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di G U I D O Z A N O T T I

Alla chetichella quasi senza «.In- l.i iittadinin/.i

se n'accorgesse. diversi monumenti torinesi

sono

stati

in epoche diverse

graziosamente rimossi dalle

primitive loro sedi e trasferiti altrove.

Uno di questi è riuscito persino come vedremo

iti seguito a battere il

record,

per aver mutato ben

tre volte di sede. Se quei trasferimenti Hirono et1et

tuati, come non vi è dubbio, per motivi ili ^instili

cata necessità, non -i può per altro affermare che la

scelta della nuova sede sia «•tata per tilt" indovinata

e felice. Col tempo, quando le Amministrazioni Co

ninnali non saranno più assillate dai gravi problemi

che ora a loro chiedono urgentemente d'essere risolti,

potranno, forse, rivedere le decisioni prese nel pas

sato. riparare alcune ingiustizie e rimediare i qual

che offesa.

Cominciamo per intanto con il monumento di

Quintino Sella. Ksso fin dal IW>2 aveva sede al ceti

tro ilei cortile d'onore del Castello ilei Valentino.

L'ampiezza grandiosa di quel cortile comprometteva

evidentemente l’opera d'arte dello scultore Reduzzi

che aveva modellato la figura del grande ministro,

scienziato e industri ile biellese con felice somigliati

za e naturalezza di atteggiamento; anche l'armonia

estetica del cortile soffriva per la presenza del bron

zeo simulacro. Per accorgersi ili ciò occorsero circa

settanta anni, un po' troppi se vogliamo, ma... mi­

glio tardi che mai. D'altronde la statua del Sella

nella sua sede primitiva a malapena la si poteva scor

gere in lontananza, di tra le sbarre ili ferro della

cancellata che chiude il cortile, il cui accesso era ed

è tuttora vietato a chi non ha rapporti con la Scuola

di Applicazione |>er gli ingegneri e architetti che ha

sede appunto nel Castello del Valentino. A circa

set

tanta anni dunque di distanza dal giorno in cui il

monumento di Quintino Sella era stato ivi collocato,

si pensi» di assegnargli una nuova sede. Ma non si

perse troppo tempi nel cercargliela; pareva che si

avesse premura di dargli lo sfratto, poiché tu fatto

rimuovere a tamburo battente e trasportato in una

aiuola del Parco del Valentino, situata tra :! corso

\tassimo

d'Azegln ed il viale Mattioli, a breve

iii

stanza del Castello, il passante che lo scorce e si

ferma ad osservarlo, se mette gli occhi Mill'epigrafe

incisa nel basamento, legge:

QU INT INO SI.LI.A

SCIENZIATO E STATISTA

INSIGNE

PROMOSSE LA FONDAZK »NE

DI QUESTA SCUOLA

E PRIMO VI PROFESSO'

M INERALOGIA

NEGLI ANNI

MDCCCLXI E M IXXICLXII

Dopo aver letta l'iscrizione il nostro vnudante

ptiìi giustamente meravigliarsi ili no'i vedere li

Snuda

a cui si accenna in essa. E può chieder: a si-

stesso:

dov 'ò questa

Si noia?

sull'erba ■ intoni > al

piedestallo? Poiché il nostro passeggero

clv può

anche non essere di Torino non è tenuto a saperi-

che quella

Scuola,

cioè quelli di Applicazione per

gli ingegneri e architetti è allogata nel Castello elu­

si erge dietro la sua persona, un po’ più in ià. a

destra, dalla parte opposta del viale. Nè si può prc

tendere che egli

sia

informato sulle ragioni oer cui

fu deciso lo

sfratto

di Quintino Sella. Vi pare?

La bella statua di bronzo di Massimo d'Azeglio

con il suo infelicissimo basamento di granito che lo

fa rassomigliare ad una stufa di Castellamonte. era

situata in Piazza Carlo Felice a ridosso del gì irdino

e di fronte all i Stazione ili Porta Nuova. Fili issima

ubicazione: ma col tempo si rese incomoda jvr ra

gmni di viabilità; perciò anche a questo monumento

venne intimato l ordine di sfratto, destinandolo al

Parco del Valentino, dove si apre il corse intitolato

al suo nome (meno male!) all'incrocio con il corso

Vittorio Emanuele.

A non molta distanza d i questa località e cioè

sul corso Cairoti, poco lontano dal monumento a

Giuseppe Garibaldi era stato

posto,

tanti anni or

sono, il monumento a Casinnro Teja. il famoso cari

caturista; un bel giorno non lo si vide p«ù e si sepjx

jx*i ch'era stato trasferito nel giardino <h Via Quat