

Ogni suo quadro era il risultato di lunghe rifles
sioni e ili meditazioni profonde; non si lasciava at
trarre dalle lusinghe ilei ripieghi o dagli artifici della
tecnica, egli fu soprattutto un onesto e un sincero.
In tutte le sue tele la sua vena pittorica fu sempre
coerente e fedele ai suoi principi : ogni sua opera
rispecchiò sempre una concezione intimamente senti
ta e schiettamente espressa. Non si lasciò mai lusin
gare da certe tentazioni deteriori della pittura con
temporanea : la sua tradizione spirituale vegliò
sempre accanto alla sua tavolozza.
Alessandro Lupo fu una bella e nobile figura di
gentiluomo pittore. Alto, magro, baffetti a punta e
pizzo al mento, agile e svelto, il tratto signorile ac
compagnato da un'espressione di bontà e di genti
lezza d'animo. Era tra i soci più anziani del Circolo
degli Artisti e per ben sei anni — dal 1943 al 1949 —
ne resse la Presidenza. Nel suo elevato ufficio con- j
tinuò quella tradizione di signorilità e di buon gusto
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che s’era iniziata con Massimo d’Azeglio per giun-
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gere ai Fratelli Calandra, a Giacomo Grosso, a Rubi- j
no. a Bistolfi. Noi lo vediamo nel suo autoritratto in j
costume di cavaliere antico. Egli vi è rassomiglian- j
tissinio. Lo aveva buttato giù alla svelta un giorno
per inviarlo — dietro invito — al Circolo degli Arti
sti per la galleria degli iscritti : riuscì un piccolo
capolavoro.
A. Lupo - Capri.
trionale o straniero era riuscito a renderla con tanta
armonia di luci quanto lui ». Della critica straniera,
basterà citare alcune frasi che su il Nostro ebbe a seri
vere l'autorevole Emile Bernard: «
E' uomo che ha
per occhio un prisma; egli scompone la luce in brìi
tanti colon e stende sulle sue tele le policromie cele
sti. Afferra non soltanto il colore, ma le sue vibra
z.'oni pii* sottili, la sua essenza. Vede su di esso la
polvere che noi vediamo sulle ali delle farfalle
>*.
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