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(iuidc c c a v a llc ^ e ri nel
1849
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quell'ora qualcuno a casa mia. parvo sorpreso e i
due uomini si squadrarono attentamente.
Monsicur
Martin
insistette perchè rimanessi a letto, l.a conver
sazione divenne generale e Guglielmo ili l.udolf non
accennava affatto ad andarsene; non sapevo come
fare per indimelo. Poiché non si decideva appro
fittai ili
1111
attimo
111
cui
monsicur Martin
si scal
dava i piedi alla fiamma ilei mio caminetto, per far
segno a Ludolf ili avvicinarsi. A voce bassa gli dissi:
Vattene, ti prego, perchè ho bisogno di parlare a
questo commerciante, che stanotte stessa deve ripar
tire . Le mie parole aumentarono la sua curiosità.
Mi fissò nel bi meo degli occhi sorridendo e stringen
domi la mano. Si ritirò salutando appena
monsicur
Martin
, il quale da parte sua. stava impettito come
un bastone. Non appena fummo sicuri di essere soli,
il Duca di Savoia, togliendosi la parrucca e la barba
posticcia, mi abbracciò impetuosamente. Aveva la
sciato quel giorno stesso Casale Monferrato, dov'era
di guarnigione, per venire a Torino. Mi domandi)
chi fosse il mio ospite e apprendendo che era l’inca
ricato d affari di Napoli espresse il timore d’essere
stato riconosciuto. Ho creduto — diss»- — che non
Reparti di cavalleria con i benaglieri nel 1849.
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volesse più andar via ». Non mi nascose quindi di
avere una fame da lupo. Mi alzai come meglio po
tevo nel mio leggero abbigliamento notturno e andai
a cercare i vestiti nella camera vicina. Il Duca di
Savoia mi aveva seguito ridendo: mi fece lo scherzo
d'impadronirsi d'una dello mio scarpe. ■Vi tengo per
un piede • esclamò, mentre mi vestivo vicino al fuoc >.
Il mio domestico era anilato a letto poiché era già
l'una del mattino, lo stesso andai a cercare nella
camera da pranzo tutto ciò che potei trovare d r
rifocillare il Principi e, dopo avere apparecchiato,
entrambi ci sedemmo dalla parte del caminetto, man
giando, bevendo e ridendo come due giovani coeta
nei che ancora non hanno troppe prooccupazioni por
l’avvenire. Vittorio Hmanuele non mangiò, ma di
vorò il pasto, servendosi delle mani per demolire la
metà di una pollastrella al riso che gli avevo offerto.
Poi naturalmente la conversazione cominciò ad aggi
rarsi sulla situazione politica del Piemonte... La no
stra conversazione si prolungò tutta la notte, fino a
quando il Principe se ne andò \ ia tutto solo, os i
com'era arrivato. Il giorno dopo, quando rividi Lu
doif. e»>li mi chiese che specie di persona fosse mai
quel commerciante della vigilia e quali affari così
urgenti avessi dovuto trattare con lui. (ìli risposi,
con tono tra serio e faceto, di aver saldato un conto
che non potevo rimandare ad altro giorno, dato che
monsicur Martin
doveva ripartire nella notte ••. Più
tardi, dopo che Vittorio Hmanuele II fu salito al
trono e che i rapporti diplomatici tra la Sardegn i
e il Regno delle Due Sicilie vennero ristabiliti, mi
trovai un giorno con Ludolf a Corte. Indicandomi
il Sovrano il mio amico mi disse: Ecco monsicur
Martin, il famoso commerciante! ». L i barba po
sticcia del Duca di Savoia non l'aveva camuffato a
tal punto da far sì che Ludolf non lo riconoscesse
la prima volta che >»li era stato presentato ».
Una sera che era in vena di confidenze,
mon
acar Martin
narri) al IX* Reiset una sua avventura
galante. (ìli narrò che un tempo corteggiava una
bella ragazza, presso la quale accedeva misteriosa
mente per trascorrere parte delle sue serate. Il se
greto di quell'incontro venne però scoperto t into
dalla famiglia della giovane quanto da altri innamo
rati. Una sera, mentre se ne veniva via dalla casi
della ma bella, fu assalito per strada da tre individui.
Vittorio Emanuele non aveva con sè altra arma che
li suo bastone col quale però seppe difendersi così
bene da stendere a terra uno dei suoi aggressori
quindi, dopo aver avuto*più facilmente ragione :ugli
altri due. potè far ritorno a palazzo senza altri ui'i
denti.
Un'altra volta Vittorio Emanuele, sempre
s c k . o
le spoglie di
monsicur Ma/Un.
recatosi dal IX- Reiset
lo pregi) di accompagnarlo dal generale Dabormida
al quale doveva riferire cose d'urgenza. Si recarono
quindi tutti e due all’abitazione del generale. • Era