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Conosciamo un suo autoritratto, il ritratto ili sua

moglie c quello di sua figlia. I/autoritratto è dipinto

alla maniera ili uno dei paesaggi e degli interni di

Bosio. Il maestro arriva alla confidenza della sua

stessa vita, della sua stessa testimonianza, in una spe­

cie di vibrazione luminosa, il viso rischiarato su di

un fondo scuro si tratta evidentemente d’una pittura

d espressione e nessuno può dubitare della sincerità e

della potenza d ’espressione creata.

Il

ritratto di sua moglie non è che un viso di tre

quarti e un busto. La pittura è molto diversa da

quella dell’autoritratto. F.’ un ritratto di bellezza e

di poesia, piuttosto che uno di carattere.

Il

ritratto della figlia meriterebbe un più lungo

commento. Il modello è assiso, pure di tre quarti, le

mani incrociate sulle ginocchia. L ’insieme è scuro,

salvo quelle mani ed un graziosissimo viso. E’ evi­

dente che qui il maestro ha subito l’influsso dei clas­

sici maestri della scuola del 1890. e ciò non è senza

ragione. Il carattere del modello lo esige.

Abbiamo già detto pertanto che Bosio mette qual­

che cosa di se stesso in tutto quello che fa. La sua

potenza creatrice fa corpo con la sua opera e con la

sua vita. Quest’opera, che procede dall’artista e dalla

natura, non è nè la natura nè la visione ideale con­

cepita da Bosio. F ciò perchè l’artista è un eterno

insoddisfatto e non perviene mai a realizzare pla­

sticamente la sua sensazione. L ’opera di Bosio è una

transazione passata tra il sogno del maestro e le sue

possibilità di transposizione. In pittura v’è la « faci­

lità ». Essa non esiste che all’esordio, e più l’artista

lavora più il mestiere è diffìcile. Perchè una oittura

sia valida occorre che vi si possa scoprire il tempe­

ramento del suo autore ed ogni colpo di pennello

dev’essere il rivelatore delle sue tendenze sensibili.

E' in quel momento che la materia si anima d’un

soffio vitale. La <« creazione » non è mai impiegata

nel suo senso assoluto, l’abbiamo dianzi spiegato.

Ma l’oj>cra è detta creata quand’essa offre allo spet­

tatore la testimonianza della presenza dell’artista. In

una parola il soggetto è assai meno presente dello

stesso pittore. Ma ciò non vuol dire che sia proibito

ad un maestro di guardare e studiare gli altri mae­

stri. Un pittore è sensibile. Egli subisce, e sovente

senza saperlo, delle tendenze molto diverse. A Bosio.

che è, come tutto il mondo estetico, il figlio di qual­

cuno, sembra malagevole attribuire una paternità

artistica. Ed è perchè nella sua pittura v'è qualche

cosa di estremamente originale e di spontaneo, ed

essa evoca l'insieme dei migliori maestri senza pre­

cisarne nessuno.

Non è un maestro che ha influenzato delle legio­

ni. Ogni arte deriva da un’altra arte. Si ha sopra­

tutto l'impressione che Bosio non è stato senza stu­

diare certi pittori francesi, ma non è meno impro­

babile che questa impressione non sia che un’illu­

sione.

Per concludere è certo che Bosio ci rivela, ad una

età avanz 'ta, gli aspetti di un'arte di primissimo or­

dine, che quest'arte coincide con quella di artisti

francesi suoi contemporanei, ma che appartengono

alla tradizione fiamminga, mentre Bosio appartiene

alla tradizione italiana dei Grosso. Marchisio, ecc.

che furono i suoi maestri.

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