

raggi del sol**, anehe ai suoi occhi spenti sarebbe
brillata la luce del giorno.
Il cieco si pose in viaggio accompagnato dalla
sua domestica.
Giunto a Pozzo Strada, e precisamente presso
una Chiesa fiancheggiata da un monastero
sorgente in tale località (ove lo straordinario
avvenimento è ora ricordato da una lapide
commemorativa), gli occhi del cieco furono
colpiti da un luce vivissima che partiva dalla
torre attigua alla Chiesa di San t’Andrea. Però
quella luce si spense tosto e gli occhi del po
vero Ravacchio ripiombarono nelle tenebre.
Ciononostante il cieco conosceva ormai il
punto preciso verso il quale doveva dirigersi.
Giunto che ivi fu, si prostrò a terra in atto
di preghiera. I passanti, commossi a quello
spettacolo e venuti a conoscenza della pietosa
storia del cieco, recarono la notizia ai loro
Vescovo, Mainardo, tuttora stanziato a Te-
stona. Il Presule ordinò alla popolazione un
digiuno di tre giorni, e poscia processional-
mente, accompagnato da tutto il Clero e da
gran folla di fedeli, si diresse a Torino, ove
giunto diede ordine di scavare tra le rovine
della Chiesa di San t’Andrea. Dopo breve
tempo, tra il delirio di gioia della popolazione,
venne estratta la preziosa Immagine che fu
trovata perfettamente intatta.
NeH’istante istesso, Giovanni Ravacchio, il
cieco di Brianzone, riacquistava completa
mente la vista.
Popolo e patriziato andarono a gara per
ricostruire un Santuario degno del tauma
turgo quadro, ed intorno al tempio comincia
rono a sorgere numerose case di abitazione
civile. Torino si ripopolò e la pace e la pro
sperità tornarono a rifiorire tra le desolate
mura della Città.
Moltissimi fatti prodigiosi vennero ad accre
scere la fede dei Torinesi nell'intercessione
della Vergine Consolatrice.
Nel 1240, uno spaventoso incendio che stava
per distruggere la Città, si arrestò e si spense
immediatamente, non appena gli atterriti
Torinesi corsero a gettarsi ai piedi della mira
colosa Icona.
Ma si fu sopratutto nel 1706, mentre i F ran
cesi stringevano d’assedio la Città, che apparve
talmente manifesta la protezione della Vergine
Consolatrice su Torino che i cittadini, con a
capo il loro Sovrano, il Duca Vittorio Amedeo,
non si peritarono di attribuire alla sua inter
cessione l’insigne vittoria degli Austro-pie-
montesi sui Gallo-Ispani.
Motivo principale di questa persuasione
nell’animo dei Torinesi si fu che le batterie
francesi e spagnuole si accanirono invano sui
siti più prossimi al Santuario.
L a persuasione di essere protetti dalla
Celeste Consolatrice era talmente radicata nei
Torinesi che essi affluivano senza nulla temere,
in gran numero al Santuario durante i bom
bardamenti che duravano dallo spuntare al
tramontare del sole, nè si ebbero mai a deplo