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I PIONIERI PIEMONTESI NELL'AFRICA ORIENTALE

Come già ebbi occasione di narrare in questa

Rivista (aprile 1935). nel 1856 il canonicoGiuseppe

Ortalda, direttore principale dell’Opera della Pro­

pagazione della Fede nella diocesi di Torino,

avendo rilevato, con diligenti ricerche, che ben

603 erano i missionari piemontesi, savoiardi, sardi

e liguri sparsi in tutto il mondo, e che essi spesso

si rivolgevano ai loro compatrioti per avere aiuti

per le missioni ad essi affidate, si fece promotore

di una grande Lotteria in favore dei missionari,

sudditi del Re di Sardegna.

É da rilevare che, quantunque l'Opera della

Propagazione della Fede, sorta a Lione nel 1822,

fosse stata introdotta nel Regno di Sardegna solo

nel 1838, lo zelo missionario era quanto mai vivo

nelle nostre popolazioni, le quali, nonostante le non

liete loro condizioni finanziarie, concorrevano con

somme, per quei tempi, notevoli, al mantenimento

delle missioni cattoliche. Basti dire che nel 1839 il

Regno di Sardegna contribuiva con ben69.438 lire al­

l’obolo dell’Opera della Propagazione della Fede,

mentre in tutti gli altri Stati italiani si raccoglievano

solo 129.000 lire. Nel terzo decenniodella suaattività

in Italia (1854-1863) l'Opera della Propagazione della

Fede raccolse poco meno di 5 milioni e mezzo di lire,

e circa la metà di questa somma si dovette al Regno

di Sardegna. Gli è che in Piemonte uomini di governo

e popolo ben comprendevano la bellezza della pro­

paganda missionaria, ed erano pure persuasi che quei

connazionali, che si erano dedicati alla propagazione

della fede cristiana in tutto il mondo, dovevano sen­

tire che non erano abbandonati dalla madrepatria.

I fratelli Gustavo e Camillo di Cavour erano tra i

più zelanti sostenitori delle missioni: in un solo anno

le loro offerte salirono a ben 23.000 lire (10).

Per la raccolta degli oggetti necessari per la Lot­

teria da lui progettata, il can. Ortalda scrisse a tutti

i missionari sardi sparsi in tutto il mondo, invitandoli

a inviare a Torino i prodotti naturali e industriali più

caratteristici del paese in cui si trovavano.I missionari,

mentre inviavano gli oggetti richiesti, scrivevano

lunghe lettere sulle loro missioni al can. Ortalda, che

le pubblicava in un giornaletto missionario intitolato

primaL'Esposizione,e

poi

MuseodelleMissioniCattoliche.

f Cdto Aitate dal Mania durante il nova*»

Clilam • C w w t e dada Madonna di Campagna (Tarino)

Il Governo piemontese favorì in tutti » modi la

raccolta degli oggetti per la Lotteria; ma chi parti­

colarmente si dimostrò favorevole a questa propa­

ganda missionaria fu il conte Camillo di Cavour, il

quale, con l’intento di allargare sempre di più il

raggio d’azione dei piccolo F

sotto l’aspetto

politico e commerciale, cercava di stringere rela­

zioni di amicizia e di commercio anche coi più lon­

tani paesi d'oltremare. Erano per lui preziose le let­

tere e le relazioni dei missionari piemontesi, che il

can. Ortalda spesso comunicava al Ministero degli

Esteri, e dal canto suo il Conte di Cavour volle tras­

mettere ai Consoli sardi all'estero l'elenco dei mis­

sionari, sudditi del Re di Sardegna, raccomandandoli,

e per loro mezzofacendoli raccomandare. Accogliendo

i voti formulati dai numerosi missionari sardi resi­

denti nella Cina, il Conte di Cavour istituì a Hong-

Cong un consolato di seconda classe (8 agosto 1858)

e ne dava notizia al can. Ortalda. In quest'opera il

grande Ministro era efficacemente e, possiamo dire,

appassionatamente coadiuvato da Cristoforo Negri*

direttore capodivisione al Ministero degli Esteri,

che sarà poi uno dei fondatori, e, per volontà di

Cesare Correnti, ministro dell'Istruzione, primo pre­

sidente della Società Geografica Italiana (1867).

È in queste circostanze che hanno inizio le rela­

zioni fra il Ministero degli Esteri di Torino e mon­

signor Massaia. Il 15gennaio 1857 il cav. Negri scrive

al Massaia che il Regno di Sardegna,

che ha visto il suo commercio e la

sua navigazione rapidamente progre­

dire negli ultimi anni, haconcluso molti

trattati e convenzioni con diversi paesi

« per assicurare i vantaggi alla propria

bandiera mercantile e le protezione

alle tante migliaia di sudditi sardi re­

sidenti all'estero. Si moltiplicarono

grandemente i consolati, e si continua

ad insinuare negoziazioni di trattati e

convenzioni anche coi principi di Africa

e di Asia. Sarebbe desiderabile di

poter

concludere eguali trattati di

amicizia,

navigazionee commercio

anche

coi

prin­

cipi d'Abissini, od

almeno

coi

più po-