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ordinar a le migliaia ili api clic si sono sdì use. Se­

condo il numero delle regine die nascono, si hanno

da uno a uuattro sciami; ognuna guida tnon le n!t nu­

ocerà e e, « viue nascono simultaneamente, un duello

a pungiglioni decide in un stante del potere e della

vita.

Quando uno sciame esce naturalmente, il padrone

deve seguirlo spruzzandolo lon acqua per lostr n-

gerlo a posarsi in qualche luogo Ma lio non e senza

inennvc-nient dovendo», cosi facendo, calpestare i

raccolti e causare danni ai vicini, per iui s: risolse di

ricorrere a sciami art tic ali.

Battendo in alto sulle pareti del bugno, l'ape madre

accorre ove sente rumore di pericolo; si toulic- allora

il piano mediano contenente in genere le covate

operaie e regali con ali perfette e lo si pone alla basi­

di un'arnia vuota. Queste api si sforzeranno di pro­

vocare lo schiudimento delle covate ed in breve si

ottiene una nuova colonia senza soggiacere a nessun

pericolo. Si evitano cosi le gelose distruzioni della

vecchia ape madre, resa barbara per necessita, si gua­

dagna tempo pel lavoro delle operaie colla precocità

dello sciame e si rinnova meglio la cera clic si può

asportare trovandosi alla base dell'arnia. Il miele-

adunato dallo sciame art fic aie «. puro e fresco ve­

nendo deposto in alveoli costruiti di recente al piano

mediano e supcriore.

Questi sciami preco.i fabbricano ed hanno tempo

di forn;re 'meramente le casse nel corso dell'estate,

ne erigono più alveoli pei maschi, ai quali le api

pensano solo in primavera: non hanno quindi mai

i fuchi parassiti. Sono i migliori e raccolgono miele

abbondante. A Pragelato si hanno gli sciami verso la

fine di giugno e nel mese- di luglio.

Un proverbio locale dice: « L’ape inganna l’avi­

dità che l'ammazza, arricch scc la paz enza di chi da

essa attende la produzione regolare di ogni giorno ».

Scopo essenziale è il dare a questi imenotteri un rico­

vero comodo e proficuo. Tra le varie specie d'arnie la

p u usata e la « villica a favo fisso » o cassa quadra,

attraversata orizzontalmente nel mezzo da due ba­

stoni in croce, il miele si raccoglie nelle arnie villiche

al piano supcriore dopo la sciamatura, affumicando un

po’ al mattino con un cencio le ap. per assop rie, o

percuotendo le pareti inferiori, e tagliando i favi

con un lungo coltello. L’apiaio si schermiste contro

le punture esponendo le mani al fumo e coprendosi

il viso con una tela metallica, oppure tenendo il sigaro

acceso in bocca.

Il miele « vergine » ili Pragelato, che ha un elevato

potere energetico, è chiaro, trasparente, pesante, vi-

schioso, di color giallo, di squisita fragranza; esposto

a! freddo si la spesso, duro, bianco e granuloso. Con

la lavatura degl arnes e con la cottura dei residui

si la un secondo miele dolciastro, bruno ed acquoso

il cuiale è chiamato miele cotto e serve per nutrire

le api in mancanza di provvigioni. Facendo poi cuo­

cere a fuoco moderato e spremendo tutt i rimasugli

delle precedenti operazioni, si ha la cera che si cola

in rati . Questa cera gialla o vergine viene poi rifusa

dai negoz:ant: per mbianchirla. Distillandola si ot-

tic-nL il <• burro di cera » che ha proprietà terapeutiche

e.l e usata nelle ragadi ai capezzoli, nei geloni, ecc.

# # #

Si può affermare che tutti gli ab tanti di Pragelato

intendono e parlano il francese, oltre il dialetto locale

chiamato « patois ». Fra i dialetti dell'alta Val Chi­

sone- (da « dausum = chiuso e quindi « Vall s Clu-

soni.i •. Yallis Cluxonis •■). il più caratteristico è

certamente il pragclatesc. ’

d'ogni altro man­

tenne la sua atfinita col Delfinese per le più facili

e frequenti relazioni coi vicini paesi d’oltralpe. Il

dialetto di Pragelato non è da annoverarsi fra gli

id orni nettamente provenzali; esso ha più della lingua

d’« oc » che della lingua d'« oil », ma è evidente l’in­

fluenza dei vicini d alerti franco-provenzali (1).

Gli orologi solari o mt-r d ane, che adornano ancora

numerose case valligiani-, recano curiose ed originali

iscrizioni, le quali costitu scono altrettanti «mementi »,

come quelle che si riportano:

«

Amicis (//tiiihhit bora

» (Casa parrocchiale della

Ruà).

«

l.i sfiliti il /'ombre

Suivent nos jour pus u

pus

Et t///ilt/u< nuit sombre

— Al

uri/uerait nótre

trepus

».

«

Si le soleil iti m'ifluire

Ji ne puis vous su­

itifairi

».

«

Triste sorte, pussu il tempo, viene lu morte

».

«

Vita

fuy.it

sicut umbra

».

«

Femme so s sountise u ton muri

camme uu

solai fi le suis

».

«

Vu^t.itore. esuminu le ort

t

poi snddtsfu il tuo

cuore

».

«

PrsgeUlo \ote

iton.hr

e zeo&réfuht

• . Teul. G.

B E H .

Tip.

pù Chuntorc Misc^rcllt. Ptnerolo. 191V

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