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SCIENZIATI PIEMONTESI

quello dell’utile materiale diretto», e: «chi nelle

ricerche scientifiche avesse sempre in mira le appli­

cazioni non troverebbe mai nulla». Concetto ardito,

questo, e non immediatamente evidente per sè; con­

cetto che il senatore Corbino, insigne fisico e cono­

scitore insieme profondo della tecnica industriale,

ribadì nella grande commemorazione di Galileo Fer­

raris, svoltasi a Torino nel 1922 - venticinquennio

della sua morte - traendone argomento dall’esempio

della vita di lui e deplorando: « il gretto utilitarismo »

esiziale in ogni manifestazione individuale e sociale,

ma sopratutto negli studi; «un tale sistema - disse

allora il Corbino - non può condurre che alla cristal­

lizzazione dell'industria e quindi all'arresto di ogni

progresso tecnico, che è inseparabile dai contatti

continui collo sviluppo della scienza pura».

Seguiamo rapidamente il fisico geniale nella sua

vita e nella sua opera, nobilissima la prima e così

novatrice e feconda di progresso la seconda, che si

deve pur sforzarsi di capirla almeno nelle sue linee

schematiche, per ricordarla con riconoscente vene­

razione.

Il Ferraris nacque a Livorno Vercellese, ora chia­

mato Livorno-Ferraris in onor suo, il 31 ottobre 1847

da modesta gente; diede subito chiari segni di rara

intelligenza, di entusiasmo per lo studio, di vivo

amor proprio.

Prima, nel 1869, si diplomò ingegnere a Torino

e tre anni dopo fu dottore aggregato presso la facoltà

di Scienze nell’Università: ambedue le tesi presen­

tate in quelle occasioni sono d’indole teorica: l’una

sulla trasmissione dell’energia, e nella quale il gio­

vane ingegnere già volge la mente presaga alle riserve

montane d’Italia, l’altra sulla teoria matematica della

propagazione dell’elettricità.

Dal 1870fu assistente del Codazza al Museo Indu­

striale di Torino e gli successe alla sua morte nel 1878

come professore di fisica tecnica.

Nel 1886 fonda, con carattere di corso libero,

una scuola di elettrotecnica teorica e pratica, dot­

trina appena nata, della quale egli intravede il rapido

trionfale sviluppo, secondo le convinzioni tratte da’

suoi studi, dalle sue scoperte, dai suoi viaggi; due

anni dopo il corso libero è dichiarato ufficiale, se­

guito da una scolarescasempre più numerosa, in gran

parte di ingegneri, attratti dalla sua fama, dalla pro­

fondità del sapere, dalla lucidità insuperabile dell'e­

sposizione; perchè il Ferraris fu un maestro, nel senso

più simpatico ed ampio della parola; egli guidava e

s’interessava affettuosamente a' suoi allievi.

Tutta la sua produzione scientifica, si può dire, è

di prim'ordine. Nel 1877, a 30anni quindi, egli com­

pone un aureo trattato: Le

proprietà cardinali dei

sistemi diottrici,

che è la più organica ed elegante

esposizione apparsa sino allora di quella teoria, e che

fu tradotta in tedesco; lo segue un altro studio di

ottica, che condusse ad innovazioni utili nel campo

dei cannocchiali geodetici.

Trionfa intanto nel 1876 all'Esposizione di Fila­

delfia il telefono del Graham Bell; il Ferraris ammira

la scoperta, tiene su di essa nel 1878 a Torino una

conferenza; di più, attraverso fini esperienze e una

sagace trattazione matematica, detta la teoria di

questo che fu detto « il più delicato e il più inverosi­

mile degli apparecchi di fìsica».

Nella stessa guisa, non appena all'Esposizione di

Torino del 1884 ebbe fatto la sua comparsa e la sua

prova di collaudo il trasformatore Gaulard e Gibbs,

il Ferraris in una classica memoria ne dà pure la

teoria compiuta, indicando metodi convenienti per

il calcolo del rendimento, correggendo errori e

insieme traccia le grandi linee della teoria delle cor­

renti alternate e dimostra per primo che la potenza

o energia di un elettromotore, in caso di sfasamento

fra tensione e intensità, non è più data dal semplice

prodotto di queste due quantità, ma dal prodotto

stesso moltiplicato ancora per una quantità dipen­

dente dall'angolo di sfasamento, cioè per il famoso

cos

9

. Galileo Ferraris è, cioè, stato il primo a intro­

durre il così detto

coefficiente di potenza.

Il trasformatore è l’organo indispensabile al tras­

porto dell’enérgia a distanza, capace cioè di ridurre

la corrente alternata alle condizioni (alto potenziale,

bassa intensità) senza delle quali la trasformazione, e

quindi la distribuzione, è praticamente impossibile.

Il trasporto dell’energia a sua volta è una delle

più grandi conquiste moderne, affermata e prevista

dall’Hirn colle parole: «La force motrice fut toujours

localisée, dorénavant elle sera mobilisée». Impo­

nenti condutture ad alto potenziale, coi loro eccelsi

sostegni in cemento armato, colle loro reti di prote­

zione, colle complicate collane dei grossi isolatori,

percorrono, per centinaia di chilometri, il suolo

d’Italia: per quei fili relativamente sottili fluiscono

fiumi giganteschi di energia, che muovono migliaia

di macchine, compiendo il lavoro di un esercito di

titani, illuminando le veglie di milioni di uomini.

Quelle imponenti condutture devono ricordarci

il grande elettricista piemontese, il quale, co' suoi

studi teorici, ha indicato la via per il perfezionamento

dei trasformatori e quindi per il progresso della

tecnica del trasporto dell'energia; devono altresì

ricordarcelo per il mirabile impulso da lui dato alla

tecnica delle correnti alternate colla scoperta dei

campo magnetico rotante.

Occorre almeno tentare di abbozzare il quadro

della scoperta famosa, per la sua semplice bellezza.

Due vettori periodici ortogonali dello stesso periodo

e della stessa ampiezza massima, ma sfasati di un

quarto di periodo, sicché ai massimi dell'uno corri-

spondarfo i minimi dell'altro, dànno per risultante

unvettore chedescrive uncircolo, unvettore rotante.

Ciascuno dei due vettori periodici componenti

puòaessere in particolare individuato dalla forza

magnetica generata da una corrente alternata pas­

santeper unavvolgimento, forzacheè perpendicolare,

come si sa, al piano del telaio di queH’avvoigimento.

Ora ecco che. se disponiamo i due telai normalmente

fra loro e col centro di simmetria in comune e riu­

sciamo a far percorrere i due avvolgimenti da cor