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SCIENZIATI PIEMONTESI

li

cutore intravedeva il fatuo o il seccatore; se invece

riconosceva lo studioso serio, ricorrente alla sua dot­

trina e al suo consiglio, la sua parola diveniva calda,

eloquente,animatrice,feconda del più altoevario inse­

gnamento. A lui ricorrevano, come al maestro infalli­

bile e cortese, tutti gli astronomid’ltaliaenonessi soli.

Odiava la ciarlataneria e la posa e fu un lavoratore

formidabile e metodico sino alla morte: generosa­

mente si ritrasse dalla direzione dell'Osservatorio a

65 anni, ancora nel fervore giovanile della mente e

in discreta salute, per far posto al suo allievo Celoria.

In quell'occasione tutta l'astronomia italiana gli

espresse affettuosamente il suo saluto e il suo omag­

gio, dedicandogli un fascicolo in cui sono raccolte

le effemeridi della sua fervida vita e la lunga biblio­

grafia delle sue pubblicazioni.

Mancò ai vivi il 4 luglio 1910fra il rimpianto uni­

versale: nel 1925 la Città nativa gli inaugurò un mo­

numento, bella opera dello scultore saviglianese conte

Galateo; con ritmo veloce, degno dell’era fascista,

si attende ora all'edizione nazionale delle sue opere,

in grande formato e in veste degna.

Giovanni V. Schiaparelli, del quale si celebra

quest'anno il centenario della nascità, fu di gran

lunga il più grande astronomo italiano di questi ultimi

tempi, ma fu anche per altezza d'ingegno, profondità

di coltura, severità e nobiltà di carattere, una delle

più esemplari figure di italiani dell'epoca sua.

I

l maestrodi tutti i pionieri

dell'industria elettrotec­

nica italiana, l'inventore

che ha dato un gigantesco

impulso alle applicazioni

delle correnti alternate nella

produzione e nel trasporto

dell'energia elettrica a gran­

di distanze, non fu un tec­

nico nel senso pratico ed

utilitario della parola, ma fu

sopratutto un teorico, un

divinatore e uno sperimen­

tatore, che coltivò la scienza

come un’arte di sovrana bel­

lezza e nedissodò e fecondò

nuovi campi collo strumento

magico e infallibile della ma­

tematica.

Coltivò la sua scienza

come un poeta o un artista,

con dedizione completa del

suo spirito creatore, con

assoluto disprezzo di ogni

personale vantaggio, fatto

questo veramente raro e

maravigiioso

appena

si

pensi

M h

che i suoi studi toccavano

così da vicino la zona dove

interessi

enormi

di paesi,

di compagnie, di uomini

sono in gioco e dove spesso

l'egoismo e

la

sete

diguadagnocostituiscono lamolla

principale delle iniziative e delle attività.

Ecco come, poco più che trentenne, il Ferraris

chiudeva la sua

scientifico ha in sè stesso,

come un lavoro artistico,

i caratteri che lo debbono

fare apprezzare; e la sua

importanza, la sua bellezza,

il suodiritto alla nostra con­

siderazione sono indipen­

denti dalla utilità pratica

che quel trovato o quell'o­

pera possonoavere. Quando

contemplando un prodottò

della scienza od un’opera

d'arte noi sentiamo in noi

quella soddisfazione che ci

fa dire: — bello —, quel

prodottoo quell’opera sono

utili in sè».

Parole che sembrano

un'eco della strofe carduc­

cianasull'operacreatricedei

poeta:

Fa uno strato

D'oro, « il tanca contro ’l sola

Guardi coma in allo «candì

E naptanda.

Guarda a goda, a più non vuota.

• •

’' ‘

piarti

Fortunato il mondoquan­

do lo strale foggiato dal

poeta della scienza splende e volteggia come il vet­

tore magnetico rotante del Ferraris!

E cosi nel suo ditcorw SuUo trasmissioneefrwtat

dell'energia, del 1894, ai Lincei esaltò la

della

ricerca scientifica pura, non sospinta dalla molla <M»

l'utilità pratica: « U sciama ha idari piè d ii di