ARTISTI PIEMONTESI D 'OGGI: GREGORIO CALVI DI BERGOLO
Nido di Chiarina
più sacri affetti fam ig lia ri che sino
allora lo avevano accompagnato,
si sviluppasse maggiormente in
Lui quel naturale senso, sempre
tacitamente co ltiva to , che c o n tr i
buiva Egli poi si dedicasse con
particolare esperienza, avvantag
giandosi anche dei preziosi ris u l
tati della lunga, emozionata osser
vazione, al paesaggio.
Recente era anche la fo rte
impressione rip o rta ta dal Calvi
per la mostra d i C o u rb e t e qu ind i
il più religioso sen tim en to pe r la
campagna, sempre poi più in t i
mamente n u tr ito , conco rrendo
altri ccjcienziosi pe riod i ed ele
menti di s tud io , rive le ranno le
sue opere fu tu re .
La sua mostra personale con
quella di Domenico V a lin o tti, nel
marzo 1930 alla Ga lle ria Guglie lm i
di To rino, po trà in fa tti d im os tra rc i
che Egli
si
è
tra tto in disparte e
che
la sua più recente produzione
è
diventata so lita ria e tu tta perso
nale,
come osserverà Em ilio Zanzi. anche presen
tatore del N o s tro nel catalogo di quella m ostra , r i
flesso della d is tinz ione , dell austerità, de l senso di
responsabilità che caratterizzano la sua p roduz ione .
O ltre ad ope re già precedentemente esposte figu
ravano a quella im p o rta n te personale:
L '«A rc a d e des
Champs Elysées»; Rue des Colombes (P a rig i); Versailles;
Fiesole; M a ttino e sera sulla Dora; San Geminiano
(proprietà no ta io Germano).
Già a ltra vo lta a Parigi, come abbiamo vedu to ,
il Calvi aveva d im o s tra to , isolandosi in uno stud io
rigido e costante, di quale in tim a concen trazione ,
forza d i vo lon tà , disciplina, fosse capace, ma in ben
altro sp iritua le stato d i grazia non poteva che t r o
varsi quando, sempre nel 1930, r ito rn a to nella capi
tale francese e dedicandosi esclusivamente al pae
saggio, so ltan to a llo ra , in fa tti, come Egli afferma,
cominciava a p rende re sincero e p ro fondo c o n ta tto
con la natura, disponendo anche di una tecnica
più rapida, sicura e precisa degli anni antecedenti
e di un museo, che crede unico al m ondo pe r fa
vorire co n fro n ti fra maestri paesisti di ogni scuola,
specialmente fra i paesisti d e ll'O tto c e n to francese:
il Louvre.
É so ltan to a llo ra che o ltre ad amarli p ro fonda
mente, questi Maestri che si chiamano C o u rb e t.
Corot, Rousseau, Daubigny........... com inciava ad
osservarli assai più a tten tam en te ed a consu lta rli
quasi quo tid ianamen te , sp in to anche a questo s tu d io
intenso, amorosissimo de l paesaggio da una neces
sità in fine di com inciare a rendere qualcosa d i espresso
veramente con quel com un ica tivo linguaggio, p e r chi
•o può in tende re , che essi conobbero meravigliosa
mente bene e che li p o r tò da Constable e dagli O lan
desi ad essere i p ro tagon isti d e ll’età d 'o ro della pae
sistica europea.
I
mezzi usati ed i risu lta ti o tte n u ti dai paesisti del
Novecen to francese, eccezion fa tta per g li U tr illo
della p rim a maniera e per alcune vedute provenzali
di D e ra in , non convincevano affatto il Calvi, che
s o p ra ttu tto li giudicava m o lto deboli e tenu i in con
fro n to a lle maschie realizzazioni di que lli che devo
tamente considerava
i suoi
Maestri del Louvre, i
quali, p u r con tan ta forza di rappresentazione e con
tan ta sicurezza di tecnica, erano sempre lim p id i rive
la to ri d i un quasi ingenuo e poetico sen tim en to e di
un in fin ito amore per la te rra .
«
Questi erano da seguire
— afferma riso lu tamen te
il N o s tro — e
non g li a ltri, gelidi rappresentanti di
un’arte, raffinata sì, ma priva di emozione».
Non era la spavalda d is in vo ltu ra de lie pennellate
d i un Matisse, di un Dufy e di m o lti a lt r i maestri
capiscuola m ode rn i, e non erano neppure i lo ro dogm i
— osserva il Calvi — che gli avrebbero fa tto cono
scere la gio ia profonda, dolce e vio len ta anche, quasi
fisica — de fin irebbe il N o s tro — che da a llo ra im p rov
visamente cominciava a provare d ip ingendo il pae
saggio.
In que ll'epoca partiva il Calvi con i p rim i tre n i
del m a ttin o e solamente a sera ta rda faceva r ito rn o a
Parigi. Percorreva così la foresta d i Fontainebleau e
Barbizon, vedendo e studiando g li stessi paesaggi di
M ille t; i paesini sulle sponde del Loing, ..te fu rono
g li is p ira to ri fa v o riti d i Sisley. Reno ir; g li stagni d i
V ille d ’A v ra y ove ritro vava g li stessi ide n tic i tem i
d i C o ro t.
Cercava anche di identificare certi loro soggetti
e di eseguirli nelle ore stesse in cui erano stati da