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ARTISTI PIEMONTESI D 'OGGI: GREGORIO CALVI DI BERGOLO

Sul fin ire della Grande Guerra si dedicava ?d uno

scrupoloso studio di gessi classici, stud io che accen­

tuava e consolidava poi a Roma, pu r non d im e n ti­

cando il paesaggio, nel pe riodo dal 1923 al 1925,

quando appunto i m ode lli p re fe riti e che più lo

appassionavano erano le statue dei musei romani

delle Terme, Vaticano. C a p ito lino , ecc.

E come si rese poi con to più ta rd i, alla presenza

delle opere d ’un C o u rbe t e d ’un C o ro t, in v ir tù di

quale superiore forza potessero aver in flu ito sulla

sua sensibilità le singolari ca ra tte ristiche del pae­

saggio danese, così le più ta rd ive sensazioni della

bellezza e della plastica del co rpo umano le ebbe

solamente alla presenza de ll'ines tim ab ile pa trim on io

artistico dei musei romani.

In un pe riodo in cui l ’a rte non si preoccupava

troppo di presentare aspetti elevati della società,

il Calvi, in un ’età in cui ancora non poteva avere

profonda conoscenza, esperienza de lla perfezione

estetica del corpo umano in relazione alla natura che

lo circonda, ma che pe rò, n e ll'in tim o suo. ta le si

immaginava e che trovava appun to la sua rispondenza

in quei modelli che erano ogge tto della sua a tten ta

osservazione e del suo stud io , senza c h ’Egli quasi

potesse rendersene ancora la precisa ragione, c o lti­

vava il p ro p rio ideale a rtis tico . E se ne avvide più

tardi quando, a maggior conoscenza, per maggior

profondità di studi, del co rpo umano, aveva l ’ in tim a ,

consolante rivelazione d 'ave r semplicemente perse­

guito quanto veniva costituendo la sua raffinata, e

naturalmente se lettiva, tendenza a rtistica , e cioè il

suo temperamento, la sua personalità.

Durante il pe riodo del servizio m ilita re , del 1925

e 1926, abbiamo una sua scarsa, irrego la re p rodu ­

zione di disegni non tro p p o risponden ti ad un d e te r­

minato fine e con la spiegabile d iffico ltà di po te r

dedicarsi allo studio con quella assiduità ed impegno

a cui, sempre più consolidandosi, si sentiva fo r te ­

mente chiamato. Ma pu r tu tta v ia era p ro p rio du ran te

'I servizio m ilita re , e precisamente a Brescia, che il

Calvi, allo ra sergente al « V itto r io Emanuele», in una

sua mostra personale poteva o ffrire la visione di

quanto fin allo ra lo aveva isp ira to e co n fo rta to nella

via d e ll'a rte da Lui o rm a i tenacemente seguita e sua

prima ragione di vita .

E le opere esposte (fra queste, o ltr e ad un

Au to ri-

tratto, R itra tto di W aldem ar Rosenborg, Sul Palatino,

Co/osseo.

Terme di Ca raco lla. San Remigio a Pallanza,

Ville Savoia a

Roma) m en tre rive la rono ia va rietà dei

temi che poteva sedurre la sua tavolozza, potevano

essere ind izio de ll a rd im en to e della fede con

cui avrebbe preso posizione n e ll’aspra battaglia del-

1apte e considerarsi come schema già d ’un laborioso

quanto v ig ila to programma avvenire.

Ir» quella circostanza gli giungevano i p rim i ve ri

giudizi e g li au to revo li incoraggiamenti di G io rg io

N'codemi, a llo ra d ire tto re della

Pinacoteca di Brescia

(e che q u a ttro anni più ta rd i,

nel

1929,

sarà anche

'• presentatore del N o s tro nel

catalogo della sua già

im po rtan te mostra personale che te rrà poi alla Gal­

leria Bardi di M ilano).

Dopo il se rvizio m ilita re il Ca lvi, di r ito rn o a

T o rin o , passato anche per lo stud io di Mario Miche­

le tti e spe tta to re della varia p roduzione locale, sen­

tiva ancora -il bisogno d ’una vera guida, d 'un sicuro

appoggio a cui affidarsi, che potesse fa v o rirlo nel

proseguimento, e sempre maggior consolidamento,

dei suoi s tud i, in quanto a tecnica, ed affine al suo

tem pe ram en to , ma To rino non gli o ffriva quanto

era nelle sue aspirazioni.

Una pa rtico la re a ttra ttiv a non poteva che eser­

cita re anche su di Lu i, in q u e ll’epoca di inquieta,

incerta rice rca, ancora, d ’una strada veramente

maestra, la grande, m u ltifo rm e p roduzione francese

ottocentesca e novecentesca, che so ltan to conosceva

attrave rso le numerose pubblicazioni italiane ed

estere, e decideva di recarsi a Parigi.

L 'am b ien te che vi trovava era semplicemente

l ’opposto di que llo che s’attendeva. Le fo rme di rin ­

novamento d e ll’arte

a nella lo ro massima ind i-

pendenza ed esplicazione da no i. con q u e ll’abbandono

anche d ’ogm scrupo lo nel disegno e quella disinvolta

libe rtà , ind iffe ren te alle tra d iz io n i, così da favo rire

anche il più stupefacente sviluppo d ile tta n tis tic o e

facilone, il Calvi rilevava non esistere a ffa tto a Parigi,

C w M i M h M f i t M

(Premio ArbarcMo)