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GIAN MARIA BERTAGNA
V I NC ENZO F A R A C I
Ancora oggi gli artisti torinesi, preferiscono abi
tare nella parte vecchia della città e precisamente
in borgo Yanchiglia che conserva tanti ricordi di
grandi artisti passati alla gloria.
Nonostante la vita tumultuosa odierna, alcune
vie di Borgo Yanchiglia, conservano sempre l’aspetto
romantico dell'ottocento; i palazzi severi e grigi sono
silenziosi, quasi fossato disabitati, il movimento per
le vie è limitato, sembra regolato appositamente per
non disturbare i seguaci delle belle arti che ivi ri
siedono e lavorano, creando cose belle che dànno
soddisfazione allo spirito.
In questa zona della città sembra che il tempo
si sia fermato, se si guardano i vecchi abbaini, Ir
antiche botteghe degli artigiani, che ancora oggi ci
mostrano quello che sanno fare ed è inutile che il
visitatore cerchi o pretenda qualcosa di moderno,
di civettuolo, sarebbe fuori di luogo; qui conserva
tutto tradizionalmente, come la natura, e sono sempre
le stesse case che si specchiano nelle acque azzurre
del Po, che guardano la collina luminosa che come
un anfiteatro le cinge, la Cappella di Superga le
domina, la Mole Antonelliana stende la sua ombra
aggraziata come simbolo di protezione.
(Questa è la vecchia Vanchigiia dei letterati, dei
pittori gentili, degli scultori decisi, dei musicisti
creatori di note melodiose, ed in tempo passato fu
anche rifugio di uomini politici di ogni paese e di
ogni idea.
(ìli artisti, dalle soffitte di quei palazzotti, guar
dano la Mole, le colline e s’ispirano e fermano sulle
tele le visioni fuggenti dei tramonti doro che in
fiammano tutta Torino.
Anch’io sono andato in Borgo Vanchigiia per
scovare Gian Maria Bertagna.
Abita in via Matteo Pescatore in un palazzotto
antico a pochi metri dal Po. Dal balcone si vedono
tutte le colline torinesi, quelle colline cariche di
verde e di azzurro, che stupirono un poeta milanese
venuto a Torino per la prima volta e visitando
Piazza Vittorio Veneto, esclamò in un impeto di
entusiasmo: « Perchè queste colline non si sono fer
mate a Milano?! »
Ora Bertagna dal suo balcone dalla ringhiera
arrugginita, può mettere fuori la barba venata di
bianco e guardare la collina che avvolta in una
fascia azzurra, rende il paesaggio suggestivo.
Salgo su per una scala centenaria, dagli scalini
consumati e suono il campanello. Dopo l’attesa, un
rumore di chiavistelli ed ecco spalancata la porta.
Mi sta dinanzi il pittore; indossa un camice che
non so definire la tinta primordiale, perchè imbrat
tata da tutta una gamma di colori; penso che Ber
tagna collauda i colori sul camice, anche la bar
betta porta i segni del mestiere, come pure la mano
che mi tende affabilmente.
G ian Maria B attaglia.
IO