NOTE SULLA POLITICA FINANZIARIA DEL CONTE D I CAVOUR
Banche
Il Cavour, allorché era M in is tro , non credette
opportuno, rigua rdo a ll’ord inam en to de lle banche,
assolvere il suo com p ito attenendosi alla massima
«laisser faire, laisser passer», del sistema liberista,
del quale aveva pure affermato in m o lte circostanze
i vantaggi.
Nel suo p ropos ito di affidare il servizio generale
di tesoreria d e llo Stato alla Banca Nazionale, egli
celava scopi più rem o ti; so tto il provved im en to di
semplice tecnica finanziaria sperava di accelerare la
circolazione monetaria ne llo S tato, poiché, facendosi
generale l'uso dei b ig lie tti di banca, doveva, poi,
diventare anche generale l ’uso del c re d ito , e qu indi
aumentare « l'a t t iv ità economica su tu tta la super-
fice del Paese » (23).
Il Con te di Cavour rile vò la necessità d e ll’ in te r
vento de llo S ta to nella organizzazione bancaria. Dopo
aver studiato ed apprezzato la vasta azione esercitata
dalla Banca d ’ Ing h ilte rra su ll’econom ia britannica,
egli era d ivenu to fervente amm ira to re di questo
poderoso ente bancario che regolava, variando il
tasso di sconto, il movimento nazionale non solo,
ma anche que llo internazionale dei cap ita li.
Prende ad esempio i p rovved im en ti ideati dal
Peel nel 1844, ma non trascura anche le c ritiche e
le approvazioni che non mancarono da pa rte di eco
nomisti inglesi, quali il Mac-Culloch, lo S tua rt M ill
ed a ltri a u to ri.
Le discussioni sulla costituzione di una banca in
Savoia ve rtono sui due sistem i, assai d ib a ttu ti pe r gli
inconvenienti ed i vantaggi che en tramb i presentano:
il primo, que llo inglese e francese, i! quale affida ad
un'unica banca l ’alta funzione rego la trice della c ir
colazione e de lla situazione finanziaria de llo Stato;
il secondo, ad o tta to dagli Stati U n iti, lascia completa
libe-tà alle banche di emissione.
Il
Cavour a questo riguardo osserva «si le M in istère
avait le po u vo ir d ’organiser
ab ovo
tous les établisse-
ments de c ré d it, s 'il pouvait m od ifie r les choses e t les
hommes, il p ré fé rira it le p rem ie r systèm e» (24).
« Il m ig lio re dei sistemi bancari si è que llo di
avere come malleveria una grande is tituz ione di cre
dito ed a tto rn o a questa is tituz io n i m in o ri » (25).
Infatti, un un ico is titu to centrale necessariamente
solidissimo, in grado di po te r sostenere anche gravi
urt, senza sconvolgere l ’economia nazionale, che sia
non solo di a iu to in tem p i no rm a li, ma s o p ra ttu tto
nei pe riod i di c ris i, che abbia i mezzi pe r fa r fro n te
ai p ro p ri impegni e tu te li senza ric o rre re a mezzi
a ffrettati e strao rd ina rt, i p o rta to ri dei b ig lie tti, rap
presenta ce rtamen te il m ig lio r sistema d i organiz
zazione bancaria.
Relativamente al problema bancario il Cavour
esamina i benefici che possono godere l'in d u s tria e
il commercio, ed addita un nuovo campo che resta
da sviluppare; qu e llo ag rario.
Convinto della necessità per il nostro Paese
degli istituti che si occupino dei crediti all'agri
co ltu ra — a ttiv ità che può e deve riuscire vantag
giosa — egli osserva: « C redo sia deb ito del Gove rno
di studiare se si possano in tro d u rre nel nostro Paese
quegli stab ilim en ti di c re d ito agrario che in a ltre
contrade d ’Europa hanno p rocu ra to ai co ltiv a to ri
benefici immensi » (26).
Comprende tu tta v ia che questi is titu ti di c re d ito
incontreranno qualche d iffico ltà anche tra gli stessi
interessati, ma non dub ita che, appena essi po tranno
affermarsi, il lo ro benefico influsso sarà eviden te.
Egli pensava di is titu ir li in Sardegna, preconizzando
già da allo ra la vantaggiosa lo ro costituzione, solo
più ta rd i compiuta.
Poco dopo la to s titu z io n e della Banca Nazionale,
Cavour vide la necessità di s tab ilire una nuova p ro
porzione fra il nume ra rio , che la banca deve tene re
materialmente in cassa, e la somma rappresentata
dai b ig lie tti in circolazione, cumulata con quella dei
con ti co rre n ti pagabili a vista.
Con questo a tto egli d im o s trò come sapesse valu
ta re i bisogni d e llr
e come non esitasse a fare
ciò che riteneva necessario pe r il comune vantaggio.
D imostrazione ancor più chiara ci è data dalla rela
zione sulla motivazione del sudde tto p rovvedimento,
dove si osserva: «Q uan do la circolazione dei b ig lie tti
si mantenga nei lim iti r is tr e tti lasciando sussistere
nel Paese una quan tità abbondante di monete me tal
liche, quando i de b iti di una banca superano di poco
il capitale versato o non raggiungano il lim ite dopp io
d i esso: in allora l ’obb ligo impostole di serbare
l ’accennata p ropo rzione del te rzo può ravvisarsi inop
po rtuno ed in ce rte contingenze riuscire dannoso
con l ’im p o rre un non necessario inciampo alle sue
az ion i» . Un lim ite vi è, po i, nella circolazione, ed
è precisamente il bisogno d i b ig lie tti che ha il paese
e che non può essere superato.
O ra , se in c e rti punti de lla sua vasta opera r ifo r
matrice noi tro v iam o che le idee, a cui il Cavou r
si era isp ira to , sono o rm a i superate, vediamo, al
co n tra rio , che nei rigua rd i di questo im po rtan te
problema bancario, i suggerimenti e le innovazioni
da lui proposte fu rono più ta rd i realizzati. Ma solo
dopo se ttan tann i dalla sua m o rte una parte de lle
rifo rm e ideate dal grande Statista po te rono essere
compiu te. Occorse una nuova co rren te viv ifica trice
d i pensiero che, riallacciandosi alla idealità del R isor
g im en to , procedesse a ll’a ttuazione d i una parte im
po rtan te del programma tra cc ia to dal sicuro in tu ito
del Cavour.
Conclusione
Lo studio sull’attività svolta dal Conte di Cavour
nel campo finanziario afferma e viene sempre mag
giormente a dimostrare il suo genio politico e la
vasta sua mente, il sicuro suo intuito negli eventi,
spesso ardui, ai quali partecipò, e che talvolta cercò
di dominare piegandoli ai suoi disegni, gettando i
germi di importanti riforme, che ebbero soltanto oltre
la sua mortale esistenza, il loro felice compimento.