

S. DOMENICO
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XVii
S. DOMENICO
Illustre per care reminiscenze patrie
è
questa chiesa, ove
parecchi anni riposarono le spoglie del grande Emanuele
Filiberto, e che il Cibrar io erroneamente accennò fondata
""'""
.
verso l'anno
I
~60
.(1)
laddove le sue memOrIe salgono al
1214,
e all'anno seguente quelle del suo convento. Fu intorno
all'epoca citata dal lodato autore che l'ordine dei domeni–
cani si ebbe da fra Giovanni torinese, di quella Congre–
g azione una biblioteca, per quei dì rara e pregevole.
La chiesa fu rifatta nel secolo
XIV,
in cui aveva quattro
navate ad archi ogivali Il Peruzzi nella sua visita ci rag–
guaglia che S. Domenico ai suoi dì
(1584)
era
satis pulchrum,
ampio, e a tre navate, che l'altar maggiore era bellino, che
in questo sotto la confessione o cappella mortuaria
deposi–
tum est
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serenissz'mz' olim ducis Emanuelis Philiberti.
Egli aveva trovata bellissima l'icona della cappella del Ro–
sario, ove fioriva una società
valde numerosa,
e di cui allora
era priore
il
duca Carlo Emanuele
I,
ma dice indecenti le
cappelle degli eredi di Gruato Provana, del ramo dei signori
di Faule e di S. Claudio, patronato della famiglia Ghisolfi.
In quanto all'altare di San Tommaso d'Aquino, diceva
spettare
ad secular'es ' artistas italos qui die
S.
Thomae de
Aquino omnes conveniunt et suam faciunt oblationem,
ag–
giungendo essere dotato da Dorotea di Antiochia
(2).
Egli
(I)
Storia di Torino,
II,
256.
(2)
Apparteneva indubbiamente alla famiglia di Giorgio Antiochia
medico
ad honorem
del Re di Francia in Torino. Nel
1560
veniva in–
vestito di parte di Borgaro, avuto in dote dal suo suocero Aresmino
di Arcour signore di Altessano e Borgaro. Il suo figlio Antonio fu
sindaco di Torino nel
1622
j
e nel suo testamento del
1619
lasciò di es–
sere sepolto in S. Domenico.
CunETTA,
I
marmi 8.ritti.
8
.
"