernità

di certi concetti e per la loro saggezza.

11 • Come e noto solo dopo il Concilio di Trento

del 1580 venne fatto obbligo alle parrocchie di tener un

registro dei battesimi e delle morti, cosicché prima di

quella data le ricerche genealogiche familiari sono assai

difficili, salvo per le maggiori famiglie che provvede­

vano direttamente a tener conto della loro discendenza

Stava declinando questo flagello, che scomparve

però definitivamente soltanto nel 1636. quando e

per conseguenza incominciò a manifestarsi la

carestia nonostante la diminuita popolazione. Il

Voersio. il nostro informatore, ci dice: ♦... se non

si potesse seminare in ottobre che viene, il Pie­

monte va a pericolo di morire di fame... », ed in­

fatti la pestilenza, immobilizzando quasi tutte le

braccia valide, aveva impedito la produzione locale

e le difficoltà di ottenere le bollette d’immunità

avevano distolto ì forestieri dall’invio dei loro

generi dall’estero, che del resto assai difficilmente

sarebbero giunti a destinazione dato il gran nu­

mero di briganti nostrani e forestieri — peggiori

questi ultimi — che pullulavano nelle campagne.

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Statua equestre di Vittorio Amedeo I

sullo scalone del palazzo reale di Torino.