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Da quanto abbiamo narrato nulla rilevasi chc po­

tesse far ricadere sul Catalano Alfieri le colpe d’una

infelice spedizione. Qualche incertezza nei movimen­

ti aveva indubbiamente nuociuto, ma le cause furono

varie, non ultimi i mezzi limitati con cui l’impresa

era stata tentata: personalmente poi il Catalano si

era prodigato per mantenere salda la disciplina assai

scossa cd aveva confermato sul campo il suo ben noto

valore.

Nè il Duca Carlo Emanuele ritenne sul momen­

to di fargliene colpa che anzi il 7 agosto scriveva al

Catalano: .. ... la mia gioia non si può paragonare

che al dolore che ho risentito in me, veggendo il pc-.

ricolo senza potervi soccorrer'.-. Risento l’uno e l’altro

in grado estremo e a misura delle vostre generose ri­

soluzioni.... Questi sono i miei sensi e voi farete leg­

gere questo a tutti codesti valorosi e direte loro che

la mia riconoscenza non può eguagliare i loro

meriti.... »>.

Ma il Conte Catalano aveva nella Corte pur­

troppo dei nemici specialmente nei » Principisti <•.

cioè fra coloro che erano stati in lotta con la madre

del Duca ai tempi della reggenza, e costoro soffiaro­

no nel fuoco della opinione pubblica che. in caso di

insuccesso, è sempre pronta ad accusare i capi di man­

chevolezze o di imperizia od altro.

Contro il Catalano si creò quindi b calunnia igno­

miniosa del tradimento, e il Duca si vide costretto a

togliergli il comando della truppa ordinandogli di

ritirarsi nel suo castello di Magliano.

Il nostro non era però uomo da sopportare in si­

lenzio una accusa così grave, che colpiva tutto il suo

passato di valoroso, e pertanto supplicò di essere sot­

toposto a giudizio. Per dieci mesi dovette insistere, ed

alla fine gli venne ordinato di recarsi a Moncalieri,

dove venne arrestato e poi racchiuso a Torino in una

cella della cittadella.

Purtroppo Auditore di guerra era in quei tempi

una losca figura. Carlo Antonio Blancardi che, av­

verso al Catalano Alfieri per rancori personali, de­

cise di vendicarsi approfittando dell’occasione favo­

revole che gli si presentava. 11 conte, quando seppe

che ili istruire il suo processo era stato incaricato il

>uo acerrimo nemico, protestò ma inutilmente. In

qual modo venne condotta l’istruttoria risulta dalla

pubblicazione del Lamarmora (1). Vennero esamina­

ti 227 testimoni a carico molti dei quali confermaro­

no poi di essere stati indotti dal Blancardi a deporre

il falso, mentre valorosi ufficiali favorevoli al conte

Catalano non furono sentiti e minacciati. Tuttavia

non si riuscì a sostenere l’accusa del tradimento. 1

Blancardi ricorse allora al tranello fingendo di lasciar

modo al Catalano di fuggire, poiché la fuga sarebbe

stata una ammissione della colpa, ma il vecchio sol­

dato forte della sua innocenza non si mosse. Il prò

cesso durò ancora parecchi mesi senza che si addive­

nisse ad una fase conclusiva ma purtroppo, come ab­

biamo visto in principio di questo articolo, il cuore

del conte Catalano Alfieri non resse al dolore della

sua detenzione e prima che venisse pronunciata la

sentenza venne a morte nella cella che l’ospitava.

Due anni dopo la giustizia umana faceva il suo

corso, il Blancardi che così bassamente si era con­

dotto nei riguardi del Catalano Alfieri, accusato di

gravi colpe verso lo Stato e verso il Duca, venne alla

sua volta arrestato. Trascorse i suoi giorni in quella

cella in cui aveva fatto rinchiudere e morire un valo­

roso, lottò disperatamente contro i ricordi paurosi

del rimorso e vi uscì il 7 marzo del 1676 per essere

decapitato sulla pubblica piazza.

La morte del Duca Carlo Emanuele, che prece

dette quella del Blancardi. impedì al Principe di ren­

dere giustizia alla memoria del conte Catalano Al­

fieri. ma la reggente Giovanna provvide per lui, ri

chiamando dalla Francia il figlio a cui affidò prima

l’assistenza al giovine Duca Vittorio Amedeo e poi

delicati ed onorifici incarichi a conferma della fidu­

cia che essa riponeva in lui e nella sua famiglia.

Se il nome del Conte Catalano Alfieri è legato ad

un doloroso episodio, il suo valore però rivisse nei

fanti deU’antico reggimento di » Piemonte » da lui

fondato e chc perpetuarono nei secoli una storia gio

riosa quale il capo aveva loro indicato.

11 conte Catalano Alfieri fu un valoroso e tale

rimane, la calunnia potè ucciderlo ma non colpirlo

ed il suo ricordo sopravvive, mondo da ogni mac­

chia. purificato dalla giustizia della storia.

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