DUEfPALADINI Da CICLO PIEMONTESE: GIUSEPPE BARETTl
- VITTORIO
ALFIERI
soffrire il caldo, il freddo e ogni dolore catonesca-
mente. Ma le due più importanti cose sono il latino
e il greco, chè quelle gli hanno ad aprir la via alla
giurisprudenza, alla medicina, alle matematiche e a
tutte l'altre scienze; e faccia anco d’imparare l’agri
colturadagl'ignoranti contadini, tesoreggiando notizie
d'ogni genere, ed entri ne' filatoi, e nelle fornaci
di vetri, e nelle botteghe de' fabbri, e noti e apprenda
ogni cosa che potrà, che cosi si moltiplicherà le idee
ed è la molteplicità delle idee e delle notizie che
rende gli uomini grandi, e non i poveri precetti che
ne vengon dati dalle misere scuole».
• • •
L'esercizio dello schioppo! Il pensiero corre a
Vittorio Alfieri bambino di otto anni che, facendo
l'esercizio militare, era andato a inchiodare la testa
su una punta di alare, riportandone sopra l'occhio
sinistro una ferita la cui cicatrice gli rimase per tutta
la vita. cMi ricordo, ogni qualvolta s'incontrava
qualcuno che domandasse al prete IvakJi cosa fosse
quel mio capo fasciato, rispondendo egli ch’io era
cascato,
io subito aggiungeva del mio
facendo l'eser
cizio
».
Questa esigenza profetica della formazione mili
tare in questi piemontesi annunziatori d’italianità è
più e meglio che un aneddoto.
• • *
Vittorio Alfieri era ancora vivo che già sulla sua
figura reale se ne veniva formando un’altra più bella,
splendente di idealità, vibrante di ammaestramenti,
e, quanto più la prima era stata impulsiva e contrad
dittoria, tanto più la seconda appariva dotata di vo
lontà e ricca di coerenza. Tra l'una e l’altra c’è un
ponte di luce, cioè l'opera sua, chè i miti non si
creano dal nulla ed è falsissimo che le religioni siano
imposture.
Oggi, chi scrivesse la vita dell'Alfieri dovrebbe e
potrebbe coordinare le posizioni paradossali in cui
egli è spiritualmente entrato e che anzi ha creato
dalla sua passione sfrenata e in apparenza anarchica,
con gli effetti immediati e con le risonanze lontane
dell'Autobiografia e delle Tragedie. Le contraddi
zioni son mai tante che a contarle tutte si andrebbe
per le lunghe.
Prima contro i tiranni a
esaltazione degli sbasti-
gilatori, poi contro gii soastigtiaton,
quindi contro
la
sesquiplebe dei repubblicani; un
po’ in dispetto
dei filantropi, un po' dei
devoti, un po’ delia sciocca
irrdi^ioncridi 4 un cerio itiOOiCiiTO v^u^ihukio nw
disprezzo i vili e i
cattolici e. a un altro, nel csttoK-
cismo
ammirando
li
difesa dell'ordine • detta pro
prietà;
unavolta
per
chesia il coniatore deltamoneta
della libertà e yn’eltra volte la rifinì dadacircolazione
e non la vorrebbe spendere neppur lui. SenbnM
de ne vene, deia liberti, H monopolio <
tiranni, e ^Drse ignorava che, qmfche
della sua nascita,
un
principe della sua terra, Carlo
cmanucie 11*• proprio ^Uctio Cnc siri i» unnno (Kiii
sua giovinezza vafibonda. l'aveva quella parola di
libertà proclamata per
già ben
e con
creti. quandoentrando in \
impugnato le armi perchè ,
di ViennapurtroppojM hen
la di lui rovina si medita queta___
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