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I L R IC O R S O D E L L A V E D O V A

D I P IE T R O M IC C A

di

CESARE B IANCH I

Non ce senza dubbio nessun torinese, anche di

poca cultura, che ignori il purissimo sacrificio di

Pietro Micca e non comprenda la sua enorme impor­

tanza per le sorti della nostra città durante il terribile

assed o francese del 1706. «Se Micca non era —

scrive a questo proposito Carlo Botta — nessun Eu­

genio, nessun Vittorio avrebbe salvato Torino ».

E similmente tutti sanno che, al suo tempo, non si

lumeggiò e riconobbe nella sua giusta rilevanza il

suo altiss mo gesto, tanto che l'unico soccorso che

ottenne la povera vedova Maria Micca, da lui lasciata

con un figlioletto di due anni, furono le due ben

note razioni di pane giornaliere.

Non tutti conosceranno pero come questa misera

pensione non fu neppure erogata spontaneamente c-

tempest.vamente dal governo d’allora, bensì dopo un

vero e proprio ricorso, che suona quasi una supplica,

che Maria Micca provvide a stendere e fare avere al

duca Vittorio Amedeo II.

Tale lettera, riportata da Luigi Cibrario nella sua

« Stor a di Torno » e, al tempii in cui egli scriveva,

conservata negli Archivi del Genio Militare, interes­

sante anche perche denota come la vedova stessa di

Pietro Micca, non conoscesse nemmeno essa esat­

tamente come era avvenuto il fatto, il che spieghe­

rebbe in parte la dmenticanza nella quale esso cadde.

La riportiamo per intero e conforme all'originale:

« A. R.

Rappresenta a V. À. R. la povera vedova Maria,

moglie del fu Pietro Micca di Sagliano d'AnJorno,

che, pendente l'assedio della presente citta e ritro­

vandosi P etro Micca al servizio di V. A.R. e nella

compagnia del M nadori, si e presentata occasione

che li nemici francesi già avevano guadagnato la porta

d una mina con gran disavantaggio della citta, fu

comandato dal cav. Castel Alfieri, Colonnello del

Bartagl one dell'artiglieria, oppure fu invitato dalla

generosità del suo animo a portarsi a dare ii fuoco

a derta mina, e quella fece giuocare con perdita del­

l'inimico e della persona di detto Pietro Micca soldato

minatore marito dell'esponente. Ed ora non avendo di

che potersi sostenere, attesa la morte del suddetto suo

marito, detto cav. Castel Alfieri le ha sempre fatto

sperare che dalla clemenza di V. A. R. sarebbe stata

ricompensata la morte generosa del suo marito; per il

che a’ piedi di V. A. R. se ne ricorre, umilmente

supplicandola si degni commiserare al povero stato

della vedova esponente, mandare le venghi dato tutto

co che a V. A. R. parerà, atteso che detto suo marito

ha lasciato un piccolo tìglio in età d anni due; il che

spera dalla clemenza di V. A. R. ».

Al ricorso di Maria Micca così fece rispondere

Vittorio Amedeo II:

« S.A.R. informato della servitù resa dal mar to

della vedova supplicante, e commiserando al povero

stato della medesima, manda all’ufficio generale del

soldo di far gioire alla supplicante suddetta di due-

razioni di pane al giorno, sua vita naturai durante ».

Torino,

li 26 gennaio 1707

Sottoscritto:

Di Cavoretto. Referendario d'ordine di S.A.R.

Vennero in seguito e il monumento, e la int tola-

zione al suo nome del paese natio e d> una delle

principali arterie di Torino, e l'unanime riconosci­

mento degli storici, fatti tutti che collocarono il sacri­

ficio di Pietro Micca nella sua vera luce. E ben ven­

gano le solenni commemorazioni di Pietro Micca e

della battaglia di Torino che ogni anno, a settembre,

si rinnovano e*che dicono ancora una volta quanto

i posteri siano migliori giudici degli avvenimenti,

rispetto ai contemporanei di essi. Resta tuttavia elo­

quente il fatto, poco lusinghiero, se pur storico, che

lj sua famiglia, orbata di marito e di padre, ottenne

solo dopo supplichevoli solleciti una povera c quasi

ridicola pensione che appena poteva sfamarla, e che­

la memoria di Pietro Micca andò per lunghi anni

disadorna di ogni onore.

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